Antonio Cassano, genio e sregolatezza: le frasi celebri di e sul talento di Bari Vecchia

  • Commenti disabilitati su Antonio Cassano, genio e sregolatezza: le frasi celebri di e sul talento di Bari Vecchia
  • Sportivi

Antonio Cassano che talento! Calciatore dalla classe cristallina, il genio di Bari Vecchia è stato uno dei giocatori più dotati tecnicamente degli ultimi decenni. Peccato che la sua carriera sia stata spesso messa in discussione dalle sue escandescenze e da un carattere spigoloso. Addirittura, è stato coniato un neologismo per definire le sue marachelle: le Cassanate. Amatissimo dai compagni di squadra per via di un comportamento socievole, divertente e scherzoso, ha avuto problemi con diversi dirigenti e allenatori. Lui stesso ha ribadito in più occasioni che se avesse avuto “più testa” avrebbe fatto una carriera molto più sfolgorante.

Di seguito viene proposta una serie di frasi famose di e su Antonio Cassano, genio e sregolatezza del calcio italiano.

Errori? Nella mia vita ne ho fatti un paio… Al minuto però.

Sergio Ramos, tagliati i capelli che mi sembri Renato Zero!

Per rendere ho bisogno di affetto (Presentazione alla Sampdoria)

Sopra il Milan c’è solo il cielo.

Sopra il cielo c’è l’Inter.

Messi è dieci spanne su tutti gli altri.

Sono ancora convinto che quando finirò di giocare io a calcio, diventerò grassissimo.

Per Allegri contavo poco. Galliani? Tanto fumo poco arrosto.

Se quel Bari-Inter non ci fosse stato sarei diventato un rapinatore, o uno scippatore, comunque un delinquente.

Ci sono froci in nazionale? Se penso quello che dico sai che cosa viene fuori…

José Mourinho? Questo c’ha due co..lioni grandi come una casa.

Sono ancora convinto che sia meglio un assist di un gol.

Se una donna ti piace, le rompi le palle. Se ci sta, bene, se non ci sta, bene lo stesso la vita va avanti.

Il numero di maglia? Ho fatto 9 + 9 e poi è il numero di Ronaldo, in ogni caso è una maglia che mi dona.

Al Real è andata male, al 70% è stata colpa mia, ma ci sono state anche tante situazioni negative. Su questo devo migliorare.

La Sampdoria l’ho detto, lo dico e lo continuerò a dire: è stata l’esperienza che mi ha cambiato la vita, resterà sempre nel mio cuore.

Certo è che se dai a Marotta la metà di quello che spende Corvino, vinciamo tre scudetti consecutivi. Marotta è il Cassano dei direttori sportivi.

Ero povero, ma tengo a precisare che nella mia vita non ho mai lavorato anche perché non so fare nulla. A oggi mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario me ne mancano ancora 8, prima di pareggiare.

Non ci son stati aiuti o cose che si vuol far passare, la Juve era talmente più forte delle altre che vinceva gli scudetti indipendentemente da tutto.

Il calcio mi ha dato tanto, popolarità, ricchezza. Io invece gli ho dato poco: gol, emozioni, ma in realtà solo il 40-50% di quello che avrei potuto fare.

Fabio Capello, il migliore allenatore che abbia mai avuto. Ha fatto tanto per me e io poco per lui: non lo meritava, ma la stima che ci ha legato e ci lega tuttora è immensa.

Totti? Mi dispiace molto per lui, che ha rinunciato all’azzurro. È uno dei più grandi, insieme a Baggio, degli ultimi 10-20 anni. Ora sono tornato io, e magari tornerà anche lui.

Ho rifiutato tre volte il passaggio alla Juventus. Lì vogliono solo i soldatini, sul binario, sempre dritti. Io devo andare dove mi pare anche se poi lo pago sulla mia pelle.

Non contano i moduli, possiamo giocare con il 3-3-3, il 4-4-4 o il 5-5-5 di Oronzo Canà: quando ci sono giocatori di qualità puoi giocare in qualsiasi modo.

Mi diverto a giocare a calcio, dopo il problema al cuore mi è tornata la voglia di fare il calciatore anche se la passione degli inizi è un’altra cosa. Il massimo era giocare in piazza a torso nudo.

Var? È totalmente inutile: le lunghe attese, quei minuti su minuti per verificare un’azione hanno finito per togliere emozione a chi gioca e a chi è seduto in tribuna.

Io ho bisogno di sentirmi importante e alla Pinetina mi fanno sentire tale dal primo all’ultimo. Sento la fiducia dell’ambiente. Al Milan non mi facevano sentire importante. Volevo giocare, o almeno che fossero chiari con me.

