Friedrich Engels: le frasi più celebri del filosofo tedesco

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Friedrich Engels è nato a Barmen il 28 novembre 1820. Figura di spicco del pensiero tedesco, è stato filosofo, sociologo, economista, giornalista e imprenditore. Con Karl Marx ha teorizzato il socialismo scientifico, organizzando una critica in chiave materialista dell’intera storia umana. Si è spento a Londra il 5 agosto 1895, all’età di 74 anni.

Di seguito è stata stilata una lista di frasi famose di Friedrich Engels.

Un’oncia di azione vale quanto una tonnellata di teoria.

Il lavoro è la prima fondamentale condizione di tutta la vita umana.

La storia è forse la più crudele di tutte le divinità, e conduce il suo carro trionfale su cumuli di cadaveri.

Ci si domandava: Che cosa è Dio? E la filosofia tedesca ha risposto: è l’uomo.

Chi sfrutta i lavoratori non s’arresta fino a che rimane un muscolo, un nervo, una goccia di sangue da sfruttare.

La dialettica del cervello è solo il riflesso del movimento del mondo reale, entrambi della natura e della storia.

L’aquila vede molto più lontano dell’uomo, ma l’occhio dell’uomo scorge molto di più nelle cose che non quello dell’aquila.

La prima, fondamentale condizione per l’introduzione della comunanza della proprietà è la liberazione politica del proletariato attraverso una costituzione democratica.

Se avessi un reddito di 5mila franchi non farei altro che divertirmi con le donne, fino allo stremo. Senza le francesi la vita non avrebbe senso: ma finché ci saranno le grisettes, avanti tutta!

Ogni giorno esistono centinaia di esseri umani che, abbindolati dai mezzi di comunicazione, darebbero persino la vita per gli stessi uomini che li sfruttano da generazioni.

L’Italia è il paese della classicità. Dalla grande epoca in cui apparve sul suo orizzonte l’alba della civiltà moderna, essa ha prodotto grandiosi caratteri, di classica e ineguagliata perfezione, da Dante a Garibaldi.

La forma più evidente di sfruttamento è la prostituzione: questo è il modo in cui la borghesia attacca addirittura fisicamente il proletariato… La donna è sfruttata come oggetto della libidine maschile e come macchina per produrre figli.

Noi, uomini e donne, siamo purtroppo così sciocchi da non aver mai il coraggio di introdurre un progresso reale se non vi siamo spinti da sofferenze che ci sembrano quasi insopportabili.

Per Muntzer il Regno di Dio è una organizzazione della società in cui non ci sono più differenze sociali, né proprietà privata, né autorità statale indipendente e contrapposta ai membri della società.

Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessario una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione.

Non c’è quindi neppure da meravigliarsi se gli operai, trattati come bestie, o divengono veramente tali o riescono a conservare la coscienza e il sentimento della propria umanità soltanto mediante l’odio più ardente, mediante una perpetua rivolta interna contro la borghesia dominante.

La rivoluzione non è necessaria soltanto perché‚ la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché‚ la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società.