Edgar Allan Poe: le frasi celebri del maestro maledetto e tenebroso

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Edgar Allan Poe è stato un celebre scrittore americano. Nato a Boston nel 1809, l’autore è considerato uno dei maestri della narrativa americana di tutti i tempi. Poe è considerato il padre del racconto poliziesco e del giallo psicologico. L’autore è però soprattutto riconosciuto come i primo vero grande maestro della narrativa dell’orrore.

Tra le sue opere più celebri ci sono il romanzo Storia di Arthur Gordon Pym e le raccolte di racconti La caduta della casa degli Usher, Il gatto nero e Quattro chiacchiere con una mummia.

Ecco di seguito le frasi più belle tratte dalle opere e gli scritti di Edgar Allan Poe, maestro inimitabile del genere horror.

I mostri più spaventosi sono quelli che si nascondono nelle nostre anime.

Anni di amore furono dimenticati nell’odio di un minuto.

Quando ero giovane e pieno di follia mi sono innamorato della malinconia.

Ci sono alcuni segreti che non si lasciano svelare.

Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.

Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno.

I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione!

Le cose invisibili sono le uniche realtà.

La stupidità ha un talento per l’equivoco.

Anche nella tomba, non tutto è perduto.

L’agonia della mia anima ha trovato sfogo in un forte, lungo e ultimo urlo di disperazione.

Se si guarda troppo fisso una stella, si perde di vista il firmamento.

Ogni poesia dovrebbe ricordare al lettore che sta per morire.

Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista.

Io sono irrimediabilmente poeta.

La morte di una donna bellissima è, senza dubbio, l’argomento più poetico del mondo.

Sono diventato pazzo, con lunghi intervalli di orribile salute mentale.

Non credere a nulla di ciò che senti e non credere che alla metà di ciò che vedi.

Non soffrire significherebbe non essere stato mai felice.

L’infelicità è molteplice. La sfortuna della terra è multiforme.

Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi… ma dove?

Le parole non hanno alcun potere di impressionare la mente senza lo squisito orrore della loro realtà.

È nel disprezzo dell’ambizione che si deve trovare uno dei principi essenziali per la felicità sulla terra.

Siamo destinati per sempre a stare in equilibrio sul confine dell’eternità senza il tuffo definitivo nell’abisso.

Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.

Gli dèi sopportano e permettono nei re cose che aborriscono sul cammino dei furfanti.

Perché la tartaruga ha il passo sicuro, è questa una ragione per tagliare le ali dell’aquila?

Gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma non è ancora chiaro se la pazzia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto.

Qualunque sia la sua apparenza, la bellezza, nel suo sviluppo supremo, induce alle lacrime, inevitabilmente, le anime sensibili.

Non ho fiducia nella perfezione umana. L’uomo è ora più attivo, non più felice, né più intelligente di quando non lo fosse 6000 anni fa.

Non c’è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull’orlo di un precipizio, medita di gettarvisi.

Era di moda, anni fa, farsi beffe dell’amore a prima vista come di una ridicola fantasia. Ma le persone che pensano, e quelle che sentono profondamente, hanno sempre affermato la sua esistenza.

L’enorme moltiplicarsi di libri in ogni ramo dello scibile è uno fra i peggiori flagelli dell’età nostra, uno dei più seri ostacoli al raggiungimento d’ogni conoscenza positiva.

Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.

L’uomo che ama contemplare a fronte alta la gloria di Dio in terra, deve contemplare questa gloria nella solitudine.

I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono, nella migliore delle ipotesi, vaghi e confusi. Chi può dire dove finisca l’una e cominci l’altra?