Che Guevara, le migliori frasi del rivoluzionario

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Ernesto Guevara, noto più semplicemente come Che Guevara, è stato un rivoluzionario e guerrigliero argentino vissuto tra il 1928 e il 1967. Diventato un vero e proprio simbolo delle resistenza e della rivolta degli oppressi, il Che fu accanto a Fidel Castro tra i grandi protagonisti della rivoluzione cubana.

Dopo la sua morte, avvenuta per mano dell’esercito boliviano, Guevara è diventato un’icona dei movimenti rivoluzionari di sinistra.

Ecco di seguito alcune delle frasi più belle di Che Guevara, un mito intramontabile che non smette mai di esercitare il suo irresistibile fascino.

Hasta la victoria siempre. (Fino alla vittoria sempre)

Patria o Muerte!

In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore.

Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza.

Le rivoluzioni non si esportano. Le rivoluzioni nascono in seno ai popoli.

Ha più valore, un milione di volte, la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell’uomo più ricco della terra.

Ricordatevi che l’importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.

Partirò per cammini più ampli del ricordo concatenando addii nel fluire del tempo.

La differenza tra il vestiario da notte e quello da giorno stava, generalmente, nelle scarpe.

La mia casa ambulante avrà ancora due gambe e i miei sogni non avranno frontiere.

La rivoluzione si fa per mezzo dell’uomo, ma l’uomo deve forgiare giorno per giorno il suo spirito rivoluzionario.

Lasciami dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore.

Credo nella lotta armata come unica soluzione per i popoli che lottano per liberarsi.

Quel vagare senza meta per la nostra “maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi.

Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario.

Ho giurato davanti a un ritratto del vecchio e compianto compagno Stalin che non mi fermerò finché non vedrò annientate queste piovre capitaliste.

La caratteristica positiva della guerriglia consiste proprio nel fatto che ogni individuo è disposto a morire non per difendere astrattamente un ideale, ma per farlo diventare realtà.

L’unico eroe di cui il mondo ha mai avuto bisogno si chiama Giuseppe Garibaldi.

Lima è la rappresentazione stessa di un Perú che non è uscito dallo stato feudale della colonia: aspetta ancora il sangue di una vera rivoluzione emancipatrice.

Addio figli miei, Aleida, Fidel fratello mio. (Ultime parole)

Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo. (Altre fonti riportano che disse ciò di fronte all’esitazione del suo assassino)

Dobbiamo ripetere qui una verità che abbiamo sempre detto davanti a tutto il mondo: fucilazioni; sì, abbiamo fucilato; fuciliamo e continueremo a fucilare finché sarà necessario.

La via pacifica è da scordare e la violenza è inevitabile. Per la realizzazione di regimi socialisti dovranno scorrere fiumi di sangue nel segno della liberazione, anche al costo di vittime atomiche.

Altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi. Io posso fare ciò che a te è negato dalla tua responsabilità alla testa di Cuba, ed è giunta l’ora di separarci. (Rivolgendosi a Fidel Castro)

In qualunque luogo ci sorprenda la morte, che sia la benvenuta, purché il nostro grido di guerra giunga a un orecchio ricettivo e purché un’altra mano si tenda per impugnare le nostre armi.

Non si persegue il progresso per costruire belle fabbriche ma per fare belle persone. A che serve il progresso se fa poveri, schiavi, morti? Il capitalismo non è progresso, è sfruttamento di una classe sull’intero pianeta.

Come può, un giovane, mettersi a pensare cosa dev’essere la gioventù? Faccia semplicemente ciò che pensa: questo deve essere ciò che fa la gioventù.

L’insistenza che vi ho mostrato continuamente, è che non smettiate di essere giovani, non vi trasformiate in vecchi teorici o teorizzanti, conserviate la freschezza della gioventù, l’entusiasmo della gioventù.

Mi rendo conto di aver maturato in me qualche cosa che da tempo cresceva nel frastuono cittadino: l’odio per la civiltà, la rozza immagine di persone che si muovono come impazzite al ritmo di quel tremendo rumore.

Il guerrigliero è un riformatore sociale, che prende le armi rispondendo alla protesta carica d’ira del popolo contro i suoi oppressori, e lotta per mutare il regime sociale che mantiene nell’umiliazione e nella miseria tutti i suoi fratelli disarmati.

L’odio come fattore di lotta; l’odio intransigente contro il nemico, che permette all’uomo di superare le sue limitazioni naturali e lo converte in una efficace, violenta, selettiva e fredda macchina per uccidere. I nostri soldati devono essere così. Un popolo senza odio non può vincere un nemico brutale.

Bisogna portare la guerra fin dove il nemico la porta; nelle sue case, nei suoi luoghi di divertimento; renderla totale. Non bisogna lasciargli un minuto di tranquillità, un minuto di calma al di fuori e all’interno delle sue caserme: attaccarlo dovunque si trovi; farlo sentire una belva braccata in ogni luogo in cui transiti.

Davanti a tutti i pericoli, davanti a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, davanti a tutti i seminatori di discordia, davanti a tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, ancora una volta, la capacità del popolo di costruire la sua storia.