Ugo Foscolo, le frasi del poeta neoclassico

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Ugo Foscolo è stato un poeta e scrittore italiano, uno tra i massimi esponenti del Neoclassicismo e della poesia a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento. Costretto ad abbandonare l’isola greca di Zante che gli diede i natali, il poeta si sentì per tutta la vita un esule tra continui viaggi e fughe.

Animato da passioni travolgenti, Foscolo ha lasciato in eredità opere che sono dei veri e propri capolavori: dalle poesie come Alla sera, A Zacinto e Dei Sepolcri ai romanzi come Ultime lettere di Jacopo Ortis.

In questa pagina troverete un elenco con le frasi più belle tratte dalle opere di Ugo Foscolo, poeta dal fascino immortale.

Ogni lacrima insegna ai mortali una verità.

Negli uomini pubblici l’amicizia è o interessata o falsa, e sempre corta.

Una parte degli uomini opera senza pensare, l’altra pensa senza operare.

Minor male è non aver leggi, che violarle ogni giorno.

Il dolore in chi manca di pane è più rassegnato.

A rifar l’Italia bisogna disfare le sètte.

O Italiani, io vi esorto alle storie.

Cos’è l’uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice? scellerato, e scellerato bassamente.

Il disprezzare non è da tutti.

L’arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì nel rappresentare con novità.

Le sciocche e laide abitudini sono le corruzioni della nostra natura.

Io non odio persona al mondo, ma vi sono cert’uomini ch’io ho bisogno di vedere soltanto da lontano.

Coloro che non furono mai sventurati, non sono degni della loro felicità.

Sciagurati coloro che, per non essere scellerati, hanno bisogno della religione.

Il coraggio fu sempre dominatore dell’universo perché tutto è debolezza e paura.

Oh, come la beatitudine di sentirsi amato addolcisce ogni dolore.

T’amai dunque, t’amai e t’amo ancora di un amore che non si può concepire che da me solo.

La Natura siede qui solitaria e minacciosa, e caccia da questo suo regno tutti i viventi.

Non son chi fui: perì di noi gran parte: Questo che avanza è sol languore e pianto.

L’odio è la catena più grave insieme e più abietta, con la quale l’uomo possa legarsi all’uomo.

Ciascun individuo è nemico nato della Società, perché la Società è necessaria nemica degli individui.

Preparami un migliaio di baci, ch’io verrò stasera a succhiarli dalla tua bocca celeste.
(Lettera indirizzata ad Antonietta Fagnani Arese)

Non è vile quell’uomo che è travolto dal corso irresistibile di una fiumana; bensì chi ha forze da salvarsi e non le adopra.

Io non sarò giudice mai. In questa valle dove l’umana specie nasce, vive, muore, si riproduce, s’affanna, e poi torna a morire, senza saper come nè perché. Io non distinguo che fortunati e sfortunati.

La noja proviene o da debolissima coscienza dell’esistenza nostra, per cui non ci sentiamo capaci di agire, o da coscienza eccessiva, per cui vediamo di non poter agire quanto vorremmo.

Si può bensì anche in mezzo alle ingiustizie sentirsi giusto, forte e libero; e la dignità dell’uomo si vendica più nel sopportare nobilmente, che nel lamentarsi e gridare invano.

In tutti i paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano; l’universalità che serve; e i molti che brigano.

L’umanità geme al nascere di un conquistatore, e non ha per conforto se non la speranza di sorridere su la sua bara.

Noi chiamiamo pomposamente virtù tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serve.

Gli uomini non potendo per sé stessi acquistare la propria e l’altrui stima, si studiano d’innalzarsi, paragonando que’ difetti che per ventura non hanno, a quelli che ha il loro vicino. Ma chi non si ubriaca perché naturalmente odia il vino, merita egli lode di sobrio?