Dan Peterson, le frasi storiche del grande coach

  • Commenti disabilitati su Dan Peterson, le frasi storiche del grande coach
  • Autori / Sportivi

Dan Peterson è un allenatore di pallacanestro, giornalista e commentatore televisivo americano. Classe 1936, Dan si è laureato nel 1958 come insegnante di pallacanestro alla Northwestern University. Nel corso degli anni ’60 è stato coach all’interno di alcune prestigiose università americane.

Nel 1973, Peterson approda in Itala e inizia la sua gloriosa avventura prima con la Virtus Bologna e poi con l’Olimpia Milano. Dal 2012, l’allenatore e giornalista è membro dell’Italia Basket Hall of Fame.

In questa pagina troverete le frasi più belle e le battute più celebri attribuite a Dan Peterson.

Mamma butta la pasta!

Mai sanguinare davanti agli squali!

Mia moglie, santa donna, mi dice sempre: non mangiare junk-food…

Non fare una cosa stupida è come fare una cosa intelligente.

Amici sportivi e non sportivi… Magico Lipton, per me numero uno!

Richiamate i cani perché qui la caccia è finita!

Sento una gran puzza di supplementari.

Io dico sempre: non passare la palla a un lungo mentre è in movimento.

Flavio Tranquillo, devo farti i complimenti per come pronunci Minnesota.

Fe-no-me-na-le.

Pandemonio!

Pronostici? Non me li chiedete, non li faccio mai perché li sbaglio sempre.

In contropiede, tu, playmaker, ti devi fermare sulla riga di tiro libero e fare palleggio arresto e tiro.

Well, eccoci ancora insieme amici.

Lui è un killer!

Quando allenavo, i ragazzi della mia squadra dovevano sempre sputare sangue.

Regola Peterson: si possono recuperare tanti punti di svantaggio quanti sono i minuti che mancano alla fine della partita. Un punto al minuto, non di più.

Sono nato a Evanston, Illinois, il 9 gennaio 1936. Evanston confina con Chicago, ma occhio alla differenza: Chicago è la città più brutta del mondo, Evanston la più bella.

Il lavoro dell’allenatore è quello di vendere il suo prodotto, il suo stile, convincendo i giocatori a comprare ciò che lui vende, la sua mentalità, le sue indicazioni.

Arbitri, fate il vostro lavoro e lasciate fare ai giocatori il loro. Loro giocano, voi fischiate. Non fermate la partita per parlare tra di voi o con il tavolo.

Nel 1962 sono diventato maestro di educazione fisica e storia. E poi, tutto basket, sempre basket. Giocavo, anche. Uno schifo mai visto. Tentavo di giocare, ma come vedi non sono una pertica d’uomo.

Quando allenavo Milano, eravamo piccoli, e ci chiamavano la ‘Banda Bassotti’. Avevamo due armi in difesa: pressing a tutto campo, e zona 1-3-1.