Carl Rogers, le frasi dello psicologo americano

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Carl Rogers è stato un importante psicologo americano, vissuto tra il 1902 e il 1987. Nato nei pressi di Chicago, il noto scienziato è considerato il padre fondatore della cosiddetta Terapia non direttiva (o Terapia centrata sul cliente) e della psicologia umanistica.

È stato presidente dell’American Psychological Association e nel 1969 ha fondato, insieme ad altri colleghi, il Center for the Study of the Person.

Di seguito si riporta un ricco elenco con le frasi più belle di Carl Rogers che ben ne descrivono le idee e i principi.

Ogni persona è un’isola in se stessa, e lo è in un senso molto reale, e può gettare dei ponti verso le altre isole solamente se vuole ed è in grado di essere se stessa.

Quando guardo al mondo io sono pessimista, ma quando guardo alla gente io sono ottimista.

La vita piena è un processo, non uno stato; è una direzione, non una destinazione.

La più grande forza nel nostro universo non è il potere dominante, ma l’amore.

La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.

Quel che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo.

Non puoi aver paura della morte, puoi solo aver paura della vita.

L’unica persona che si può ritenere istruita è quella che ha imparato come si fa ad imparare, e a cambiare.

L’empatia dissolve l’alienazione.

La sola persona che non può essere aiutata è la persona che getta la colpa sugli altri.

L’essenza stessa della creatività è la sua novità, e pertanto non abbiamo standard per giudicarla.

Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare.

Mi piace pensare a me stesso come un tranquillo rivoluzionario.

Sorprendente è il modo in cui problemi che sembravano insolubili diventano risolvibili quando qualcuno ti ascolta.

Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti personali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è.

Solo una persona può sapere se ciò che faccio è onesto, esatto, aperto e valido, o falso, chiuso e non valido, e quella persona sono io.

La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare.

La cosa più personale è la più universale.

Ho imparato che la comprensione organismica globale di una situazione è più degna di fiducia che non la mia ragione.

La nostra prima reazione di fronte all’affermazione di un altro è una valutazione o un giudizio, anziché uno sforzo di comprensione.

Quando si viene ascoltati ed intesi, situazioni confuse che sembravano irrimediabili si trasformano in ruscelli che scorrono relativamente limpidi.

Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: “Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa cosa vuol dire essere me”.

Nella persona vi è una forza che ha una direzione fondamentale positiva. Più l’individuo è capito e accettato profondamente, più tende a lasciar cadere le false “facciate” con cui ha affrontato la vita e più si muove in una direzione positiva, di miglioramento.