Carlo Calenda, le frasi celebri del politico

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Carlo Calenda, la politica è passione. Dirigente d’azienda – nonché leader attuale di ‘Azione’ – Calenda si è imposto anche nel panorama mediatico del BelPaese negli ultimi anni. La sua verve, la sua personalità, le sue numerose apparizioni nei talk d’informazione e il suo ampio utilizzo dei social network, lo hanno proiettato a capofitto al centro del dibattito che corre lungo lo Stivale.

Il suo curriculum politico è di tutto rispetto: Viceministro dello Sviluppo Economico nei governi Letta e Renzi, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea nel 2016 e Ministro dello Sviluppo Economico nei governi Renzi e Gentiloni. Il 28 agosto 2019, dopo aver rivolto diversi appelli alla dirigenza del Pd, lascia i dem. Goccia che fa traboccare il vaso l’intesa fra democratici e grillini che danno vita a un nuovo esecutivo a tinte giallorosse, frutto del precedente strappo della Lega con il M5S. Il 21 novembre 2019 inizia ufficialmente la sua nuova avventura politica, ‘Azione’.

Di seguito viene proposta una serie di frasi celebri di Carlo Calenda.

Deve essere chiaro che questo non è un Paese aperto alle scorrerie di nessuno.

In tempi tosti bisogna alzarsi in piedi.

Niente di più bello di una fabbrica che cresce!

Un grande Paese è un Paese garantista. Un Paese dove vige uno stato di diritto.

Su Alitalia siamo oramai all’ora del dilettante.

Capito?! 3 mesi per revisione scale mobili. È l’ATAC “risanata” da Raggi.

L’autorevolezza e il rispetto si conquistano facendo rispettare le regole, non reagendo in modo scomposto.

In Italia serve uno Stato forte, non pervasivo, che sappia proteggere, investire e soprattutto implementare le decisioni.

Sono solo passionale e, a volte esagero, salvo poi pentirmene. Ma non voglio fare il bullo o essere borioso.

Quando uno va al governo non deve parlare dei problemi come se fosse al bar ma risolvere i problemi che vivono le persone.

Ogni cosa nuova quando nasce è piccola. L’importante è crescere rimanendo fedeli ai propri principi.

Quanto dobbiamo aspettare ancora per cambiare una politica che ci costringe a scegliere solo il meno peggio?

Ero impegnato nel rapporto di politica industriale. E non ho capito da che cosa dovrei difendere il presepe? Dalle renne di Babbo Natale?

Quanto mi manca l’Italia quando mi sveglio sotto il plumbeo cielo Brussellese. Sarò malato, mi ricorda una barra d’acciaio.

Non possiamo tirarci indietro e scappare dal confronto con sovranisti e populisti. Quello che abbiamo lo abbiamo ereditato, ora è il momento di guadagnarcelo.

Dobbiamo essere consapevoli che si sta andando verso un mondo nel quale si rafforzano i nazionalismi economici. Per questo abbiamo bisogno di regole serie e di farle rispettare.

Oggi non c’è un italiano che vota perché pensa che la politica risolverà davvero i problemi che ha. Il voto è solo “contro”: Grillo vs Salvini. Ma così l’Italia muore.

Il governo Renzi ha fatto per l’economia cose che nessuno aveva fatto prima. Ma ha dato l’impressione che i problemi fossero ormai alle spalle. Non era e non è così.

L’Occidente è fratturato, mentre si sta diffondendo ovunque un pericoloso rifiuto della modernità, dai vaccini all’innovazione tecnologica, dall’apertura dei mercati alla tolleranza.

Anche su tasse ed evasione non serve annunciare una riforma al giorno ma che qualcuno si occupi di attuarle e monitorarne l’impatto. Meno conferenze stampa e più gestione amministrativa seria.