Margaret Mazzantini, le frasi della scrittrice e drammaturga

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Margaret Mazzantini è una scrittrice e drammaturga italiana. Nata a Dublino nel 1961, prima di dedicarsi completamente alla scrittura, Margaret ha recitato a teatro come attrice di grande talento. Sposata con l’attore Sergio Castellitto ha firmato una serie di romanzi che sono diventati best seller in tutto il mondo.

Tra le sue opere più significative ci sono titoli come Non ti muovere, Venuto al mondo, Nessuno si salva da solo e Mare al mattino.

In questa pagina è stata stilata una ricca e variegata lista con le frasi più belle tratte dalle opere di Margaret Mazzantini, citazioni che ben ne rappresentano lo stile narrativo unico.

E’ inutile indagare le occasioni mancate. Non sai mai se ti sei salvato dalla morte, o ti sei perso la vita vera.

Non saprò mai quanti uomini l’hanno amata prima di me, ma so che ognuno di loro, accudendola o scalfendola, ha contribuito a plasmarla, a farla così com’è.

La gente privata di sé stessa perde i confini, messa al muro può confessare un omicidio che non ha commesso.

Nessuno si salva da solo. Possono sentire l’eco di quelle parole cadere davanti ai loro passi. Una condanna o un conforto.

Devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda almeno in parte.

È uno sbaglio andare a istinto. Ti porta fino a un certo punto, poi ti molla. Quando cominci a indurirti non hai più nulla, l’istinto muore giovane. Si trasforma in sospetto. E tu resti un semplice ignorante in balia delle tue menomazioni.

Vito c’ha pensato qualche volta al gigante che organizza il mondo. Si è chiesto se è fatto di persone, tante persone una sull’altra. E se lui sarà una di quelle persone minuscole ma decisive.

Gli anni passarono in quella lotta vana. Perché vane diventano le parole ripetute troppe volte. I pensieri sono un gas cattivo.

Si chiede quando sono diventati così pesanti. Quando la fusione delle loro energie scompensate ha prodotto quella lega di piombo.

La fedeltà non è un valore degli anni ragionati. L’infedeltà sì, perché richiede precauzione, parsimonia, discrezione, e ogni sorta di qualità senili.

Da morta avrebbe potuto amarla immensamente, lo sentiva. Era la vita a dividerli, il sangue che pompava ancora troppo forte.

Gli amori nuovi sono pieni di paure, Angela, non hanno un posto nel mondo e non hanno capolinea.

Sei ostaggio di te stesso, delle tue mancanze.

Ma non ce la fai mai per i bambini. E loro lo sanno che non contano, s’industriano. Mettono le tazze per la colazione, spiano gli sguardi, i silenzi. Danno il bacio di qua e di là, con il terrore di sbagliare momento, di sbagliare guancia. Aspettano anche loro. Che l’amore torni.

E adesso sapeva cosa aveva cercato. Semplicemente il mondo prima della nascita.

Perché nella vita capita di rinunciare alle persone migliori a favore di altre che non ci interessano, che non ci fanno del bene, semplicemente ci capitano tra i passi, ci corrompono con le loro menzogne, ci abituano a diventare conigli?

È vero sono uno stupido! I poeti sono stupidi come mosche contro un vetro! Sbattono contro l’invisibile per arraffare un po’ di cielo.

Forse è quello che serve per andare avanti. Una sorta di impianto di depurazione, che disintegra il sedimentario, non fa scendere niente di duro. Si resta più lievi, persino più puri.

Niente, era per dirti che gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori.

Perché la mia vita è stata tutta così, piena di piccoli segni che mi vengono a cercare.

Ha quelle dita lunghe intrecciate alle mie, che mi stringono… mi parlano, mi giurano tutto. E basta questa mano adesso.

Tieni un capo del filo, con l’altro capo in mano io correrò nel mondo. E se dovessi perdermi, tu, mammina mia, tira.

C’è un angelo che ogni tanto si posa perché ha pena di noi, di tutte le cose che ci sfuggono dalle mani, che non resteranno nei nostri occhi.

Basterà il filo bianco dell’aurora a separarci dalla notte?

C’aveva un odore mia madre… di miele e di strofinaccio, un odore che se ci penso mi scavo una buca e mi ci chiudo dentro.

I suoi occhi si muovono sotto le lacrime come due pesci in un mare troppo stretto.

Come gli manca uno sguardo così. Se non lo conosci vivacchi e non ti manca. Ma se una stronza ti ha posato addosso quelle ali lì, ti ha fatto sentire l’eroe di una sceneggiatura temeraria, rimani tutta la vita un mendicante che va in giro a cercare quelle palpebre che si aprono solo per guardarti e si chiudono per imprigionarti.

La psiche come un mare chiuso, fa i suoi viaggi interni. Propone sempre nuove soluzioni, per salvaguardare i tuoi inganni.

Non bisognerebbe mai tornare nei luoghi. Nei santuari. Non bisognerebbe mai fare quel micidiale passo indietro.

Stava lì appostata con gli occhi a guardarlo fisso in attesa di chissà quale eternità.

Questo è il momento clou. Quando vi siete uccisi e continuate a vivere.

Non ha senso andare nella direzione opposta del tuo stato d’animo.

Suo padre è tagliato dal sarto come le sue giacche da avvocato, scivola sempre dietro un fiume di parole che annacquano la vita, la diluiscono, fino a renderla poco incisiva. Sua madre è l’esatto opposto, è capace di essere soltanto se stessa.

Una di quelle vacanze brevi e sempre concitate, sempre a fotografare prima di avere visto.

La grinta autistica di chi si batte sola con se stessa e non cambia muro.