Enrico Mentana: le frasi celebri di Chicco, il ‘Direttore’ del giornalismo italiano

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Enrico Mentana, detto Chicco, è un giornalista italiano che negli anni si è imposto come una delle figure più influenti dell’informazione del Bel Paese. Nato a Milano il 15 gennaio 1955, è un volto più che noto a livello televisivo (ha lavorato per Rai, Mediaset e La7). Mentana ha saputo anche trovare una larga fetta di pubblico sui social, media su cui è molto presente e seguito. Oltre che per una fulgida carriera e per importanti competenze professionali, è celebre per la sua ironia e le sue battute graffianti.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi famose di Enrico Mentana, il ‘Direttore’ del giornalismo italiano.

Lei è un webete.

Vorrei avere il coraggio di essere uno splendido pensionato.

Urbano Cairo vorrebbe che facessi anche il meteorologo.

La parte più importante dell’ironia è l’autoironia.

Cerco di essere un padre adeguato alle aspettative dei miei figli.

Eriksen-Inter? Trattativa lampo!

L’ironia? A volte questo mio lato del carattere mi mette nei guai, venderei i gioielli di famiglia per una buona battuta.

L’ironia è un modo per rendere più leggera la vita, anche nei momenti più difficili non bisogna prendersi troppo sul serio.

Se uno ha avuto un’esistenza divertente e gratificante come la mia, tutto può fare tranne che lamentarsi.

Fra i giovani c’è una supina rassegnazione. Si vive nel galleggiamento del presente fra lo smartphone e lo Spritz.

La libertà, come la bravura, non è una dote che ci si autoattribuisce, ma una qualità che ci viene riconosciuta solo dopo averla esercitata.

Al momento ho in sospeso una decina di querele, poi naturalmente in 25 anni da direttore ne ho avute molte di più. Più o meno 300.

La Rai? C’è di tutto: mantenute, raccomandati, epurati, miracolati. È come l’annuario del Censis: ci si possono leggere tutti i fenomeni sociali. Alcuni da baraccone.

Il referendum [sulla Brexit, ndr] non è come un telequiz, in cui il conduttore può dire: “risposta errata”. Questa è un’illusione delle élites, e non può diventare una pretesa.

Sto dicendo che, da ottimo lottizzato, cercai di essere solo ottimo. La lottizzazione ai tempi, gli anni ’80, in Rai era selvaggia. I direttori del Tg1 si decidevano solo dopo il congresso della DC; il Tg2 era l’Avanti; il Tg3 era l’Unità.

Oriana Fallaci ha sempre avuto un carattere forte e difficile, spigoloso, e non ha mai cercato di arruffianarsi il pubblico o i potenti che intervistava, o i giornalisti, o i critici che dovevano parlare di lei, anzi.

Quel che è veramente miserevole è ascoltare e leggere tesi sbalorditive sull’abuso del referendum e dello stesso responso popolare da parte di persone che sembravano a lutto stretto solo un mese fa per la morte di Marco Pannella.

Il terrorismo islamista? Muoiono per uccidere, e noi non lo capiamo: cosa c’è di meglio della vita? La risposta terribile che si danno è fatta di vergini e di Paradiso. Ma è possibile che esista una religione che garantisce il Paradiso a chi uccide dei bambini in suo nome?

La Brexit? Una cosa deve essere chiara: si può criticare anche aspramente Cameron che usando l’arma del referendum ha finito per esserne travolto. Ma è proprio fuori dall’idea di democrazia criticare la scelta dell’elettorato britannico: quando si dà la parola al popolo sovrano se ne accetta il responso, e si riflette.

Le querele dei politici non mi fanno molta paura, quelle che inevitabilmente mettono in una situazione più difficile per il querelato sono le azioni legali da parte dei giudici, che poi sono anche le più frequenti. Essere giudicati da un magistrato vuol dire giocare in trasferta, anche perché sostanzialmente i giudici tutelano o se stessi o le loro inchieste. È come andare a giocare a Napoli con la maglia di Nedved.

Il referendum greco del 2015 e quello sulla Brexit? Formidabili questi nuovi critici della libertà: un anno fa volevano insegnare la democrazia ai greci, che nel loro piccolo l’hanno creata qualche millennio fa. Ora ci riprovano con gli inglesi, padri della democrazia moderna. Due referendum, che erano stati voluti dai premier in carica, criticati come lesione della “vera democrazia”, e peraltro solo a causa del loro risultato.

Vorrei spezzare una lancia a favore di Conte: viene criticato da chi sapete perché considerato un traditore. Eppure ha dimostrato di saper tenere alta l’immagine del nostro paese, e anche all’estero si è fatto apprezzare. È arrivato in un ambiente per lui nuovo, popolato di persone abituate a vederne di tutti i colori, e lui ha mostrato competenza senza perdere quello spirito da pugliese indocile, e in poco tempo ha conquistato tutti. Ora è riuscito a convincere anche Eriksen, dopo Lukaku: e non sarebbero mai arrivati se non ci fosse stato lui, Conte. Antonio ovviamente.

Una sola cosa è più inspiegabile delle scelte dei kamikaze islamisti: la mancata sollevazione di massa contro le loro nefandezze da parte delle comunità musulmane nel mondo. In ogni civiltà si creano gli anticorpi contro le degenerazioni ideologiche o culturali o sociali. Invece il terrorismo jihadista strage dopo strage sta schiacciando l’Islam moderato, che esiste ma è senza voce, per timore di ritrovarsi la bestia in casa. Il risultato è quello peggiore, e rischia di tagliare il mondo in due aprendo sterminate praterie ai tagliagole di Al Baghdadi.

Andare a sgozzare un anziano prete in una chiesa cattolica francese in nome dell’Isis. I due terroristi hanno compiuto un’azione che ha significati simbolici chiari. Si completa il quadro degli attacchi in Europa: un giornale satirico, un supermercato di cibi ebraici, uno stadio di calcio, un teatro di musica giovanile, un caffè, un aeroporto, una stazione del metrò, un treno, una festa di piazza, un festival di musica, e ora una chiesa. Parlare di isolati, di disperati, di emuli non ha senso: nessuno ha mai imitato l’attentato precedente.

Biagi è uno dei giornalisti più potenti d’Italia. Per Sergio Zavoli, nonostante fosse stato marginalizzato, tutta questa levata di scudi non c’è mai stata. Nel mondo dell’informazione nessuno può avallare la presenza di qualcuno che dice “tu scompari”. Ma, nonostante l’attacco di Berlusconi, Biagi e Santoro ora sono in Rai e se qualcuno volesse toglierli dopo quell’attacco sarebbe più difficile. Se poi si discute di palinsesti il discorso è diverso e non vorrei che il problema fosse la collocazione alle 20,40. Se, invece di cinque minuti ogni sera, Biagi facesse una prima serata di due ore, che facciamo, scendiamo in piazza? Comunque io non voglio che si tolgano le persone e se tolgono Biagi e Santoro non resteremo certo indifferenti.