Charles Bukowski, 26 frasi celebri dello scrittore

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Charles Bukowski è stato un celebre scrittore americano vissuto tra il 1920 e il 1984. Noto anche con lo pseudonimo di Henry Chinaski, suo alter ego letterario, l’autore ha scritto decine di romanzi, racconti e poesie. Tutte le opere sono in parte ispirate dalle vicende personali dello scrittore e trattano temi come il rapporto con l’alcol, il sesso e le tormentate relazioni con le donne.

Nella sua lunga carriera ha dato alle stampe titoli diventati cult della letteratura mondiale come Post Office, Storie di ordinaria follia e Musica per organi caldi.

Di seguito si riportano alcune celebri frasi tratte delle opere di Charles Bukowski.

La razza umana esagera tutto: i propri eroi, i propri nemici, la propria importanza.

Ero il tipo che vive di solitudine; senza solitudine ero come un altro uomo senza cibo o senz’acqua. Ogni giorno passato senza solitudine mi indeboliva.

Sapete, a volte se un tipo non crede in quello che fa, se la cava molto meglio, perché è libero da implicazioni emotive.

C’è una dozzina di modi per perdere una corsa e un modo solo per vincerla.

La verità profonda, per fare qualunque cosa, per scrivere, per dipingere, sta nella semplicità. La vita è profonda nella sua semplicità.

I soldi sono come il sesso, sembrano molto più importanti quando non ce n’è.

La poesia qualcosa vale, credetemi. Impedisce di impazzire del tutto.

La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono ordini; in una Dittatura non c’è bisogno di sprecare il tempo andando a votare.

I soldi hanno solo due cose che non vanno: o sono troppi o sono troppo pochi.

Eppure le donne, le donne che valevano qualcosa, mi spaventavano perché finivano col volere la mia anima, e io volevo tenere per me quello che ne restava.

Per me scrivere è volare, è accendere un fuoco. Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.

La cosa migliore è essere soli ma mai veramente soli.

Sapere che c’è una via d’uscita ti aiuta a restare dentro. Mi spiego? Altrimenti sarebbe la follia.

Dev’essere strano vivere con me. È strano per me.

Non amo particolarmente la gente. Più lontano ne sto e meglio mi sento.

A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. Sappiamo le battute, sappiamo dove metterci, come recitare, manca solo la macchina da presa. Però non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film.

Non è una gara. Non ho mai desiderato la fama o i soldi. Desideravo buttar giù le parole come volevo io, tutto qua. E dovevo buttarle giù, se no mi prendeva qualcosa che era peggio della morte. Le parole non come qualcosa di prezioso, ma come qualcosa di necessario.

È una società competitiva. Vogliono che tu perda così possono vincere loro. È una questione innata e in autostrada viene fuori. Quelli che vanno piano vogliono bloccarti, quelli che vanno forte vogliono superarti.

Non ho mai trovato un vero amico. Con le donne, ogni volta era una nuova speranza, ma quello succedeva i primi tempi. Lo capii subito, smisi di cercare la “ragazza dei sogni”; me ne bastava una che non fosse un incubo.

Insomma, non sono riuscito ad ammazzarmi a forza di bere. Ci sono andato vicino, ma non ci sono riuscito. Ora merito di vivere con quello che resta.

Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.

Certe volte questa stanza è l’unico posto dove voglia stare. Eppure mi alzo, e mi sento un guscio vuoto.

Le uniche persone che conoscono la pietà sono quelle che ne hanno bisogno.

Non riesco a affrontare la vita, quando sono sobrio.

Prendi nota di questo principio e avrai finito di patire: è raro che una femmina abbandoni la sua vittima senza averne un’altra a portata di mano.

Quando la verità di qualcuno è la tua stessa verità, e lui sembra dirla solo per te, è una cosa fantastica.