Stendhal: le frasi migliori del romanziere francese

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Marie-Henri Beyle, più semplicemente noto solo come Stendhal, è stato un celebre scrittore francese vissuto tra il 1783 e il 1842. Grazie a capolavori Il rosso e il nero e La Certosa di Parma , l’autore è considerato uno dei romanzieri più influenti ed importanti del XIX secolo.

I protagonisti delle sue opere, che mescolano sapientemente ambientazione storica e analisi psicologica, sono giovani romantici che aspirano alla realizzazione di sè attraverso il desiderio della gloria e non temono le sofferenze e i sacrifici.

Ecco che si riportano di seguito le frasi più belle tratte dalle opere di Stendhal.

Bellezza è una promessa di felicità.

L’unica scusa di Dio è che non esiste.

Il romanticismo è l’arte di presentare ai popoli le opere letterarie che, nello stato attuale delle loro abitudini e delle loro consuetudini, procuri loro il maggior piacere possibile. Il classicismo, al contrario, presenta loro la letteratura che ha procurato il maggior piacere possibile ai loro nonni.

Le parole sono sempre una forza che si cerca fuori di sé.

Mi metterei volentieri una maschera sul volto e con diletto cambierei il mio nome.

Noi vediamo le cose quali la nostra testa se le figura. Bisogna quindi conoscere questa nostra testa.

Sono convinto che il popolo inglese, sottoposto alle situazioni che dal 1530 avvelenano l’Italia in tutte le maniere e da ogni parte, sarebbe più disprezzabile.

L’amore coglie sfumature invisibili a un occhio indifferente e ne trae conseguenze infinite.

È esatto dire che, in mezzo ai bassi interessi del denaro e alla scolorita freddezza dei pensieri volgari che riempiono la nostra vita, le azioni ispirate da una vera passione mancano raramente di produrre il loro effetto, quasi che una divinità propizia si desse premura di condurle per mano.

La religione, come quel potere assoluto temperato dalle canzoni che è la monarchia francese, hanno prodotto cose singolari che il mondo non avrebbe mai visto se queste due istituzioni fossero mancate.

Venezia, malgrado le inaudite sventure che stanno per annientarla, è una città francamente allegra.

Verso sera sono andato alla cattedrale, fatta di pietre bianche e nere disposte a strisce alternate; l’effetto è più bizzarro che gradevole.

Tra uomini, quando si è più di due e l’invidia è possibile, la correttezza obbliga a parlare soltanto di amore fisico; guardate la fine delle cene tra uomini.

Più grande è la noia della vita abituale, più sono attivi i veleni chiamati gratitudine, ammirazione, curiosità. Occorre allora una rapida, pronta ed energetica distrazione.

L’amore è un fiore delizioso, ma bisogna avere il coraggio di andare a coglierlo sui bordi di un precipizio spaventoso. Oltre al ridicolo, l’amore vede sempre al suo fianco la disperazione d’esser lasciato dall’oggetto amato, e non resta più che un dead blank per tutto il resto della vita.

Ogni vera passione non pensa che a se stessa. È questa, mi pare, la ragione per cui le passioni sono così ridicole a Parigi, ove il vicino pretende sempre che si pensi molto a lui.

Guai all’uomo di studio che non appartiene a nessuna consorteria; gli saran rimproverati anche i più piccoli e incerti successi, e l’alta virtù trionferà derubandolo.

La vera patria è quella in cui incontriamo più persone che ci somigliano.

Ecco, per esempio, quello che si può dire di Genova. Mi assicurano che c’è scarsa vita di società; una ragazza non legge romanzi e pensa a sposare un uomo ricco.

Gli anni non son che dei giorni nella vita dei popoli.

L’aria malinconica non è di buon gusto; ci vuole l’aria annoiata. Se siete malinconico, è segno che qualcosa vi manca, che non siete riuscito in qualche cosa. È un segno manifesto d’inferiorità. Invece se siete annoiato, è inferiore ciò che ha cercato vanamente di piacervi.

No, le persone che il mondo onora non sono che delle canaglie che hanno avuto la fortuna di non essere colte in flagrante.

Un individuo anche mezzo scemo, ma che sia accorto, sempre prudente, assapora spesso il piacere di avere la meglio sugli uomini di immaginazione.

La vita d’un uomo era un seguito di pericoli. Ora la civiltà ha cacciato il pericolo, non c’è più imprevisto. Se dell’imprevisto appare nei pensieri, non si hanno abbastanza epigrammi contro di esso; se appare negli avvenimenti, nessuna vigliaccheria è più bassa della nostra paura. Qualunque follia la paura ci faccia commettere, è scusata. Secolo degenerato e noioso!

Una mosca effimera nasce alle nove d’una mattina di piena estate, per morire alle cinque di sera; come potrebbe comprendere la parola notte? Datele cinque ore di vita di più, vede e intende che cosa è la notte. Così io morirò a ventitré anni. Datemi cinque anni di vita per vivere con Luisa.

Quella specie di coraggio ridicolo che si chiama rassegnazione.

Soprattutto non bisogna formulare obiezioni mediante i vari pezzi della propria ignoranza.