Arrigo Sacchi, il Mago di Fusignano che rivoluzionò il calcio: le frasi celebri

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Il Mago di Fusignano o semplicemente Arrigo Sacchi, cioè l’allenatore che ha rivoluzionato il modo di intendere il calcio. Sotto la sua guida ha preso ‘corpo e vita’ il Milan degli Immortali (1987-1991. Tornerà poi al timone del Diavolo nella stagione 1996/97). Sacchi, lungo la sua carriera, ha portato novità che hanno segnato la storia dello sport più bello del mondo, adottando originali schemi di gioco e tecniche di allenamento. A lui si deve la teorizzazione del cosiddetto “Calcio totale”.

Il suo palmarès conta uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Nel 2007 il Times lo ha nominato miglior allenatore italiano della storia, collocandolo all’undicesimo posto a livello mondiale.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri di Arrigo Sacchi, il profeta del calcio totale.

Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo perché sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare.

Noi al Milan coniugavamo tre verbi: vincere, convincere, divertire.

Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti.

Un allenatore cambia molto o perché è scemo o perché è insoddisfatto.

Il pregiudizio si vince con le idee.

Il calcio è stato e sarà l’unica cosa di cui posso parlare.

Per diventare un buon allenatore non bisogna essere stati, per forza, dei campioni; un fantino non ha mai fatto il… cavallo.

C’è una differenza: giocatore è colui che gioca bene, calciatore è colui che conosce il calcio. Beckham è un calciatore. Ed è un calciatore da calcio totale.

È stato un avversario molto ostico ma anche agnostico (Gaffe).

Trapattoni è uno che saprebbe farsi capire anche dai giapponesi.

L’Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri.

I primi mesi al Milan? L’inizio fu assai difficile e rischiai davvero di non mangiare il panettone.

La volontà, il dare tutto, la generosità e la serietà della Juve dovrebbero essere un esempio per tutti i club.

La Juventus è la squadra di adulti. Non sei mai sicuro di vincere contro di loro finché non muoiono.

Massimiliano Allegri? Non voglio far domande, quando avrà imparato il rispetto che si devono alle persone allora parlerò.

La cultura della vittoria fa parte da sempre del DNA dei bianconeri: si trasmette ai giocatori facendone dei protagonisti.

Per superare la crisi, dobbiamo smetterla di considerare la furbizia una virtù e l’arrangiarsi un’arte: il perfezionismo deve battere il nostro pressappochismo radicato.

Nel calcio c’è qualcosa che sfugge alle analisi più frettolose. Un segreto che io conosco, ma che dovrete scoprire da soli.

Forse non sempre la Juventus ha convinto, forse non sempre è stata bellissima, ma sicuramente è sempre stato un avversario con una determinazione feroce, uno straordinario orgoglio e un grande senso pratico.

In Italia nessuno ha mai chiesto lo spettacolo, e quindi non c’è. Abbiamo quello che la gente vuole. Contano solo i risultati.

La Nazionale è lo specchio di quello che esprime il campionato, quindi una realtà in cui dominano gli isterismi, la violenza, i debiti delle società, gli stadi fatiscenti.

Ci esprimiamo ai massimi livelli se c’è da spazzare via la vergogna, l’invidia e la ripicca internazionale… ma non si può mica sempre vivere nello “Stato di massima allerta” per mantenere uno sport in salute.

Gullit era anche un donnaiolo: una volta rispose per le rime a Berlusconi, che aveva chiesto ai giocatori 30 giorni di astinenza prima della finale di Coppa dei Campioni, dicendogli “Dottore io con le palle piene non riesco a correre”.