Gilles Villeneuve, l’Aviatore della Formula 1: frasi e dichiarazioni famose

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Gilles Villeneuve e quel modo di correre aggressivo, tutto pericolo e spettacolo.
Il pilota canadese, nato a Saint-Jean-sur-Richelieu il 18 gennaio 1950, è stato uno degli sportivi più amati dal pubblico della Formula Uno. Nonostante non abbia mai vinto un titolo Mondiale, è ricordato come un’icona per il suo modo arrembante di correre in pista. Morì a bordo della Ferrari 126 C2 in uno schianto a 227 km/h causato da un contatto con la March di Jochen Mass durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio. Era l’8 maggio 1982.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi di Gilles Villeneuve, L’Aviatore della Formula Uno.

Datemi qualsiasi cosa a motore e io ve lo porterò a limite.

No, la mia tuta non è troppo larga. Sono gli altri piloti che le hanno troppo strette.

Montecarlo è un circuito di montagna con una città attorno.

Guidare le monoposto F.1 col turbo è come far l’amore con una persona che ti pugnala alle spalle.

Io corro per vincere, si capisce. Ma prima ancora che per vincere, corro per correre. Il più forte possibile.

Mi piace la vita di pilota della Ferrari, ma le persone mi guardano come se fossi una scimmia in gabbia.

Quando faccio un incidente, per la gente è come se ne avessi fatti cinque.

Al volante ci sono io e so io quel che succede.

Penso che il mio principale difetto sia quello di essere egoista. Quello che è mio, è soltanto mio.

A parità di macchina, se voglio che uno mi stia dietro, state tranquilli che ci resta.

Pretendo di essere sempre il migliore, in tutto. È nel mio carattere. Non m’interessa una posizione da comprimario.

Non ho mai pensato di potermi fare male, almeno non in modo grave. Se pensi che può succedere a te, come puoi fare questo lavoro?

Quando mi chiamavano l’Aviatore per me non era simpatico. La gente non si rendeva conto che ero un pilota inesperto e le mie uscite di strada facevano notizia perché correvo per la Ferrari.

Io do il tutto per tutto pur di arrivare primo invece che racimolare punti, non ho nessuna intenzione di vincere il campionato del mondo piazzandomi terzo o quarto tutte le volte.

Se mi vogliono sono così, di certo non posso cambiare: perché io, di sentire i cavalli che mi spingono la schiena, ne ho bisogno come dell’aria che respiro.

Alcuni ragazzi in F1… beh, per me non sono piloti. Loro guidano un’auto da corsa e basta. Fanno un lavoro a metà e allora mi chiedo: perché non cambiano lavoro?

Amo profondamente il mio Paese, i suoi lunghi inverni, la neve, i silenzi. E la nostalgia si fa ancora più forte quando penso che probabilmente non ritornerò mai più a vivere nella cittadina dove sono nato.

Se è vero che la vita di un essere umano è come un film, io ho avuto il privilegio di essere la comparsa, lo sceneggiatore, l’attore protagonista e il regista del mio modo di vivere.

Sapete che vi dico? Se a un pilota come me togliete il piacere del pedale della frizione e del cambio da manovrare manualmente, beh, mi ammazzate, mi fate sentire un impiegato, mi trasformate in un travet della velocità, e io è tutta la vita che corro per scappare da un destino da impiegato.

Dovremmo affrontare le curve con una marcia inferiore a quella che usiamo ora e buttare la macchina di traverso. La gente è ancora innamorata di come Ronnie Peterson guidava la Lotus 72 e li capisco, sono d’accordo con loro. Questo è il tipo di intrattenimento che voglio dare alla folla: gomme che fumano!