Jurgen Klopp e il calcio ‘Heavy Metal’: le frasi celebri dell’allenatore istrione

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Jurgen Klopp e il calcio Heavy Metal. Nato a Stoccarda il 16 giugno 1967, Klopp è stato un discreto giocatore professionista, prima di diventare uno degli allenatori più preparati e influenti del calcio contemporaneo. Oltre che per i risultati sportivi ottenuti, è celebre per la sua simpatia e la sua tempra sul rettangolo verde. Alcune sue risposte in conferenza stampa e in alcune interviste sono divenute delle vere e proprie frasi cult per gli amanti del pallone.

Di seguito è stato stilato l’elenco delle frasi celebri pronunciate da Jurgen Klopp, noto ai tifosi anche con i soprannomi Kloppo e The Normal One.

Portare 80mila persone allo stadio per far vedere loro un calcio noioso non va bene.

Non lavoro per guidare la squadra migliore al mondo, lavoro per poterla battere.

Non mi piace il calcio della serenità, mi piace il calcio delle battaglie.

Devo farmi sentire dai miei, voglio una squadra che faccia “bang”.

Non ho mai giocato per pareggiare. Ah, sì, una volta. L’anno scorso, in semifinale, a Madrid.

Una cerveza, por favor!
(Risposta alla domanda se stesse studiando spagnolo)

Io esulto anche per una palla recuperata.

I’m the Normal one.

Il Borussia sa che se mi chiama il Real Madrid, io resto qui.

Hummels al Manchester United? Se non è una bufala, mi mangio un manico di scopa.

Gli infortuni frequenti di Hummels? Lo aspetteremo come fa una buona moglie con un marito finito in carcere.

I soldi non sono la cosa più importante. Però sono importanti. Non sono il Mahatma Gandhi.

All’intervallo, ho detto ai miei giocatori: ‘Dato che siamo qui, sarebbe il caso di provare a giocare a calcio’.

Messi è il migliore. Deve esserci vita in qualche altro pianeta. Perché lui è troppo forte e noi siamo troppo scarsi per lui.

Ho firmato perché a Dortmund nessuno mi chiede della barba, di come vesto, di come parlo in tv. Parliamo solo di calcio.

Juventus? Stiamo per affrontare la sfida peggiore nel calcio: giocare contro una squadra italiana a cui basta un pareggio.

La finale di Champions League persa nel 2013? Posso solo dire che è stato bello. Londra è la città dei Giochi Olimpici. Il tempo era buono, è stato tutto ok. Solo il risultato è stato una m…a!

Se da bambino avessi visto giocare il Barcellona degli ultimi 4 anni, con la sua serenità, le sue vittorie per 5-0, per 6-0, credo che avrei giocato a tennis.

Sono convinto che quel che ci impongono di imparare a scuola venga dimenticato in pochi anni. Ma ogni cosa che impari per placare la tua sete, non la dimentichi.

Sono orgoglioso della mia prima espulsione da allenatore. Mi sono avvicinato al quarto uomo e gli ho detto: “Quanti errori ti è concesso fare? Se ne puoi fare 15, allora te ne rimane solo uno”.

A Wenger piace controllare la palla, giocare con molti passaggi. Le sue squadre sono come un’orchestra. Ma è una canzone silenziosa. A me piace l’heavy metal.

La differenza si fa con il lavoro fisico, non con le idee tattiche. Non mi sento uno che schiocca le dita e oplà, il genio ha deciso la partita. Meglio correre. Così una squadra ha il rispetto della gente.

Gotze al Bayern Monaco? Se ne va perché è il giocatore preferito da Guardiola. Se c’è qualcuno che ha colpe, sono io. Ma non posso accorciarmi e mettermi a parlare in spagnolo.

La strategia del Bayern Monaco? Sono come i cinesi nel mondo degli affari. Guardano quello che fanno gli altri e lo copiano. Soltanto con più soldi.

Ho dedicato al calcio il periodo migliore della mia vita. È la sola cosa che credo di saper fare. Se mi chiedessero di costruire un tavolo, potrei impiegarci 30-40anni. È come se avessi due mani sinistre.

Se non si dà tutto, non mi diverto. Mi annoia vincere in un altro modo. Quando non corriamo più degli altri, io sbadiglio. Diventa come il tennis.

L’ultima volta che il Dortmund ha vinto qui, 19 anni fa, la maggioranza dei miei giocatori veniva ancora allattata.
(Dopo il 3-1 del Dortmund al Bayern, febbraio del 2011)

La mia carriera da giocatore? Non sono mai riuscito a mettere in campo quello che mi passava per la testa. Ero un talento da quinta divisione con una testa da Bundesliga. Il risultato? Sono arrivato in seconda divisione.

Molti vengono dall’estero per vederci. O forse vengono a Dortmund per la birra. Di certo non vengono nel nostro stadio per guardare una recita, non facciamo Romeo e Giulietta, siamo calcio puro, calcio vero.

Sono orgoglioso che alcuni tifosi dell’Arsenal mi vogliano, ma non importa che io sia orgoglioso. Mia madre è orgogliosa. È una sensazione migliore rispetto al non essere conosciuto, ma non mi aiuta al mattino, non mi aiuta alla sera e non mi aiuta nel resto del giorno.

Abbiamo una freccia e un arco. Se miriamo bene, possiamo centrare l’obiettivo. Il problema è che il Bayern ha un bazooka. Le probabilità che loro riescano a centrare l’obiettivo sono decisamente superiori alle nostre. Detto questo, anche Robin Hood ha avuto un certo successo…

In certi momenti da qualche parte si schiaccia un bottone dentro di me ed esce quella faccia. Altri allenatori sono dei baronetti, portano la giacca, fanno l’inchino. Io metto la tuta e schiaccio il cinque. Loro fanno suonare i violini, il mio calcio è heavy metal.

Il calcio è energia. Sono felice quando le statistiche a fine partita dicono che abbiamo corso 10 km più degli avversari. C’è chi obietta: si deve correre nella direzione giusta. Okay, nella direzione giusta, ma meglio 10 km più degli altri. È la prima regola che ti danno da bambino: corri.