George Best, le frasi famose del Quinto Beatles

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Genio e sregolatezza, mai ci fu espressione più azzeccata per definire il “Quinto Beatles” del mondo del calcio, George Best. Nato a Belfast il 22 maggio 1946, è considerato il giocatore nordirlandese più forte della storia. La sua vita è stata un sali scendi di successi e cadute all’inferno, causate dalla sua vita sregolata fatta di eccessi. Drammatico è risultato l’abuso massiccio di alcool che ha segnato tappe tragiche della sua esistenza e lo ha infine condotto alla morte (Londra, 25 novembre 2005). Ebbe numerose storie sentimentali con diverse donne celebri e bellissime.

Di seguito è proposto un elenco di frasi famose di George Best, il “Quinto Beatles” che non resistette alle tentazioni della vita.

Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato.

Ho smesso di bere, ma solo quando dormo.

Non sono mai stato in spiaggia, per arrivarci dovevo passare davanti a un bar e mi sono sempre fermato prima di raggiungere l’acqua.

Ho sentito raccontare molte leggende ai bambini. Alcune di queste riguardavano me.

Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcool. Sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita.

Se io fossi nato brutto, non avreste mai sentito parlare di Pelé.

Alcune cose me le sono lasciate sfuggire… Miss Canada, Miss Regno Unito, Miss Mondo…

Le donne? Che cosa ci posso fare se mi saltano addosso?

Ci sono stati vari giocatori nel corso degli anni segnalati come il nuovo George Best, ma questa è la prima volta che è stato un complimento per me.
(Riferendosi a Cristiano Ronaldo)

Una volta dissi che il Q.I. di Gazza era inferiore al suo numero di maglia e lui mi chiese: “Che cos’è un Q.I.?”
(Gazza, soprannome del calciatore Paul Gascoigne)

David Beckham? Non sa calciare col piede sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto. A parte questo, è a posto.

Arrivo davanti a Johan Cruyff, gli faccio una finta di corpo e poi un tunnel, poi calcio via il pallone, lui si gira e io gli dico: ‘Tu sei il più forte di tutti, ma solo perché io non ho tempo.’

Le regole sono fatte per essere infrante e io le infrangevo tutte, non perché fossi un ribelle o perché stessi cercando di dimostrare qualcosa. Ero semplicemente fatto così. Niente di più.

Quando me ne sarò andato, la gente dimenticherà tutta la spazzatura e ricorderà solo il calcio. Se una sola persona pensa che io sia il miglior giocatore al mondo, questo è abbastanza per me.

Il livello del Gamma GT, un enzima del fegato che dà l’indicazione più chiara dei danni che questo ha subito, diventa critico quando supera l’80. Il mio si aggirava intorno ai 900.

Quando il calcio era importante e io giocavo bene, non vedevo l’ora di alzarmi la mattina: era la mia unica ragione di vita. Quando il gioco non è bastato più a buttarmi giù dal letto, non ho visto altri motivi validi per smettere di bere.

Per quanto riguarda il bere, non è che avessi davvero intenzione di smettere. In effetti era più o meno il contrario. Invece che cercare la soluzione ai miei problemi di stomaco in una confezione di medicinali, la cercavo in una bottiglia di brandy.

Avevo iniziato a berne sempre di più. A volte cominciavo appena sveglio, oltre naturalmente all’autobotte di vino che mi ingollavo ogni giorno. E naturalmente più bevevo, meno sentivo il dolore. Così, con la tipica logica da alcolista, non avevo dubbi: più alcol = meno dolore.

L’alcool era l’unico avversario che non ero riuscito a battere, anche se avevo provato con gli Alcolisti anonimi, con l’astinenza e un paio di volte addirittura mi ero fatto cucire delle capsule di Antabuse nello stomaco: durano tre mesi e ti fanno stare malissimo se provi anche solo ad assaggiare un sorso di bumba. Nemmeno così ero riuscito a smettere.

Non è possibile spiegare cosa significhi segnare un gran gol a qualcuno che non ci sia mai riuscito. Qualche anno fa dissi che se mi avessero dato la possibilità di scegliere tra segnare un gol al Liverpool da ventisette metri, dopo aver saltato quattro uomini, e andare a letto con Miss Mondo, sarebbe stata una scelta difficile. Per fortuna, ho avuto entrambe le cose e soprattutto, una di queste cose l’ho ottenuta davanti a cinquantamila persone.

Non morite come me.
(Frase pubblicata il 20 novembre dal tabloid inglese News of the World su richiesta esplicita di George Best che si trovava in ospedale. Cinque giorni dopo morì)