Pep Guardiola, il maestro del Tiki-Taka: le frasi famose del filosofo del calcio

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All’anagrafe di nome fa Josep, ma nel mondo del calcio per tutti è Pep Guardiola, uno degli allenatori più influenti del calcio moderno. Prima di mettersi in panchina a filosofeggiare sul calcio con brillanti risultati, è stato un calciatore vincente con la maglia del Barcellona. Svestiti gli scarpini ha indossato i panni del mister, conquistando titoli in Spagna, alla guida della squadra blaugrana, in Germania, al timone del Bayern Monaco, e in Inghilterra, al volante del Manchester City.

Da molti esperti di calcio è ritenuto uno dei migliori allenatori contemporanei ed è considerato il maestro del Tiki-Taka, espressione usata per descrivere un gioco fatto di rapido possesso palla.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri di Pep Guardiola, il filosofo del calcio.

Se dovessi tornare a lavorare in Italia sarà per allenare il Brescia. E lo farò gratis.

Non abbiamo un centravanti, perché il nostro centravanti è lo spazio.

Quello che preoccupa la gente è di avere un piatto da mettere in tavola, non di sapere se l’allenatore del Barcellona rimane o no.

Tranquilli, vedrete che un giorno Messi metterà un gol di testa, e sarà un gol storico.

Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e al mio maestro Mazzone: sono orgoglioso di averlo avuto come tecnico.

Messi è il miglior giocatore che ho visto giocare, e probabilmente diventerà il migliore di sempre. Messi è unico e fa la differenza.

Messi è il migliore di tutti e domina questo sport come solo Jordan è stato capace di fare con il basket.

Noah parla di atleti spagnoli dopati? Che questo signore, o chiunque altro, presenti le prove. Se non le ha, farebbe meglio a tacere.

Guardiola ha un idolo: Zeman! “Lo stimo, per il gioco e per il coraggio che ha avuto a denunciare ciò che non andava in Italia”.

Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e soprattutto a Maldini, un esempio per tutti. So che ha avuto qualche problema nel giorno dell’addio, ma sappia che ha l’ammirazione di tutta l’Europa, da venticinque anni.

José Mourinho? Probabilmente ci troviamo davanti al miglior allenatore del mondo. È sempre difficile in questi casi fare una classifica, ma la sua carriera nei vari campionati è perfetta.

Sarei più contento se un mio giocatore mi venisse a ringraziare perché l’ho reso migliore con le mie idee, piuttosto che vincere i titoli. Le coppe finiscono in vetrina e in cantina, il giorno dopo passa tutto. Gli insegnamenti rimangono.

Johan Cruijff? Io ero un giocatore di talento ma non capivo nulla di calcio. Lui ci ha aperto un mondo affascinante, un film che abbiamo interiorizzato.

La presenza di Cruijff, con gli occhiali da sole, intimoriva. Non sei d’accordo? Quella è la porta. Ho sempre pensato che molte delle cose che diceva non le pensava veramente, ma ti faceva credere che fosse così. Non aveva un metodo di allenamento, se ne occupava lo staff. Però aveva un metodo di gioco. Cruijff mi ha fatto innamorare.

Cruijff l’ho paragonato al professore di una materia che ti piace, un maestro di cui non vedi l’ora che faccia lezione. Era un tipo che ti diceva tutto il contrario di quello che avevi sentito per tutta la vita: ti dicevano che perdevi perché non correvi ma un giorno arriva lui e ti spiega che perdi perché corri troppo.