Gaio Valerio Catullo: le migliori frasi del poeta che cantò l’amore per Lesbia

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Gaio Valerio Catullo è stato un celebre poeta romano, vissuto tra l’84 e il 54 a.C.. Nato a Verona, Catullo si trasferì a Roma e qui iniziò una tormentata relazione con la sorella del tribuno Clodio, una tale Clodia. Nella sua opera Catulli Veronensis Liber, il poeta canta proprio l’amore e la passione per la donna descritta come bellissima ma anche colta ed ironica.

Nelle odi di Catullo, la donna viene soprannominata ‘Lesbia’, in onore della poetessa greca Saffo originaria dell’isola di Lesbo, molto amata ed apprezzata dal poeta veronese.

Riportiamo di seguito le frasi più belle tratte dalle opere e le poesie di Gaio Valerio Catullo.

Odio e amo.
(Odi et amo)

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo.
(Vivamus, mea Lesbia, atque amemus)

Difficile troncare un lungo amore: difficile.
(Difficile est longum subito deponere amorem, est difficile)

Morissi se Lesbia non mi ama.
(Lesbia me dispeream nisi amat)

Com’è possibile? Chiedi. Perché, se ami, un torto così, ti fa amare di più ma voler bene meno.
Qui potis est? inquis. Quod amantem iniuria talis, cogit amare magis, sed bene velle minus)

Nulla è più sciocco di un sorriso sciocco.
(Risu inepto res ineptior nulla est)

Sirmione, gemma delle penisole e delle isole.
(Paene insularum, Sirmio, insularumque Ocelle)

Povero Catullo, basta vaneggiare, e ciò che è perso, consideralo perso.
(Miser Catulle, desinas ineptire, et quod uides perisse perditum ducas)

Ciò che una donna dice all’amante pieno di desiderio bisognerebbe scriverlo nel vento e nell’acqua corrente.
(Quod dicit amanti, in vento et rapida scribere oportet aqua)

Dammi mille baci, e dopo cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi di fila altri mille, e dopo cento. Poi, giunti a farne le migliori migliaia, le confonderemo, per non saperle.
(Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum, dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus)