David Lynch tra cinema e pittura: le frasi celebri del genio

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David Lynch è un regista, sceneggiatore, attore, musicista, produttore cinematografico e pittore statunitense, classe 1946. Considerato come uno degli artisti più influenti contemporanei, ha rivisitato cinema e pittura secondo canoni originali e geniali. Prima di approdare al cinema, al quale ha consegnato capolavori senza tempo, ha avuto parecchio successo come pittore (attività che tutt’ora svolge). Le sue opere sono esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Philadelphia.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi famose di David Lynch, genio eclettico.

Il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio.

Un libro può farti sognare e riflettere.

Per me i siciliani sono persone piene di vita.

L’opera d’arte deve bastare a se stessa.

La musica è un mondo che si apre su altri mondi.

Non si è obbligati a comprendere per amare. Ciò che occorre è sognare.

Le persone non cambiano, si rivelano.

Le idee arrivano nei modi più impensati. Basta tenere gli occhi aperti.

Il cinema può esprimere concetti astratti. Può dire cose per cui non ci sono parole.

L’idea è tutto. Non tradirla e ti dirà tutto ciò che c’è da sapere, sul serio.

Palermo? Qui c’è un’atmosfera di giocosa intelligenza che svolazza per l’aria.

In realtà mi piace il cappuccino. Ma persino una tazza di cattivo caffè è meglio che non bere affatto caffè.

Non mi è capitato spesso di trovare idee nei sogni notturni, ma amo la logica dei sogni. E il cinema può mostrarla.

Avrei voluto veder accadere cose nella mia vita. Sapevo che niente era come sembrava, ma non riuscivo a trovarne una prova.

Il mondo è diventato una stanza rumorosa, il silenzio è il luogo magico in cui si realizza il processo creativo.

Viaggiare verso l’ignoto è una particolarità degli esseri umani, un’esperienza spaventosa, eccitante e piena di speranza.

Mi auguro che la gente si diverta un po’ e magari si informi a proposito dei benefici derivanti dalla pratica della meditazione trascendentale.

Il mio film è composto della materia di cui sono fatti gli incubi. Io ho paura di molte cose, ma soprattutto delle bocche e dei denti degli uomini.

Tante volte, mentre ascolto della musica, le idee cominciano o scorrere… è come se la musica cominciasse a prendere corpo, ed io vedo la scena del mio film svilupparsi.

Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.

Lana Del Rey, lei ha un carisma fantastico e – questa è una cosa molto interessante – è come se fosse nata in un altro tempo. Ha qualcosa che attrae molto le persone. E non sapevo che fosse stata influenzata da me!

Il fumo è come una bella donna, l’ami ma ti rendi conto che non è quella giusta per te. La lasci. Poi cominci a vagheggiarla, ti rendi conto che la tua giornata è triste senza di lei. E pian piano dimentichi guai e tormenti, incominci a scriverle, a pregarla di tornare con te. L’amore fa male, ma la mancanza d’amore ancora di più.

Io dico sempre: tutti sono detective. Tutti notano i particolari. Siamo sempre alla ricerca di indizi per scoprire quello che ci sta accadendo. È più difficile in quest’epoca, perché ci sono molti disturbi e la gente ha meno tempo per stare con se stessa. Il mistero è sempre stato importante per me, perché gli esseri umani vogliono conoscere la verità.

La meditazione? Non saprei come raccontare la prima sensazione; è come trovarsi in un ascensore in cui all’improvviso tagliano i cavi; cominci a sprofondare, ma invece di schiantarti al suolo cominci a fluttuare nel vuoto. In quel movimento si sciolgono ansie, tensioni e preoccupazioni, il mondo sembra un posto più bello e luminoso, ti senti a tuo agio, in sintonia con la natura.

Mulholland Drive? parla dell’ego e della sofferenza nel paragonarsi agli altri. Penso che per essere davvero liberi e felici, occorra uccidere l’ego: secondo la mia visione è questo il significato del cadavere nel finale. E sicuramente mette anche in discussione la nostra comprensione di ciò che è la realtà; se i sogni facciano parte di una realtà propria in un certo senso. Ma, come ho detto, è un viaggio che lo spettatore stesso deve compiere nella propria mente – non verrà servito su un vassoio d’argento – ed è per questo che penso che come opera d’arte sia senza tempo.

I segreti di Twin Peaks? Il progetto che io e Mark Frost avevamo proposto era la storia di un omicidio misterioso, ma alla fine quest’ultimo avrebbe dovuto essere relegato nello sfondo; poi ci sarebbe stato un piano intermedio, costituito da tutti i personaggi della serie; infine, in primo piano, sarebbero stati i protagonisti di ogni singola settimana, quelli li avremmo trattato in dettaglio. Quanto all’omicidio, volevamo lasciarlo a lungo in sospeso. Però a quelli della tv questo non piacque, proprio per niente; anzi, ci costrinsero in tutti i modi ad arrivare all’assassino di Laura. Non fu tutta colpa loro. La gente insisteva, voleva sapere chi aveva ucciso Laura Palmer: reclamava l’assassino. Di conseguenza la pressione fu tale per cui l’omicidio non poté più rimanere un semplice elemento di sfondo. L’avvicinamento progressivo alla soluzione, che nonostante ciò rimaneva sospesa, fu ciò che ci fece conoscere veramente gli abitanti di Twin Peaks, il modo in cui tutti circondavano Laura e interagivano tra loro. Tutti i misteri che li riguardavano. Ma fu deciso diversamente. Non poteva andare così, il desiderio di sapere era troppo forte. Tuttavia era il mistero l’ingrediente magico: avrebbe fatto vivere Twin Peaks molto più a lungo.