Frasi celebri di Nadia Toffa, la compianta Guerriera delle Iene

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Nadia Toffa è stata una giornalista, scrittrice, conduttrice e personaggio televisivo italiano. Si è spenta a Brescia il 13 agosto 2019, a soli 40 anni, dopo aver combattuto con un tumore cerebrale. La notorietà è arrivata principalmente per il suo impegno nel programma di Italia 1 Le Iene. Durante la travagliata lotta contro la malattia, ha continuato ad apparire sul piccolo schermo, veicolando inni alla vita e messaggi positivi nonostante le condizioni di salute sempre più precarie.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri di Nadia Toffa, la giornalista ‘Guerriera’.

L’importante è come vivi.

Non ho niente di più importante da fare, se non vivere.

Dio ci mette davanti a delle sfide.

Sono una che si annoia in fretta e che ha sempre bisogno di stimoli.

Preferisco di gran lunga le critiche ai complimenti.

Ho la capa tosta, in tutti i sensi.

La tragedia ti sbatte in faccia la verità e capisci chi ti ama.

Ognuno è libero di gestire come vuole la propria sofferenza.

La politica? La trovo slegata dal mondo reale.

La vita dà e toglie, non ho paura di allontanarmi dalle cose, sono sempre pronta.

Io posso usare i paroloni. Ma i paroloni al popolo non servono.

Io non ho paura di niente e ho scoperto che non ho paura neppure di morire.

Non è detto che vinca, ma l’importante non è vincere ma mettercela tutta.

Continuo le cure… Infatti sono gonfia come una luna piena.

Non mi vergogno, sto indossando una parrucca, questi non sono i miei capelli.

Da una sfida si può trovare anche del buono. Con il buon umore non si risolve un cancro, però aiuta e fa bene in tutte le cose.

Io provo tanti sentimenti negativi: disgusto, imbarazzo. Ma la paura mai. Cos’è la paura, in fondo? Paura di sbagliare e paura di perdere.

Non devono essere solo le donne a difendere le altre donne dai soprusi. Devono essere gli uomini a dire: “Fai schifo”.

Non è il quanto vivi, ma come vivi. Io sto facendo il possibile per ritardare la mia morte. Vedremo quanto tempo avrò ancora, ma non credo molto.

Non ho mai rischiato di morire, ma finché sei lì in rianimazione e non fanno tutti gli accertamenti, non lo sai. Su suggerimento di un mio collega ho anche pregato, ripetendo le preghiere che sapevo e mi sono ricordata.

Ho capito molte cose quel giorno, soprattutto che se non ti butti finisce che resti al palo ad aspettare. È chiaro che buttarsi fa paura, per questo bisogna coltivare tanto coraggio, così tanto da riuscire a spaventare la paura.

Mi sento un po’ in colpa perché ho fatto preoccupare tanta gente. Mi sono commossa per i messaggi e le dimostrazioni d’affetto sui social. La gente ha pregato per me e questo mi ha stupita.

Ancora adesso non so cosa rispondere alla domanda: “Di che cosa hai paura?”. Dopo il cancro e dopo aver sfiorato la morte, sento che non ho paura di niente, ma non perché mi credo invulnerabile. Sono piena di fragilità, eppure più di tutto è vivo in me il desiderio di conoscere le cose, ed è così forte e assoluto che non lascia spazio a nient’altro.

Mi sono fermata e intorno a me c’era tutto l’amore di chi mi è stato accanto e lo è tuttora, tutto l’amore del mondo diffuso nell’aria, ovunque. Il cancro è stato un ponte tra me e le emozioni più intense, selvagge, sottili, quelle che ho tenuto sempre a freno, imbrigliate dal desiderio di controllare, dirigere, pianificare. Dalla paura.

Non mi rammarico per quello che è stato, ogni situazione porta in sé un regalo e un carico e sono felice di non aver potuto scegliere la mia infanzia. Prendo le cose come vengono, perché sono convinta che ci sia da qualche parte qualcuno che è più saggio di noi, e che ha nascosto una perla dentro ogni grande difficoltà. La mia è stata poter diventare uno spirito libero.

Per tanti anni ho nascosto il mio lato dolce, perché credevo che mi potesse indebolire, e la corazza mi è servita, mi ha reso forte, mi ha portato lontano a raggiungere dei risultati importanti […] La malattia, il dover stare a casa per così tanto tempo, l’avere bisogno di aiuto, mi hanno costretta a riprendere contatto con la mia parte più tenera e indifesa, quella più umana. Era come se mi fossi dimenticata che la fragilità non è una debolezza, ma è la condizione dell’essere umano ed è proprio lei che ci protegge, perché ci fa ascoltare quello che proviamo, quello che siamo, nel corpo e nel cuore.

In seguito ad un malore lo scorso dicembre sono stata operata d’urgenza. Poi ho fatto la chemioterapia e la radioterapia. Sembrava tutto finito, ma a marzo durante un controllo, è arrivata la brutta notizia. Il cancro era tornato e mi hanno operata nuovamente. All’inizio mi chiedevo “perché proprio a me?”. Poi, dopo mesi, ho trasformato questa domanda in “perché non a me?”. È il mio dolore e me lo devo portare. È una sfida che posso magari non vincere, ma devo combatterla mettendocela tutta. Vorrei dire alle persone di non mollare mai perché non sono sole.