Nel 2006 Lippi è stato onesto: mi ha chiamato per dirmi che non avrei fatto parte della spedizione in Germania. Nel 2010 invece mi sa che è stato qualche giocatore a parlare male di me a Lippi.

Ho sempre detto che mi piacerebbe tornare un giorno alla Samp e il direttore Leonardi lo sapeva sin da quest’estate. Il mio rapporto con quella città è particolare ed esula dal calcio. È come la Nutella: quando uno la assaggia, un cucchiaio non può bastare.

Nagatomo? Io non capisco lui, lui non capisce me, quando parla nessuno capisce niente e tu ridi, gli puoi dire qualsiasi cosa e non si offende tanto nemmeno lui capisce. Parliamo di tutto, di cibo, di donne, capisce solo “ti voglio bene”, “stai bene?” e roba simile.

Gonzalo Higuaín? Insieme a Suarez è il più forte attaccante del mondo. Tecnicamente è formidabile, usa il destro e il sinistro, è forte di testa. È anni luce davanti a tutti gli altri. Più forte di Cavani che faceva solo gol e basta. Fare 130 gol in 5 anni al Real non è da tutti.

Ronaldo Luís Nazário de Lima? Il giocatore più determinante degli ultimi venticinque anni, come Messi oggi. Era un talento clamoroso. La differenza tra lui e me era che, pur essendo anche lui su di peso, la stessa domenica… io facevo una partita allucinante e lui faceva due gol. Era chiamato il fenomeno. Ci sarà stato un motivo.

Antonio Conte? Quaquaraquà non sono io, ma lui che è stato squalificato per omessa denuncia. Ho fatto tante cassanate nella mia carriera e per questo sono stato squalificato. Se lui viene a parlare di moralità a me è finito il mondo. Lui che, lo ripeto, è stato squalificato per omessa denuncia.

Riccardo Garrone? Se potessi tornare indietro non lo tratterei male. Mi voleva bene come un figlio, ora stiamo cercando di recuperare il rapporto. Anzi, mi piacerebbe chiudere la carriera in maglia blucerchiata e comunque Genova sarà la città dove vivrò quando avrò smesso di giocare.

Andrea Stramaccioni? È stata la persona peggiore mai incontrata nel mondo del calcio. Ne ho incontrate tante, ma lui… Non è stata una persona onesta, leale. Ti diceva una cosa davanti e tante altre dietro. Raramente sono arrivato alle mani con qualcuno ma con lui fu giusto alzare le mani. Era una persona che non mi piaceva e continua a non piacermi, e non mi piacerà mai. Perché se una persona nasce quadrata non può morire tonda.

Qui si sono abituati troppo bene. Si sono abituati a mangiare la Nutella e appena devono mangiare un po’ di m…da si comportano in questa maniera. Sono già 3 o 4 partite che qualcuno mi ha puntato e mi fischia. Mi è successa la stessa cosa a Roma e me ne sono andato, mi è accaduto a Madrid e me ne sono andato. L’Inter sta giocando un altro campionato, ma la Sampdoria è seconda in classifica. E ribadisco seconda. Lancio un messaggio, a buon intenditor poche parole.

Io e Capello non andavamo mai d’accordo, al punto che una volta quando stavo alla Roma mi venne in mente un’idea che tutti e due ancora applichiamo con successo. Gli dico: “Visto che facciamo stron..te dalla mattina alla sera e ci mandiamo continuamente a quel paese, almeno mettiamoci la mano davanti alla bocca, così evitiamo che tutto il mondo veda, capisca e ci prenda per il culo”. E lui quel giorno lì per la prima volta ha ascoltato me. Per la prima e unica, sia chiaro.

Se avessi ascoltato Capello, uno dei più grandi allenatori di sempre, avrei fatto cose più importanti. L’ho incontrato per la prima volta nel 2001, mi voleva a tutti i costi a Roma e rifiutai la Juve. Ancora oggi dico di aver fatto la scelta migliore. Il problema è che poi ho combinato dei disastri. Non ero cattivo, ma pigro. Il mister mi chiedeva di allenarmi, io facevo il contrario. Ho approfittato troppo del mio talento. Avrei potuto fare una carriera clamorosa, ma non vivo di rimpianti. A Madrid arrivai con 93kg, con Capello ne persi 10. Li però devi scegliere: ti alleni al 100% e giochi, fai la vita bella e stai in panchina. Io sceglievo sempre la seconda e stavo fuori fino alle sei del mattino.

Ne ho trombate molte, anche in ritiro. È piuttosto facile. A Trigoria, che è enorme, ero riuscito a procurarmi la chiave dell’ultimo cancello, quello che dava sul retro. Le facevo entrare da lì. Andavamo negli spogliatoi delle giovanili, spesso usavamo i lettini dei massaggi, ogni tanto se ne spaccava uno. Anche se lo scoprivano, non mi dicevano nulla, chiudevano un occhio. Anche perché spesso ho giocato grandi partite dopo aver fatto sesso. Andatevi a rivedere Roma-Juventus 4-0, quella della bandierina spezzata. Avevo fatto le 6 la domenica mattina, con una delle tante amiche che avevo in quel periodo.

