Rainer Maria Rilke, le frasi del drammaturgo austriaco

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Rainer Maria Rilke è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo austriaco. L’autore è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo. Di origine boema, Rilke nacque nel 1875 a Praga ma fin dalla giovinezza viaggiò a lungo per il mondo.

Nel corso della sua carriera il poeta firmò capolavori come Elegie duinesi, Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge. Le sue opere affrontano temi cruciali come la morte, la decadenza e la ricerca della patria.

Di seguito sono riportate alcune delle frasi più belle tratte dalle opere di Rainer Maria Rilke.

La vita ha ragione, in ogni caso.

Essere amati, è passare. Amare, è durare.

E tutto tacque. Eppure in quel tacere s’avanzò nuovo inizio, cenno e mutamento.

Il bello è solo l’inizio del tremendo.

Le opere d’arte sono di una solitudine infinita, e nulla può raggiungerle meno della critica.

Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada.

Solo il canto sulla terra consacra e celebra.

Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada.

L’amore consiste in questo, che due solitudini si proteggono a vicenda, si toccano, si salutano.

È difficile il nostro compito, quasi tutto ciò che è serio è difficile, e tutto è serio.

I dolori sono ignoti, l’amore non si impara, l’ingiunzione che ci chiama ad entrare nella morte rimane oscura.

Verrà il giorno in cui la mia mano sarà lontana da me, e quando le ordinerò di scrivere, scriverà parole che non volevo.

Le opere d’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo, dell’essersi spinti, in un’esperienza, fino al limite estremo oltre il quale nessuno può andare.

Spesso le esperienze che viviamo non si possono esprimere a parole e quindi chi pretende di raccontarle incorre fatalmente in errori.

Appena un artista ha trovato il vivo centro della sua attività, nulla per lui è così importante come mantenervisi: il suo posto non è mai, neanche per un attimo, accanto allo spettatore e al critico.

Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.

È questo in fondo l’unico coraggio che si richieda a noi: essere coraggiosi verso quanto di più strano, prodigioso e inesplicabile ci possa accadere.

L’esperienza artistica è così incredibilmente prossima a quella sessuale, alle sue pene e ai suoi piaceri, che i due fenomeni non sono in realtà che forme diverse di una identica brama e beatitudine.