Frasi celebri di José Mourinho

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All’anagrafe fa José Mário dos Santos Mourinho Félix, dai tifosi di calcio è noto semplicemente come José Mourinho. Il Mago di Setubal o Special One, i suoi due soprannomi, è uno tra gli allenatori più preparati e vincenti del calcio moderno. In particolare restano indimenticabili le due Champions League conquistate, una alla guida del Porto (2004) e una al timone dell’Inter (2010). Oltre alla squadra portoghese e italiana, ha allenato il Chelsea, il Real Madrid e il Manchester United. Mourinho è anche famoso per la sua dialettica pungente e sfrontata.

Di seguito è stato redatto un ricco elenco di frasi celebri di José Mourinho

Essere Cristiano Ronaldo è molto più difficile che essere Messi.

Cosa mi piace della Juve? Mi piace di più l’Inter.

In fondo è facile lavorare con me, basta seguirmi.

Io non sono un pirla.

Non sono il migliore del mondo, ma penso che nessuno sia migliore di me.

Moratti è unico. Moratti è un papà vero per i giocatori e un amico per gli allenatori.

Non sei speciale se non vinci, ma io vinco.

Non festeggio mai con eccesso una mia conquista perché non voglio pensare che sia l’ultima.

A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale.

Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale.

Abbiamo i migliori giocatori e, scusate se sono arrogante, abbiamo il miglior allenatore.

Solo uno tra ventuno non voleva darmi la laurea honoris causa, ma è normale, neanche Gesù piaceva a tutti.

Mi piacciono i giocatori che amano vincere in ogni sessione di allenamento e nel resto della loro vita.

Come diciamo in Portogallo, hanno portato un bus e lo hanno lasciato davanti alla porta. Gli Spurs (Tottenham) sono venuti per difendersi.

Se qualcuno dice di essere il migliore, allora ha grandi possibilità di lavorare con me.

I calciatori giovani sono un po’ come dei meloni. Solo dopo averlo aperto e assaggiato sei sicuro al 100% che il melone è buono.

Non sono affatto speciale. Sono solo un grande allenatore di calcio. Punto.

Mi piace rendere felici le persone che mi amano, e fare arrabbiare chi non mi ama.

Ho solo punti di forza, e se attraverso un momento di debolezza cerco di nasconderlo.

Si parla tanto di Kakà che ha vinto il Pallone d’oro, di Messi e di Cristiano Ronaldo, ma quando lavoro due tre giorni con Ibra, capisco che lui è speciale.

Perché mi attaccano tutti? Facile, perché sanno che il giorno dopo le prime pagine dei giornali si occuperanno di loro. È tutta pubblicità gratis.

Lo Monaco? Io conosco il monaco del Tibet, il Principato di Monaco, il Bayern Monaco, il Gran Prix di Monaco. Non ne conosco altri. Se questo Lo Monaco vuole essere conosciuto per parlare di me, mi deve pagare tanto.

Mia moglie, ad esempio, quando viaggiamo si porta dieci valigie. Io sono venuto in Italia e so quello che mi sono portato dietro. Anzi: io sono quello che mi porto dietro.

Io ho studiato cinque ore al giorno l’italiano per diversi mesi per poter comunicare con voi giornalisti, con i tifosi e pensate che vi abbia mancato di rispetto? Parla poi Ranieri che dopo cinque anni in Inghilterra ha avuto difficoltà a dire “good morning” e “good afternoon”.

In Inghilterra gli allenatori insegnano ai ragazzi a giocare a calcio, in Italia, Spagna e Portogallo si insegna che conta solo vincere.

Non sono preoccupato dalla pressione. Se avessi voluto un lavoro facile, lavorando con la grande protezione di quello che avevo già fatto, sarei rimasto al Porto, una bella sedia blu, una Uefa Champions League, Dio, e dopo Dio, io.

Mario Balotelli non può permettersi di lavorare meno di gente come Figo, Cordoba, Zanetti. Se si allenasse al 50% rispetto agli altri, sarebbe tra i più forti al mondo; lui invece si allena al 25% e ha solo 18 anni.

Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali.

Ibrahimovic all’Inter è diventato un giocatore importante, ma certi club sono più grandi di giocatori e allenatori.

Non so se sono nato per alleare il Real Madrid, ma sono nato per essere un allenatore di calcio. Amo le sfide importanti. Sono José Mourinho e non cambio.

Voglio che l’Inter vinca sempre, tifo Inter, soffro con l’Inter e voglio che la gente dell’Inter sia felice.

Sarei un mediocre? Rispetto le opinioni di tutti, anche quelle di Zeman. Scusi, ma dove gioca questo Zeman? Ah, è un allenatore. Non lo sapevo. Ora che sono in vacanza ho un sacco di tempo libero, mi informerò su Google.

Antonio Conte mi piace un sacco come allenatore. È un vincente, sa quello che vuole, ha carisma.

Potrei scrivere un libro di 200 pagine sui miei due anni all’Inter con Mario ma non sarebbe un romanzo drammatico, piuttosto una commedia perché è un ragazzo divertente.

Capisco perché Alex Ferguson sia un po’ emotivo. Saresti triste se la tua squadra fosse così chiaramente dominata da un avversario creato con il 10% del tuo budget.

L’Inter è il club in cui mi è piaciuto di più stare. Nessun altro mi ha regalato la stessa felicità. L’Inter è una famiglia e io appartengo alla famiglia nerazzurra per sempre.

Penso che Arsène Wenger sia un guardone. Ci sono alcune persone che, quando sono a casa, hanno un grande telescopio per vedere cosa accade nelle altre famiglie. Lui parla, parla e parla del Chelsea.

Come si dice “imbrogliare” in catalano? Barcellona è una città culturale con molti grandi teatri e questi ragazzi hanno imparato molto bene. Messi ha imparato a recitare.

Boateng al Chelsea? Non cerco fotomodelli, il Chelsea insegue calciatori. Nell’ultimo anno ha fatto più cambi di look che gol.

Ho imparato a conoscere ed apprezzare le due facce di Alex Ferguson: c’è l’avversario, che farebbe di tutto per vincere; e poi c’è l’uomo di sani principi, che fa del rispetto la prima cosa.

Pogba piace a tutti, ma ci sono cose che si possono fare e altre che non si possono fare. Mi piace anche la Torre Eiffel, ma non posso averla nel mio giardino.

Questo è il mondo in cui viviamo. Dovrebbero intitolare lo stadio di Leicester “Claudio Ranieri”, invece è stato esonerato.