Frasi e aforismi celebri sul consumismo: merci, desideri e schiavitù

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Il consumismo nasce con le società industrializzate ed è quel fenomeno economico-sociale che spinge gli individui ad un continuo acquisto di prodotti. Motore del ‘consumo’ è la pubblicità che plasma il modo di vivere della società di massa, sempre più incline a considerare fondamentali merci non necessarie se non addirittura deleterie. Il concetto di ‘consumismo’, ed il fenomeno ad esso legato, è stato ed è tutt’ora molto dibattuto e criticato dai pensatori e filosofi moderni e contemporanei.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri e illuminanti sul consumismo.

Il consumismo è il migliore dei mali.
(Tom Gore)

L’epoca contemporanea ha cancellato gli dei, la storia e la politica. Un solo Dio: consumismo, alimentato dal culto del denaro.
(Leonardo Livati)

Il consumo dei prodotti va di pari passo con il consumo dell’anima.
(Paquita)

Non passate dalla schiavitù del regime comunista alla schiavitù del consumismo.
(Papa Giovanni Paolo II)

Se tutti chiedessero la pace invece di un altro televisore, allora ci sarebbe pace.
(John Lennon)

Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore.
(Pier Paolo Pasolini)

Distinguersi nelle scelte è meglio che omologarsi nel mare di un consumismo spersonalizzante.
(Carla Fendi)

I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo.
(Erich Fromm)

È una società di persone sole, di consumatori bulimici, di spettatori assuefatti, dagli orizzonti corti e frammentati.
(Alexander Langer)

La felicità non è una questione di consumo, ma di tempo libero in abbondanza per esprimere il proprio essere.
(Mirco Mariucci)

Una società dei consumatori non può che essere una società dell’eccesso, del superfluo e dello scarto abbondante.
(Zygmunt Bauman)

Sgobbano, corrono per comprarsi quello che credono di desiderare; in realtà quello che al padrone piace che si desideri.
(Luciano Bianciardi)

Oggi il consumatore è la vittima del produttore, che gli rovescia addosso una massa di prodotti ai quali deve trovar posto nella sua anima.
(Mary McCarthy)

L’uomo reificato ostenta la prova della sua intimità con la merce. Il feticismo della merce raggiunge dei momenti di eccitazione fervente.
(Guy Debord)

Le persone sono state create per essere amate. Le cose sono state create per essere usate. Il motivo per cui il mondo è nel caos è che si amano le cose e si usano le persone.
(John Powell)

Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano.
(Joachim Spangenberg, Vicepresidente del SERI, Sustainable Europe Research Institute)

Un sacco di gente è così attirata da ciò che non può avere che non pensa nemmeno per un secondo se lo vuole davvero.
(Lionel Shriver)

La prossima volta che ti viene voglia di lamentarti per qualcosa, ricordati che il tuo bidone dell’immondizia probabilmente è nutrito meglio del trenta per cento della popolazione mondiale.
(Robert Orben)

La società dei consumi ci ha detto che la felicità consiste nell’avere le cose, e non è riuscita a insegnarci la felicità di non avere le cose.
(Elise Boulding)

In una società di consumo ci sono inevitabilmente due tipi di schiavi: i prigionieri delle dipendenze da consumo e i prigionieri dell’invidia.
(Ivan Illich)

Il consumismo è interessante perché non è affatto un materialismo, ma una forma di spiritualismo, perché il consumatore non si attacca agli oggetti. Consumare è prendere, utilizzare e gettare, distruggere nel consumo.
(Fabrice Hadjadj)

I nuovi valori consumistici prevedono infatti il laicismo, la tolleranza e l’edonismo più scatenato, tale da ridicolizzare risparmio, previdenza, rispettabilità, pudore, ritegno e insomma tutti i vecchi «buoni sentimenti».
(Pier Paolo Pasolini)

Consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. È una guerra silenziosa e la stiamo perdendo
(Zygmunt Bauman)

La pubblicità ha spinto questa gente ad affannarsi per automobili e vestiti di cui non hanno bisogno. Intere generazioni hanno svolto lavori che detestavano solo per comperare cose di cui non hanno veramente bisogno.
(Fight Club)

Dèi delle carte di credito e delle autostrade, di Internet e del telefono, della radio e dell’ospedale e della televisione, dèi fatti di plastica, di suonerie e di neon. Dèi pieni di orgoglio, creature grasse e sciocche, tronfie perché si sentono nuove e importanti.
(Neil Gaiman)

Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che ne fornisce i mezzi, e l’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità.
(Serge Latouche)

Un consumatore soddisfatto sarebbe una catastrofe perla società dei consumi, per la quale invece i bisogni devono essere sempre risorgenti, non devono avere mai fine; i consumatori devono essere insaziabili, alla perenne ricerca di nuovi prodotti,avidi di nuove soddisfazioni in un mercato che sforna continuamente prodotti nuovi e inediti
(Zygmunt Bauman)

Compri mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d’anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto. Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.
(Fight Club)

La società preconsumistica aveva bisogno di uomini forti, e dunque casti. La società consumistica ha invece bisogno di uomini deboli, e perciò lussuriosi. Al mito della donna chiusa e separata (il cui obbligo alla castità implicava la castità dell’uomo) si è sostituito il mito della donna parte e vicina, sempre a disposizione. Al trionfo dell’amicizia tra maschi e dell’erezione, si è sostituito il trionfo della coppia e dell’impotenza. I maschi giovani sono traumatizzati dall’obbligo che impone loro la permissività: cioè l’obbligo di far sempre e liberamente l’amore.
(Pier Paolo Pasolini)

Al consumatore si chiede di diventare un uomo con il frigorifero e un televisore da 21 pollici, e cioè gli si chiede di rimanere com’è aggiungendo agli oggetti che possiede un frigorifero e un televisore; in compenso gli si propone come ideale Kirk Douglas o Superman. L’ideale del consumatore di mass media è un superuomo che egli non pretenderà mai di diventare, ma che si diletta a impersonare fantasticamente, come si indossa per alcuni minuti davanti a uno specchio un abito altrui, senza neppur pensare di possederlo un giorno.
(Umberto Eco)

Il problema è che, con il trascorrere delle generazioni, noi occidentali ci siamo convinti che il benessere e la tecnologia siano “naturali”: ovvi come il sorgere del sole, gratuiti come lo scorrere dei fiumi. E su questa credenza, che è scientificamente assurda, irrazionale come la più arcaica delle superstizioni, si poggia tutto o quasi il nostro quotidiano, tutta o quasi la nostra politica. Siamo riusciti (scelleratamente) a rendere occulti i costi, i guasti, i rischi di un sviluppo che poggia, invece, su un prelievo sempre più massiccio e scriteriato di risorse limitate.
(Michele Serra)

Che cos’è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall’ansia economica di esserlo? Che cos’è che ha trasformato le «masse» dei giovani in «masse» di criminaloidi? L’ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una «seconda» rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la «prima»: il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo «reale», trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c’è più scelta possibile tra male e bene. Donde l’ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall’assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c’è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c’è stata: la scelta dell’impietrimento, della mancanza di ogni pietà.
(Pier Paolo Pasolini)