Richard Wagner, le frasi celebri del grande musicista

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Richard Wagner è stato uno dei più importanti musicisti di ogni epoca. Compositore, poeta, librettista, regista teatrale e direttore d’orchestra, Wagner ha letteralmente rivoluzionato il teatro musicale. Nato a Lipsia nel 1813, il geniale maestro tedesco studiò l’opera lirica da autodidatta.

Tra le sue opere più celebri ci sono capolavori come L’olandese volante, Tristano e Isotta e L’anello di Nibelungo. Le opere di Wagner sono considerate come delle grandiose architetture in cui musica, canto, poesia e recitazione si fondono e sublimano.

La sua musica ha influenze che superano ogni confine: le opere Parsifal e Sigfrido, per esempio, hanno  avuto un ruolo decisivo nell’ispirare le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Ecco di seguito alcune delle frasi più belle e famose del maestro Richard Wagner.

La musica non esprime la passione, l’amore, la nostalgia di questo o quell’individuo in questa o quella situazione ma la passione, l’amore la nostalgia stessa.

Cosa ci aspettiamo da una religione, se non abbiamo compassione per gli animali.

Alimenti vegetali invece che animali sono la chiave della rigenerazione. Gesù prese il pane al posto della carne e il vino per sostituire il sangue nell’Ultima Cena.

L’uomo si distingue dall’animale in virtù della compassione verso l’animale stesso.

Il lusso è l’anima dell’industria che uccide l’uomo per usarlo come una macchina.

La musica è una donna.

Se per noi Cristo stesso non è in fin dei conti che una nobilissima poesia, questa è al tempo stesso più realizzabile di ogni altro ideale poetico – nella comunione quotidiana col pane e col vino.

Si può valutare assai bene l’estraneità del genio in questo mondo dalle domande sciocche che gli vengono rivolte.

La gioia non è nelle cose, è in noi.

La musica è la lingua della passione.

Non per vantaggio, neanche per amore di fama e riconoscimento si calpesta la bellezza e la nobiltà in questo mondo.

La comprensione ci viene attraverso l’amore.

Si dava per scontato che i musicisti professionisti non potessero essere influenzati dalla cultura per le loro limitate capacità mentali.