Frasi su Antonio Cassano:

Cassano non è uno da mezze tinte né da 6. O 3 o 9.

(Gianni Mura)

Cassano parla italiano, poi all’improvviso comincia a urlare in barese: “Vin’ d’da’! Vin’ d’dou!…”.

(Pierluigi Pardo)

A parte Totti, comunque è Cassano a colpire la mia immaginazione. Se vuole può diventare uno dei migliori al mondo.

(Thierry Henry)

L’unica preoccupazione, semmai è a livello comportamentale… Però non mi va di parlare di queste cose, sembra che voglia portare sfiga… Non vorrei parlarne bene e poi magari tornare in albergo e scoprire che ha sfasciato tutto.

(Gennaro Gattuso)

Soldatini i giocatori della Juventus? Questa è un’offesa che Cassano avrebbe dovuto risparmiare perché se fossero tutti come i Cassano la Juve non avrebbe quel curriculum di successi, di campionati e coppe.

(Dino Zoff)

Talento incredibile, mai visto uno come lui. Deve trovare continuità e sentirsi protetto, amato, cosa complicata qui a Madrid dove se sbagli due partite ti mettono in croce. Se fosse arrivato in un altro momento la sua storia qui sarebbe stata diversa.

(Raúl)

A me manca Cassano, non Tevez. […] Mi manca in campo. Oggi come oggi alla nostra squadra manca un giocatore come lui. […] Con Cassano diventa tutto più facile. Lui gioca da seconda punta e riesce a darti il pallone da posizione impossibile.

(Zlatan Ibrahimović)

Antonio è straordinario. Il giorno che è arrivato all’Inter gli ho detto: ‘Stavolta giochiamo insieme, abbiamo sempre giocato contro’. Da Genova alla Liga, abbiamo sempre giocato contro. Ho sempre vinto per fortuna contro di lui. Avevo un ottimo rapporto da avversario con Antonio, qui all’Inter ovviamente scherziamo sempre insieme.

(Diego Milito)

Ci parlo spesso con lui, so come è fatto. È una persona vera e se qualcuno dice una cosa e poi non la fa… è così, non conta fino a 10, probabilmente conta fino a 8, prendere o lasciare. Ma se uno è sincero con lui, può anche non giocare tutte le partite, può anche stare in panchina tutto l’anno, ma non creerà mai alcun problema alla società.

(Marco Materazzi)

Quando me lo sono trovato a Madrid mi dissi “Ancora qui questo…”. A Roma si perse, come tutti quelli che sono andati lì. Si è fatto coinvolgere da qualche festa di troppo. Dopo Baggio è stato il più grande talento del calcio italiano. La genialità di Cassano è unica. Negli ultimi 20 metri dribblava, rifiniva, calciava… Molti confondono i fuoriclasse con i geni: sono cose molto diverse. Il più grande dispiacere che ho avuto è stato lo spreco del suo talento. Antonio si è perso in sciocchezze, in bambinate. Si è fermato al 50% delle sue possibilità. Ricordo che a Madrid avevamo il Gordo (Ronaldo) e il Gordito, cioè lui.

(Fabio Capello)

[Sulle dichiarazioni di Cassano del 15 novembre 2012) Leggo con stupore le dichiarazioni rilasciate oggi dal signor Cassano, a seguito delle quali mi trovo costretto a fare alcune precisazioni: in primo luogo, non ho mai proferito il termine «moralità», della quale, tra l’altro, sono molto dotato, nonostante la squalifica per omessa denuncia sulla quale ho già espresso le mie opinioni in passato. Alla domanda su come vengano effettuate le scelte dei giocatori della Juventus ho fatto riferimento all’uomo, inteso come interprete del ruolo di calciatore in maniera professionalmente ineccepibile. Vale a dire: l’impegno, il rispetto delle regole, il rispetto dei ruoli, l’attaccamento al bene comune della squadra. Mi sembra che il signor Cassano nella propria carriera abbia più volte dimostrato sul campo e fuori dal campo, vedi imitazioni di Capello al Real Madrid, o le corna mostrate all’arbitro Rosetti ed altri episodi, di non avere i requisiti richiesti dal sottoscritto. Inoltre altri aneddoti in tal senso ce li ha raccontati lui stesso nella sua biografia. Ritengo pertanto di non dover aggiungere altro, fermo restando che quando uso determinati termini, ne valuto appieno il significato letterale.

(Antonio Conte)