Giovanni Trapattoni: frasi e dichiarazioni famose di Mister Trap

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Giovanni Trapattoni è un ex allenatore di calcio, uno dei volti più noti ed amati nel panorama calcistico italiano. Nato a Cusano Milanino nel 1939, Trap è stato calciatore, con il ruolo di centrocampista fino al 1972.

Tra i più importanti tecnici degli ultimi decenni, Trapattoni si è distinto nel ruolo di allenatore non solo per la sua preparazione tecnica ma anche per la sua capacità di motivare la squadra. Nel corso della sua lunga carriera ha occupato la panchina di club prestigiosi come Milan, Inter, Juventus, Bayern Monaco e Benfica. Il mister è stato inoltre tecnico della nazionale italiana dal 2000 al 2004.

Ecco di seguito le frasi più belle e le battute memorabili di Giovanni Trapattoni.

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.

I giocatori sono liberi di fare quello che dico io.

La palla non è sempre tonda, a volte c’è dentro il coniglio.

Non mettiamo il carro davanti ai buoi, ma lasciamo i buoi dietro al carro.

Il pallone è una bella cosa, ma non va dimenticata una cosa: che è gonfio d’aria.

In Irlanda piove due volte a settimana. La prima da lunedì a mercoledì, la seconda da giovedì a domenica.

Noi non abbiamo vie di mezzo: o stiamo sulla luna o andiamo nel pozzo.

Abbiamo ritrovato il nostro filo elettrico conduttore.

La vita ci dà martellate sui calli.

In vita mia sono stato fortunato. Quando sono arrivato davanti al passaggio a livello la sbarra era sempre alzata.

Io non sono anziano. Sono antico. E i mobili antichi sono i più pregiati.

Bisogna costruire mattoni per essere solidi come il cemento armato.

Il nostro calcio è prosa, non poesia.

Nella vita ci sono tre certezze: si nasce, si muore, si cambia. Io coltivo la terza.

Non insegno chimere, le lascio a Sacchi. Icaro volava, ma Icaro era un pirla.

Non possiamo fare i coccodrilli e piangere sul latte versato e sulle uova mangiate.

Non sono né la Lollobrigida, né Marilyn, non merito tante attenzioni, sebbene spesso abbia anch’io un bel culo!

Penso alla tutela della struttura societaria che vada tutelata.

Una sfida ostica, ma anche agnostica.

Più vai in alto, più tira il vento.

In quel momento della partita eravamo un po’ come il serpente con la coda in bocca.

Forse sono stato io a inventare il Telepass.

Ho dei dubbi su due certezze.

Un ct deve ascoltare il cuore che sta a sinistra ma seguire la ragione che sta a destra.

Caratterialmente abbiamo dimostrato che alla base c’è anche il carattere.

In questa squadra c’è ancora molto petrolio da estrarre.

Calcaterra era un timido, ho dovuto violentarlo in ogni allenamento perché non prendeva l’iniziativa.

C’è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l’arco lancia le frecce.

È un derby che, dolenti o nolenti, conta il risultato.

Ho voluto vedere cosa c’era dentro le viscere di questa truppa.

I maghi non esistono, quelli li bruciavano nelle piazze nel ‘300.

Mi regolo in base al materiale organico e intellettivo in forza alla squadra.

Un palo che non para è una sola.

Sto alla larga da chi si crede un superuomo e ti bastona solo per farsi pubblicità in tv.

Tutti girano l’acqua e la raccolgono dalla stessa parte.

Dove c’è tanto business, le ragioni del portafoglio prevalgono su quelle della coscienza.

Nella mia lunga carriera sono stato morso da otto scorpioni. Ormai ho dentro l’antidoto.

La squadra sta compiendo quel gradino per mettersi sullo stesso pianerottolo delle altre.

Se si continua così non si esce dal baratro, ma dal barattolo.

Sia chiaro però che questo discorso resta circonciso tra noi.

Gaetano Scirea? Un leader col saio.

C’è una propensione minore ad accettare un po’ più serenamente, goliardamente i risultati.

Mi è capitato di guidare le Ferrari e le Topolino ma sempre con la stessa passione.

Quando ti abitui allo zucchero non accetti più il sale.

Sacchi dice che un c.t. è come un eunuco nell’harem? Parla per sé. Io ce le ho tutte e due…

Antonio è uno dei miei figliocci. Ne ho avuti parecchi, ma se devo indicarne alcuni, lui lo metto sicuro.

Occorre stare attenti al gatto. Non dire di avere il gatto nel sacco quando non hai ancora il gatto nel sacco.

Guai a fare gli Icari della situazione. Ho detto gli Icari, non gli acari.

Non conta quello che ho ottenuto fino a ieri, ma quello che potrò fare domani.

Inseguendo quel pallone ho visto il nostro Paese crescere e prosperare.

Sono lucido e non rincoglionito come crede qualcuno.

Il nostro modo di intendere il calcio raziocinante, razionale, a volte quasi speculativo.

Questo qui è domenicalmente abbastanza appurabile.

Io preferisco la difesa mista ma se gli altri fanno da un secolo la zona pura avranno i loro motivi.

