Fabrizio De André: frasi e citazioni celebri di Faber

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Fabrizio De Andrè è stato un celebre cantautore che ha scritto una delle pagine più belle della musica italiana. Nato a Genova nel 1940, De Andrè è conosciuto nel mondo della musica e dello spettacolo con il nome di Faber. L’appellativo gli era stato dato dall’amico Paolo Villaggio.

Nel corso della sua lunga e prolifica carriera, il grande artista genovese ha collaborato con nomi importanti del panorama musicale italiano e non solo. De Andrè si è spento l’11 gennaio 1999 dopo una lunga malattia e ha lasciato in eredità brani che sono veri e propri capolavori: Il pescatore, Via del Campo, Anime Salve e Bocca di rosa.

Ecco di seguito una ricca lista con le frasi più belle tratte dalle canzoni di Fabrizio De Andrè.

Quei giorni perduti a rincorrere il vento, | a chiederci un bacio e volerne altri cento.

E come tutte le più belle cose | vivesti solo un giorno come le rose.

Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai; | amore che vieni, amore che vai.

Ma inumano è pur sempre l’amore | di chi rantola senza rancore | perdonando con l’ultima voce | chi lo uccide fra le braccia di una croce.

Si sa che la gente dà buoni consigli | sentendosi come Gesù nel tempio | si sa che la gente dà buoni consigli | se non può più dare il cattivo esempio.

Continuerai a farti scegliere | o finalmente sceglierai.

Ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso | ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Quello che non ho sei tu dalla mia parte.

Vanno | vengono | per una vera | mille sono finte | e si mettono lì tra noi e il cielo | per lasciarci soltanto | una voglia di pioggia.

Ah che bell’ ‘o cafè | pure in carcere ‘o sanno fâ | co’ â ricetta ch’a Ciccirinella | compagno di cella | ci ha dato mammà.

Ma gli uomini mai mi riuscì di capire | perché si combinassero attraverso l’amore. | Affidando ad un gioco la gioia e il dolore.

Tu prova ad avere un mondo nel cuore | e non riesci ad esprimerlo con le parole.

E a un dio senza fiato non credere mai.

Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano | cosa importa se sono caduto se sono lontano | perché domani sarà un giorno lungo e senza parole | perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole.

Vola il tempo, lo sai che vola e va | forse non ce ne accorgiamo | ma più ancora del tempo che non ha età | siamo noi che ce ne andiamo.

Coltiviamo per tutti un rancore | che ha l’odore del sangue rappreso | ciò che allora chiamammo dolore | è soltanto un discorso sospeso.

C’è chi l’amore lo fa per noia | chi se lo sceglie per professione | Bocca di Rosa né l’uno né l’altro | lei lo faceva per passione.

Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte: | porterà sul viso l’ombra d’un sorriso tra le braccia della morte.

E per tutti il dolore degli altri | è dolore a metà.

Si accontenta di cause leggere | la guerra del cuore.

Che la pietà non vi sia di vergogna.

Dormi sepolto in un campo di grano | non è la rosa non è il tulipano | che ti fan veglia dall’ombra dei fossi | ma sono mille papaveri rossi.

Ama e ridi se amor risponde | piangi forte se non ti sente | dai diamanti non nasce niente | dal letame nascono i fior.

Gli arcobaleni d’altri mondi | hanno colori che non so. | Lungo i ruscelli d’altri mondi | nascono fiori che non ho.

Sono le persone che creano i problemi che non cambiano.

La storia la scrive chi vince.

Se i cosiddetti “migliori” di noi avessero il coraggio di sottovalutarsi almeno un po’ vivremmo in un mondo infinitamente migliore.

Le vere domande e le vere risposte non sono fatte di parole: sono fatte di azioni, di gesti, di atti, di opere in cui possono anche essere compresse le parole. Eppure ogni cosa fatta in qualche modo la si paga in ansia, in insuccesso e, se tutto va bene, in nostalgia.

È molto più difficile essere capiti facendo del bene che del male.

Attraverso l’esercizio della solitudine si coltiva la dignità: trovo estremamente più dignitoso chiedere l’elemosina che fare le scarpe al proprio collega in ufficio.

C’è chi è toccato dalla fede e chi si limita a toccare la virtù della speranza, il Dio in cui, nonostante tutto, continuo a sperare, è un’entità al di sopra delle parti, delle fazioni.

Dopo che ci si prende a schiaffi per dieci anni o si diventa amici o ci si ammazza.

E poi a un tratto l’amore scoppiò dappertutto.

Genova è bella, ti accorgi che è bella quando sei lontano.

I genovesi, si può dire da secoli, hanno avuto un rapporto speciale con la cultura francese, sia nella musica, ed è il caso degli chansonnier, sia nell’ebanisteria, con il barocchetto genovese.

La fedeltà in fondo che cos’è? Non è altro che un grosso prurito con il divieto assoluto di grattarsi.

Per me Genova è come la madre, è dove ho imparato a vivere.

Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni.

Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti?

Il canto ha infatti ancora oggi, in alcune etnie cosiddette primitive, il compito fondamentale di liberare dalla sofferenza, di alleviare il dolore, di esorcizzare il male.

Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura.