Frasi e aforismi celebri sull’aperitivo e sulla sua variante, l’apericena

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L’aperitivo è uno dei momenti preferiti dagli italiani che trovano in un calice di vino, in una coppa di spritz o in un’altra bevanda sollievo dagli impegni quotidiani. Altrimenti detto, per molti l’aperitivo è sinonimo di staccare la spina e concedersi del sano relax, con della convivialità. Negli ultimi tempi è nata anche una variante del classico aperitivo, cioè l’apericena: trattasi semplicemente di un aperitivo ‘più abbondante’ in cui si fa a tutti gli effetti un pasto completo.

Di seguito è stato redatto un elenco di frasi e aforismi famosi sull’aperitivo.

Sicuramente le dimensioni contano. Nessuno vuole un piccolo bicchiere di vino come aperitivo.
(Tom Gore)

Un drink è troppo per me, e un migliaio non sono abbastanza.
(Brendan Francis Behan)

Il pisolino… è l’aperitivo della dormita.
(Garfield)

L’astinenza da cibo `e sicuramente il miglior “aperitivo” disponibile.
(Herbert M. Shelton)

Fra i giovani c’è una supina rassegnazione. Si vive nel galleggiamento del presente fra lo smartphone e lo Spritz.
(Enrico Mentana)

Piano bevo l’aperitivo /Piano è un rito / collettivo / Piano mi fa sentire vivo / Chissà per quanto.
(Punkreas)

Vacanze sul lago. Un po’ prima che il commendatore lanci la lenza, il cameriere serve l’aperitivo ai pesci.
(Marcello Marchesi)

Il bacio sta all’amplesso come l’aperitivo all’abbuffata.
(Roberto Gervaso)

Ma dottore, io mangio un sacco di frutta. Metto sempre tre ciliegine in ogni Manhattan!
(Martin Short)

Il declino dell’aperitivo potrebbe essere uno dei fenomeni più deprimenti del nostro tempo.
(Luis Buñuel)

Un popolo con una così grande varietà di aperitivi come il nostro non può morire di fame.
(Marcello Marchesi)

Voglio vivere in una città / dove all’ora dell’aperitivo / non ci siano spargimenti di sangue / o di detersivo.
(Fabrizio De André)

Rissa col maitre dell’albergo per un’ape nell’aperitivo, che lui giustificava etimologicamente come derivanti l’uno dall’altra.
(Alessandro Bergonzoni)

Quand’ero giovane a Milano andava di moda l’Aperol e a Napoli la pizzetta: l’Aperol era un aperitivo, la pizzetta un “chiuditivo”.
(Luciano De Crescenzo)

Adesso ci facciamo una bella sgambata in bicicletta per farci venire l’appetito!
– Franco, forse tu non lo sai, però… per far venire l’appetito è stata inventata una cosa, si chiama “aperitivo”.
(Forever Young)

La festa ha sempre il solito sapore, / gusto di campane, non è neanche male, / c’è chi va a messa c’è chi pensa di fumare / come aperitivo prima di mangiare.
(Vasco Rossi)

Avevo nella testa una fontana, / una pioggia di pensieri cattivi, / mentre la gente seduta al tavolino / contava il tempo con gli aperitivi.
(Francesco De Gregori)

Detesto la parola apericena. Non ci posso fare niente, è più forte di me. Sarò vecchia dentro (e forse anche un po’ fuori), ma io amo l’aperitivo che finisce per –tivo, quello con due noccioline, qualche oliva e una ciotolina di patatine mosce.
(Serena Cappelli)

Milano è “bilanciocentrica”, la cultura e l’attenzione per il sociale non esistono. Ma confidiamo nei suoi eroi e nei loro maglioncini magici per risolvere la situazione: un esercito di ferocissimi bloggettari anonimi contro il sistema, ma solo dopo l’aperitivo.
(Manuel Agnelli)

Apericena. Né arte, né parte. Né carne, né pesce. Né zuppa, né pan bagnato. Un vorrei ma non posso. Nove letterine che, quatte quatte, in un sol colpo snaturano due istituzioni. Che fine ha fatto la splendida tradizione dell’aperitivo bevuto al bancone del bar spiluccando salatini?
(Serena Cappelli)

Un uomo solo a trent’anni è un single, un figo, ci ha la sindrome di Peter Pan. Una donna a trent’anni sola è additata come Hannibal Lecter all’ora dell’aperitivo.
(Geppi Cucciari)

I poveri non hanno il vizio di mangiare, a volte hanno quello del bere, ma bevono per dimenticare: per dimenticare di essere poveri. E comunque non bevono l’aperitivo, perché non ne hanno bisogno: ringraziando Dio, la fame già la tengono!
(Giobbe Covatta)

«E il brunch, allora?» dirà qualcuno. È vero, ma il brunch è una cosa bella e pigra tipica della domenica, non una sorta di ingozzo quotidiano. E poi nessuno, grazie al cielo, ha ancora pensato di chiamarlo colanzo.
(Serena Cappelli)

San Pellegrino: protettore dei barmen. La Chiesa lo ha sostituito da qualche anno con San Bittèr: c’est plus facile. San Pellegrino fu fatto santo perché quando era ancora novizio di Don Bairo fece sostituire San Giovese, che era addetto agli aperitivi, con San Gemini. Correva l’anno 1137: una pessima annata per San Giovese!
(Giobbe Covatta)

Per carità, sia benedetto anche l’happy hour, che è un po’ come la Fanta che l’è mia buna ma l’è tanta: ingozzarsi di roba imprecisata ha l’indiscutibile vantaggio di attutire, oltre alla fame, anche l’effetto dei tre Negroni. Ma perché, perché dobbiamo chiamarlo apericena? È una parola tristissima, accidenti, come le sue sorelle aperipasta e aperipizza.
(Serena Cappelli)

Quando voglio farmi del male vero, io vado alla Metro. Il magazzino dove si compra solo all’ingrosso. Lo adoro. Davanti a quelle confezioni ciclopiche di carta igienica, non so resistere… Se vedo un secchiello di olive da cinque chili invece di pensare: cosa cavolo me ne faccio di tutte ‘ste olive che non prendo neanche mai l’aperitivo, ecco invece che mi monta la foga della provvista e mi dico: Caspita! Ma è convenientissimo! È un’offerta che non posso proprio lasciarmi scappare. Metti che voglia prendere l’aperitivo da qui al 2006… Devo assolutissimamente trovare anche una cisterna di Campari…
(Luciana Littizzetto)

L’escalation sentimentale prevede le seguenti tappe progressive: simpatico aperitivo al bar, cena romantica al lume di candela, notte pazza in discoteca, alba eroica a casa sua, weekend erotico in baita di montagna, entusiastica convivenza a due, matrimonio fatale, divorzio ristoratore, simpatico aperitivo al bar.
(Gianni Monduzzi)