Gianni Agnelli? Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia.

Forse per un rigore magari meno sbagliato sarebbe stato incensato invece che incensurato.

Struuunz! Strunz è qui da due anni, dieci partita ha giocato, è sempre ferito. Cosa permetten Strunz?

Noi non compriamo uno qualunque per fare qualunquismo.

La nostra è una situazione di classifica non dico tranquilla. Ma sicuramente tranquilla.

La Spagna ora è insuperabile, come Davide contro Golia, un gigante da abbattere. Però mai dire mai: i gatti dormono solo quando sono tutti nel sacco.

Per uno come me che ama il pallone e che non è mai stato tradito dal calcio, sarebbe la cosa più bella morire in panchina, durante una partita.

Davanti a lui c’è il mondo e ha tutto per conquistarlo. A venticinque anni, è come un pozzo di petrolio, dal quale è stato estratto pochissimo greggio. (Su Baggio nel 1992)

In Italia si vuole l’uovo, il culo caldo e la gallina, ma quando la gallina ha fatto l’uovo va via eh? Quindi non può avere il culo caldo. Noi vogliamo tutto e subito. Coccodè coccodè and go. You understand?

Se non si può vincere bene, che almeno si vinca. I risultati restano, le squadre spettacolari e le parole durano ventiquattr’ore.

Si gioca fino alla fine! Anche la Lituania ha giocatori che giocano in giro per l’Europa. Non è più come prima: i giocatori della Lituania giocavano le renne ai piedi?

Il propagandarsi o l’essere il protagonista comunque sulla base quotidiana dei mezzi di comunicazione, è una esigenza che molti hanno ma che è altamente inflazionistica.

La ricordate la storia di Golia e del gigante? È come nel film “Il sesto potere”. Le tensioni sono aumentate al mille… di più, all’un per mille!

Il successo è un pallone con quattro spicchi. Uno appartiene ai giocatori, uno alla società, uno all’ambiente, cioè stampa e tifosi. Il quarto spetta all’allenatore.

Francesco è fondamentale proprio per le sue caratteristiche. Credo che in nessun’altra squadra europea ci sia un Totti con le caratteristiche di Totti.

I sogni sono sogni e non peccati, ma la realtà è diversa, con i se e i ma non si va lontano e più che l’acqua santa servirebbero i santi.

L’assenza di Lothar Matthäus? Direi, forse, senza dubbio, forse che per vincere oggi ci è mancato un uomo, più che un uomo direi un uomo.

Giocatori con caratteristiche diverse poi si eludono a vicenda e diventa poi anche difficile proporsi in emozione come usate dire voi.

There is one ball, c’è un solo pallone e bisogna corrergli dietro. Se non lo rincorri fino alla nostra area, sei Ponzio Pilato.

In certi paesi diciamo nordici, un professore di sessant’anni – e non sto parlando di me, faccio solo un esempio – viene considerato un esperto e degno di rispetto. In Italia è un vecchio.

Quando sento parlare di immagine, penso immediatamente a certi bei limoni che poi, al momento dell’apertura, sono completamente senza sugo.

Del Piero è uno di quei giocatori che rimarrà negli annali come Piola o Boniperti, e non solo negli almanacchi, perché si è contraddistinto per i suoi modi dentro e fuori dal campo.

Il gatto potrebbe essere un eccellente calciatore, se non altro perché conosce perfettamente l’estensione del proprio territorio, lo difende con le unghie, non teme gli avversari.

A giudizio di qualcuno, la Fiorentina avrebbe bisogno soltanto di giovani. ‘Verdè è una bella parola. Ma con tutti verdi si rischia di arrivare a giugno e di non riuscire a mietere il grano.

A volte bisogna gettare un sasso nella pozza. Avete capito? Un sasso muove l’acqua. Un allenatore non deve dormire. Lui fa “ronf, ronf” e la partita finisce 0 a 0. Sbagliato. Un coach deve sempre essere sveglio e indovinare il cambio decisivo.

Bisogna far esasperare un po’ di di di di ruota da titolare. Vuol dire che sono giocatori che hanno … le quali passati avevano delle qualità per le quali per i risultati raggiunti .. quindi è stato un riconoscimento più che meritato attribuire questo premio.

Tante volte il tocco delle campane è bene sentirli tutti. In genere c’è il din don dan nelle campane, no? Sentire magari il solito rintocco din din din va a finire che non si sente il don dan, quindi c’è un’altra musica. Io ho voluto chiarire alcuni concetti.

La Juventus è un po’ nel mio DNA, quindi la conosco bene. È come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un’altra. Non molla mai, e la sua forza è nell’ambiente: il Piemonte è ancora un’isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono prepararsi al meglio.

Credo invece al fatto che l’esasperata interpretazione di una, dopo otto giorni, teletrasmessa, e dico non teletrasmessa come esasperazione ma teletrasmessa, cioè esasperazione sul terreno di gioco dal momento che una partita teletrasmessa rappresenta un’immagine, il risultato è importante e noi allenatori vediamo quale… di quale io ho scritto il 100%, ma noi ci esprimiamo già al 100% del potenziale di allenamento in quel momento di cui la squadra ha.