Natalia Ginzburg: le frasi celebri della ‘Corsara’ della letteratura italiana

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Natalia Ginzbug è stata una celebre scrittrice italiana vissuta tra il 1916 e il 1991. L’autrice è senza dubbio una figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento. Nata in una famiglia di origine ebraica, la scrittrice sposò il letterato e antifascista italiano Leone Ginzburg. Nel 1940 l’autrice seguì il marito al confino per motivi politici e razziali.

Dopo la morte del marito, torturato e ucciso nel carcere di Regina Coeli, Natalia Ginzburg iniziò a lavorare presso la casa editrice Einaudi. Tra le sue opere più celebri ci sono titoli come Lessico Famigliare, Le piccole virtù, Caro Michele e Le voci della sera.

In questa pagina troverete un elenco con le frasi più belle di Natalia Ginzburg.

È vero che ad un certo punto della nostra vita i rimorsi li inzuppiamo nel caffè la mattina, come i biscotti.

Le donne sanno cose sui loro figli che un uomo non può mai sapere.

Il vero amore per le nostre opera conserva sempre un occhio ironico e ilare.

Era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso, che mi è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.

Non si amano soltanto le memorie felici. Ad un certo punto della vita, ci si accorge che si amano le memorie.

Il nostro destino si fa riconoscere solo quando lo raccontiamo a noi stessi come se ‘io’ fosse un altro.

Il mio tempo non mi ispira che odio e noia.

Era incapace di mantenere rapporti con persone lontane.

Le gioie maggiori della nostra vita sono fuori della realtà.

I sacrifici non hanno alcun premio e le cattive azioni non sono punite, ma anzi a volte lautamente retribuite in lodi e denaro.

L’importante è camminare e allontanarsi dalle cose che fanno piangere.

Le commesse inglesi sono le più stupide del mondo.

Nella mia vita non avevo mai fatto altro che guardare fisso fisso nel pozzo buio che avevo dentro di me.

Essere capiti significa essere presi ed accettati per quello che siamo.

Se c’è Dio non importa pregarlo. È Dio e capisce da sè cosa bisogna fare.

I sogni non si avverano mai.

Io non avrei potuto fare che un mestiere, un mestiere solo: il mestiere che ho scelto, e che faccio, quasi dall’infanzia.

Era in lui la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero.

Ho scoperto che la gente a conoscerla un poco, dopo poi fa pena. Per questo si sta così bene con gli sconosciuti. Per cui non è ancora cominciato il momento in cui fanno pena e si odiano.

Ogni passione amorosa è imperfetta se non l’illumina lo sguardo ilare, acuto e penetrante della conoscenza.