Giovanni Verga, le frasi belle dello scrittore

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Giovanni Verga è stato un celebre scrittore italiano vissuto tra il 1840 e il 1922. Lo scrittore siciliano è noto soprattutto per essere il maggior rappresentante della corrente letteraria del Verismo. Verga è stato anche un drammaturgo e un senatore italiano.

Tra le sue opere più celebri ci sono I Malavoglia e Mastro- don Gesualdo. Nei suoi scritti, l’autore esprime le sue teorie sul pessimismo secondo cui gli individui che cercano di elevarsi sono inevitabilmente condannati al fallimento in una società che reprime gli ultimi. La realtà è governata dunque da una legge di natura che nessuno può modificare.

Ecco di seguito le frasi più belle e le citazioni più famose tratte dalle opere di Giovanni Verga.

Siamo degli umili fiorellini avvezzi alla dolce tutela della stufa, che l’aria libera uccide.

Nei piccoli paesi c’è della gente che farebbe delle miglia per venire a portarvi la cattiva nuova.

Le parole hanno il valore che dà loro chi le ascolta.

Ogni buco ha il suo chiodo, chi l’ha vecchio e chi l’ha nuovo!

Il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare di qua e di là dove nasce e muore il sole.

Alla casa del povero ognuno ha ragione.

Certuni non sanno star soli neppure in paradiso.

I vicini devono fare come le tegole del tetto, a darsi l’acqua l’un l’altro.

Il buon pilota si prova alle burrasche.

Avveleniamo la festa della nostra giovinezza esagerando e complicando i piaceri dell’amore sino a farne risultare dei dolori.

Una mela fradicia guasta tutte le altre.

Uomo povero ha i giorni lunghi.

Solo rimaneva solenne e immutabile, il paesaggio, colle lunghe linee orientali, dai toni caldi e robusti. Sfinge misteriosa, che rappresentava i fantasmi passeggieri, con un carattere di necessità fatale.

Maritati e muli vogliono star soli.

Né visita di morto senza riso, né sposalizio senza pianto.

Suocera e nuora insieme ci stanno proprio come due mule selvagge alla stessa mangiatoia.

Il matrimonio è come una trappola di topi; quelli che son dentro vorrebbero uscire, e gli altri ci girano intorno per entrarvi.

Diggià la Sicilia sorgeva come una nuvola in fondo all’orizzonte. Poi l’Etna si accese tutt’a un tratto d’oro e di rubini, e la costa bianchiccia si squarciò qua e là in seni e promontori oscuri.

Al servo pazienza, al padrone prudenza.

Almeno voleva sapere perché al mondo ci doveva essere della gente che se la gode senza far nulla, e nasce colla fortuna nei capelli, e degli altri che non hanno niente, e tirano la carretta coi denti per tutta la vita?

Amare la vicina è un gran vantaggio, si vede spesso e non si fa viaggio.

Ascolta i vecchi e non la sbagli.

Augura bene al tuo vicino, ché qualche cosa te ne viene.

Cane affamato non teme bastone.

Ah! La mia roba? Voglio vederli! Dopo quarant’anni che ci ho messo a farla… un tarì dopo l’altro!… Piuttosto cavatemi fuori il fegato e tutto il resto in una volta, chè li ho fradici dai dispiaceri… A schioppettate! Voglio ammazzarne prima una dozzina! A chi ti vuol togliere la roba levagli la vita!