Elena Ferrante, 30 frasi della scrittrice italiana

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Elena Ferrante è una scrittrice italiana, tra le più celebri e influenti dell’era contemporanea. Classe 1943, la scrittrice è nata e vissuta a Napoli. La sua fama nel mondo è legata alla pubblicazione della tetralogia de L’amica geniale. I quattro romanzi seguono le vicende di due amiche, Lila ed Elena, dall’infanzia fino all’età adulta.

Nel 2018, il romanzo è diventato il soggetto dell’omonima serie tv diretta da Saverio Costanzo. L’autrice, che con i romanzi de L’amica geniale ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, nel 2016 è stata inserita dal settimanale Time tra le 100 persone più influenti del mondo.

In questa pagina è stata redatta una lista con alcune delle più belle frasi tratte delle opere di Elena Ferrante.

 

Mi ero accorta da tempo che ognuno si organizza la memoria come gli conviene, tuttora mi sorprendo a farlo anch’io.

Voglio dire che un partito non può essere altro che un distributore di favori in cambio di consenso, gli ideali fanno parte dell’arredamento.

Nelle favole si fa come si vuole. Nella realtà si fa come si può.

Esistere è questo, pensai, un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c’è nient’altro di vero da raccontare.

Era addestrato fin dall’infanzia a individuare le regole nel caos. Ma di fronte all’abbandono siamo tutti uguali: nemmeno una testa molto ordinata può reggere alla scoperta di non essere amata.

Il futuro, da un certo punto in poi, è solo necessità di vivere al passato.

Persa un’occasione non se ne danno altre. Se non c’ è due senza tre, c’è uno senza due.

Una mattina mi disse in dialetto: da piccola lo sapevo che si moriva, l’ho sempre saputo, ma non ho pensato mai che sarebbe toccato a me, e neanche adesso riesco a crederci.

Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali sono i disastri all’origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità. I grandi, in attesa di domani, si muovono in un presente dietro al quale c’è ieri o l’altro ieri o al massimo la settimana scorsa: al resto non vogliono pensare. I piccoli non sanno il significato di ieri, dell’altro ieri, e nemmeno di domani, tutto è questo, ora.

Penso che la bellezza sia un inganno. Come il mare in un giorno sereno. O come un tramonto. O come il cielo di notte. E’ cipria passata sopra l’orrore: se la si toglie, restiamo soli col nostro spavento.

Uno ti può fare del male solo se vuoi bene a qualcuno. Ma io non voglio più bene a nessuno.

Mi hai confuso le idee. Perché sei come una goccia d’acqua: teng teng teng. Finché non si fa a modo tuo, non la finisci.

La maturità consisteva nell’accettare la piega che aveva preso l’esistenza senza agitarsi troppo, tracciare un solco tra prassi quotidiana e acquisizioni teoriche, imparare a vedersi, a conoscersi in attesa di grandi cambiamenti.

Diventammo l’una per l’altra frammenti di voce, senza mai nessuna verifica dello sguardo.

Quanto pesa un corpo che è stato attraversato dalla morte. La vita è leggera, non bisogna permettere a nessuno di renderla greve.

Dovevo strapparmi il dolore della memoria, dovevo scartavetrare i graffi che mi guastavano il cervello.

Questi tradimenti, mormorò, se uno non li viene a sapere al momento giusto non servono, quando sei innamorato perdoni tutto. Perché i tradimenti abbiano il loro peso effettivo deve prima maturare un poco di disamore.

Mi lasciava portandosi via tutto quel tempo, tutte quelle energie, tutte quelle fatiche che gli avevo regalato, di punto in bianco.

Il mondo se n’era andato in disordine e io non riuscivo a trovare dentro di me l’autorità per richiamarlo indietro e riordinarlo.

Anche ora che sapevo della malattia di mia figlia, non riuscivo a cacciare via la soddisfazione per ciò che ero diventata, il gusto di sentirmi libera spostandomi per l’Italia, il piacere di disporre di me come se non avessi un passato e tutto stesse cominciando adesso.

Lila ha ragione, non si scrive tanto per scrivere, si scrive per fare male a chi vuole far male. Un male di parole contro un male di pugni e calci e strumenti di morte.

Si appassiona soltanto a ciò che il mondo non può dare.

Aveva imparato che cercare le ragioni le faceva male e aspettò che l’infelicità diventasse prima un generico malumore, poi malinconia e infine il normale affanno di ogni giorno.

Si sta facendo del male dentro, perchè le frasi, gridate così nella gola, in petto, ma senza esplodere nell’aria, sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.

Dentro ciò che è piccolo, c’è qualcosa di ancora più piccolo che vuole schizzare fuori. E fuori di ciò che è grande,c’è qualcosa di ancora più grande che lo vuole tenere prigioniero.

Fanno così perchè ci sono nati. Ma non tengono nella testa nemmeno un pensiero che è loro, che hanno faticato a pensare. Sanno tutto e non sanno niente.

Che significa per te una città senza amore?”
“Un popolo privato della felicità”.

Lei era così: rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.

Non ci sono gesti, parole, sospiri che non contengano la somma di tutti i crimini che hanno commesso e commettono gli esseri umani.

Se la vedevo per strada, per l’angoscia cambiavo strada. Ma poi non resistevo e le andavo incontro come a una fatalità.