Charles Darwin, le frasi del biologo britannico

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“L’evoluzione delle specie per selezione naturale” è l’opera pilastro di Charles Darwin, noto naturalista, biologo e geologo britannico del XIX secolo (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882). La sua celebre teoria fu frutto di una raccolta dati imponente effettuata durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, la cui tappa fondamentale fu quella che lo vide sbarcare sulle Isole Galapagos.

Di seguito è presentata una lista di frasi famose di Charles Darwin, utile a comprendere l’approccio allo studio del biologo.

Colui che comprende il babbuino farebbe di più per la Metafisica di quello che fa Locke.

I lavoratori più forti che io abbia visto, i minatori, del Cile, non vivono che di verdure e di leguminose.

Il matematico è un cieco che cerca in una stanza buia un gatto nero che non c’è.

Genera più spesso confidenza l’ignoranza di quanto non faccia la conoscenza.

Adoro gli esperimenti folli. Li faccio in continuazione.

L’uomo, nella sua arroganza, si considera una grande opera, degna dell’intervento di una divinità. Più umile e, credo, più verosimile, ritenerlo creato a partire dagli animali.

Fin dalla prima giovinezza ho concepito un vivo desiderio di capire o di spiegare tutto ciò che osservavo, cioè di raggruppare tutti i fatti sotto leggi generali.

Il più umile organismo è qualche cosa di molto più elevato che non la polvere inorganica che ci sta sotto i piedi.

L’origine dell’uomo e la selezione sessuale.

È stato asserito che solo l’uomo è capace di progressivo miglioramento.

L’amore disinteressato per tutte le creature viventi è il più bell’attributo dell’uomo.

È certo che gli animali che vivono in società hanno un sentimento di scambievole amore che non provano gli animali non socievoli.

Per accertare se l’uomo sia il discendente modificato di qualche forma preesistente, occorrerebbe innanzitutto ricercare se egli stesso si modifichi, sia pure leggermente, quanto alla sua struttura corporea e alle sue capacità mentali.

L’uomo è disceso da un quadrupede peloso, fornito di coda e di orecchie aguzze, probabilmente di abiti arborei, e che abitava l’antico continente.

Non dobbiamo trascurare la probabilità che il costante inculcare la credenza in Dio nelle menti dei bambini possa produrre un effetto così forte e forse duraturo sui loro cervelli non ancora completamente sviluppati, da diventare per loro tanto difficile sbarazzarsene, quanto per una scimmia disfarsi della sua istintiva paura o ripugnanza del serpente.

È noto l’amore del cane per il suo padrone; e tutti sanno che nell’agonia della morte egli accarezza il padrone; e ognuno può aver sentito dire che il cane che soffre mentre viene sottoposto a qualche vivisezione, lecca la mano dell’operatore; quest’uomo, a meno di avere un cuore di sasso, deve provare rimorso fino all’ultima ora della sua vita.

Il modo stesso con cui sono generalmente tollerate le religioni straniere, l’attenzione che si porta ai mezzi di educazione, la libertà della stampa, le agevolezze offerte a tutti i forestieri, e specialmente, mi sia permesso di aggiungere, ad ognuno che professi le più piccole pretese alla scienza, debbono essere ricordate con gratitudine, da coloro che hanno visitato le provincie spagnuole del Sud America.

Non posso capire perché ci dovremmo augurare che le promesse del cristianesimo si avverino: perché in tal caso, secondo le parole del Vangelo, gli uomini senza fede, come mio padre, mio fratello, e quasi tutti i miei amici più cari sarebbero puniti per l’eternità. E questa è un’odiosa dottrina.

Molte sorta di animali sono sociali; troviamo anzi specie diverse che vivono insieme, come per esempio alcune scimmie americane con branchi di cornacchie, di gracchi, di storni. Anche l’uomo mostra lo stesso sentimento nel forte amore che nutre pel cane, amore che il cane gli rende con usura.

Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.
(Questa è la più celebre frase attribuita a Darwin. Gli ultimi studi ne hanno però revocato la paternità allo studioso)