Matteo Renzi: frasi e dichiarazioni famose del politico di Rignano sull’Arno

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Matteo Renzi è uno dei protagonisti della scena politica italiana degli ultimi anni. Fiorentino classe 1975, Renzi è stato sindaco del capoluogo toscano e promotore del cosiddetto movimento dei ‘rottamatori’ del Partito Democratico che ha presieduto per due mandati, dal dicembre 2013 al marzo 2018.

Nel 2014 è stato nominato per la prima volta Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana. Renzi è rimasto in carica fino al 12 dicembre 2016.

In questa pagina si riportano le frasi più belle e le battute più celebri di Matteo Renzi.

In Italia il Pd è la diga contro i populisti: chi piccona la diga, mette a rischio il Paese.

Il Governo è come una bicicletta. Se pedala va, altrimenti no. Io faccio il tifo perché pedali.

Il futuro non è uno spazio da aspettare, il futuro è un luogo da conquistare.

Referendum costituzionale? È un grandissimo bivio tra l’italia che dice sì e quella che sa solo dire no.

Se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica.

Non è personalizzazione, ma serietà. Se io perdo? Ma non è che vado a casa, smetto proprio di fare politica.

Fassina chi?

Aiutatemi a portare l’Italia nel futuro.

Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali.

I sondaggi si cambiano, non si leggono.

Non serve avere una tessera di partito per avere buona idea.

Lampedusa? Questa terra non è periferia, è il cuore dell’Europa. Se non geografico, spirituale.

In un paese civile non può bastare l’iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi.

Arriva un momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità e la speranza deve prendere il posto della rassegnazione.

Ho sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia. E se parliamo di faccia, le dico con sguardo fiero che per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato.

Fare politica andando contro qualcuno è molto facile, fare politica per qualcosa è più bello, è più difficile ma più bello.

Diamo un hashtag: #enricostaisereno. Vai avanti, fai le cose che devi fare. Io mi fido di Letta, è lui che non si fida. Non sto facendo manfrine per togliergli il posto.

Enrico Letta non si fida di me, gliel’ho detto l’altro giorno. Ma sbaglia. Io le cose le dico in faccia. E sono le stesse che dico in pubblico: non uso due registri diversi. Impareremo a conoscerci.

Enrico Letta? Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace.

Ma guardiamo la realtà: la popolarità del governo Letta è ai minimi, non ci sono più le larghe intese, né l’emergenza finanziaria. Per questo motivo bisogna cambiare passo.

Passando dalle elezioni, non passando dagli inciuci di palazzo. (Riferendosi al quesito se volesse fare il Presidente del Consiglio)

Come tutti voi sapete seguendomi da qualche anno la mia posizione sull’Ordine dei giornalisti è una posizione per la quale, toccasse a me, lo abolirei domani mattina.

I lampedusani ci hanno insegnato a restare umani. Compito dell’Europa è tenere insieme la nostra identità con i nostri valori.

Da Lampedusa arrivi un messaggio all’Europa: questa non è periferia, lontana dagli occhi dell’Europa ma un luogo di bellezza che ha permesso di salvare migliaia di vite.

Lo dico qui, prendendomene la responsabilità, che se non riesco a superare il bicameralismo perfetto non considero chiusa l’esperienza del governo, considero chiusa la mia esperienza politica.

Un vecchio adagio della politica dice che le dimissioni in Italia si devono solo minacciare, non rassegnare per davvero.

Fare la parte della vittima funziona sempre in un paese in cui si ha più simpatia per chi non ce la fa che per chi ci prova.

Catania è una città bella. L’ho appena visitata dall’alto, piazze, chiese, il rapporto con la cultura romana e greca. E subito pensi, in questo teatro, alla cultura e a quanto è grande il nostro Paese. Un paese di straordinarie bellezze.

Chi ritiene di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro.

Giulio Regeni? Ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo: il dolore della famiglia Regeni è il dolore di tutta l’Italia.

Dire che una generazione di politici ha fallito non significa esprimere un giudizio morale su di loro: significa più banalmente esprimere un giudizio oggettivo.

Io sto dalla parte di Marchionne, dalla parte di chi sta investendo sul futuro delle aziende, quando tutte le aziende chiudono, è un momento in cui bisogna cercare di tenere aperte le fabbriche.

In Italia si fa politica con lo sport, nel senso che la politica si occupa di sport e riconosce nello sport un valore universale e di cittadinanza.

Molte persone in Italia pensano che io sia troppo ambizioso, ma sono assolutamente sicuro che l’Italia potrebbe essere il leader dell’Europa nei prossimi dieci anni.

Un fiorentino sopporta tutto. L’importante è evitare – accuratamente – di passare da bischero, espressione difficilmente traducibile.

Dimostreremo che non è vero che l’Italia e l’Europa sono state distrutte dal liberismo ma che al contrario il liberismo è un concetto di sinistra, e che le idee degli Zingales, degli Ichino e dei Blair non possono essere dei tratti marginali dell’identità del nostro partito, ma ne devono essere il cuore.

Decidere non significa non ascoltare nessuno. Al contrario: è importante ascoltare tutti. Ma poi bisogna agire. Altrimenti la discussione politica diventa il bar dello sport: tutti dicono la loro, ma alla fine non cambia nulla.

Movimento 5 Stelle? Non solo scie chimiche e congiuntivi, dunque: proprio una visione del mondo che fatica a mettere a fuoco la distanza tra Venezuela e Cile, così come la distanza tra il mondo virtuale degli algoritmi e la realtà.