Sergio Mattarella, le frasi del Presidente della Repubblica su cui riflettere

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Sergio Mattarella, 12° Presidente della Repubblica Italiana, eletto il 3 febbraio 2015. Nato a Palermo il 23 luglio 1941, ha avuto una brillante carriera politica, giuridica e accademica. Fu eletto deputato per la prima volta nel 1983, nelle file della Democrazia Cristiana. Passò poi nel Partito Popolare Italiano, ne La Margherita e infine nel Partito Democratico. Nel suo curriculum, oltre alla Presidenza della Repubblica, vanta molte altre cariche istituzionali ricoperte: Ministro per i rapporti con il Parlamento (1987-1989), Ministro della pubblica istruzione (1989-1990), Vicepresidente del Consiglio (1998-1999), Ministro della difesa (1999-2001) e Giudice costituzionale (2011-2015).

Sergio Mattarella è il fratello minore di Piersanti Mattarella, che fu ucciso nel 1980. L’omicidio a sfondo mafioso fu perpetrato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Sicilia.

Di seguito è stato stilato un elenco di frasi celebri di Sergio Mattarella.

I giovani si allontanano e perdono fiducia perché la politica, spesso, si inaridisce.

La pace nasce dalla fatica di dire no quando è necessario.

Il confine fra attività pubblica e interessi privati va ristabilito in modo rigido.

Con le guerre non si risolvono i problemi. Se ne creano dei nuovi.

Non c’è futuro al di fuori dell’Unione Europea.

Le ideologie totalitarie hanno sempre considerato le donne come esseri inferiori.

Ogni morte sul lavoro è una perdita irreparabile per l’intera società.

La cultura e la ricerca producono spirito critico. È la loro funzione, la loro natura.

La non accettazione delle diversità genera violenza e per questo va contrastata con determinazione.

Sconfiggere le mafie è possibile, oltre a essere una necessità vitale per l’equilibrio e lo sviluppo del Paese.

Quando si danneggia una scuola, viene ferita, in realtà, l’intera comunità nazionale.

Nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale. Ne uscirebbe emarginato e perdente.

A ogni mese di settembre l’apertura dell’anno scolastico rappresenta una svolta nel ritmo della vita del nostro Paese.

Auschwitz, evento drammaticamente reale, rimane, oltre la storia e il suo tempo, simbolo del male assoluto.

Nella scuola si cresce, ci si incontra, si sviluppano cultura, affetti, solidarietà, conoscenza reciproca. Si sperimenta la vita di comunità, il senso civico.

Lampedusa è la porta d’Europa e la base per un ponte tra i continenti. L’isola ha offerto a chi è arrivato, e la sente come seconda patria, il volto migliore dell’Europa.

L’Europa deve riprendere a crescere, a sviluppare la propria integrazione. Soltanto così potrà continuare ad alimentare speranze per le nuove generazioni.

L’intolleranza affonda infatti le sue radici nel pregiudizio e deve essere contrastata attraverso l’informazione, la conoscenza, il dialogo, il rispetto.

La Repubblica ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società. Chi detesta la democrazia, invece, vuole che le fratture si allarghino, che diventino conflitti insanabili, che seminino paure e rancore; che la Costituzione divenga irrealizzabile.

In un Paese democratico, qual è il nostro, si deve costantemente rammentare che vi è un patrimonio di valori e di istituzioni che va sempre difeso insieme.

Il terrorismo, alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una Terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla.

Il libero mercato è indispensabile, ma non può essere il solo mercato a dettare le regole di un modello sociale. Il modello sociale europeo è fatto da diritti, da solidarietà. È evidente che questo va perseguito.

È vero, c’è una corruzione che vediamo diffusa come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della vita. La corruzione, il potere fine a se stesso, sono conseguenza di una caduta della politica. Di un suo impoverimento.

Studiare insieme […] mi ha fatto capire che si cresce se si cresce insieme, ci si realizza se ci si realizza insieme, che si è davvero liberi, liberi dall’ignoranza, liberi dal bisogno, liberi dalla violenza, se liberi lo sono anche gli altri.

Leggi razziali – che, oggi, molti studiosi preferiscono chiamare “leggi razziste”- rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia.

La corruzione può essere combattuta soltanto attraverso il convinto coinvolgimento etico e culturale di ciascuno nella società, diretto ad affermare, senza esitazioni o timidezze, il primato della legalità, non essendo esaustiva la repressione penale.

Il cammino dell’umanità, purtroppo, è costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale – resta unica nella storia d’Europa.

Mutano le stagioni, mutano le condizioni di vita, ma c’è qualcosa che rimane costantemente inalterato ed è il complesso dei valori che danno senso alla vita e alla condizione umana: la dignità della persona, il bene comune, il rispetto degli altri, la responsabilità con cui viviamo lo stesso tempo. Questo complesso di valori è quello che la cultura aiuta a individuare e a fare proprio.

Ogni aggressione, ogni vessazione diretta ai danni di ogni donna, espressioni dell’idea primitiva che le donne non abbiano il diritto di realizzarsi e di decidere per se stesse, è una violenza di genere e una violazione della dignità della persona. Contro questo atteggiamento l’intera comunità deve sapersi opporre fermamente.

Tutti coloro che fanno parte delle nostre Forze armate sono dei soldati; ‘soldato’ è un termine che unifica, che abbraccia dal più giovane dei militari di truppa al capo di Stato Maggiore, ed esprime quella condizione … di dedizione, di impegno, di onore, di amor di patria.

La corruzione in Italia – ma non solo in Italia – esiste. È un fenomeno grave, perché divora risorse, nega diritti e mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini. Ma non sarebbe giusto pensare che tutto il Paese sia così o che sia in balìa della corruzione. Abbiamo anticorpi per combatterla. A differenza di altri luoghi, da noi viene combattuta e, spesso, scoperta e sanzionata. La risposta delle istituzioni esiste e si fa sentire con vigore. Non sempre, ripeto, accade così nel resto del mondo.

Auschwitz, il più grande e più letale dei campi di sterminio – con le sue grida, il suo sangue, il suo fumo acre, i suoi pianti e la sua disperazione, la brutalità dei carnefici – è stato spesso, e comprensibilmente, definito come l’inferno sulla terra. Ma fu, di questo inferno, solo l’ultimo girone, il più brutale e perverso. Un sistema infernale che ha potuto distruggere milioni di vite umane innocenti nel cuore della civiltà europea, soltanto perché, accanto al nefando pilastro dell’odio, era cresciuto quello dell’indifferenza.

La guerra è un’ingiustizia, una condizione disumana. … La guerra semina sempre distruzione, fa morire persone, distrugge abitati, ma lascia poi tracce pesanti sulla vita di ciascuno che è coinvolto nella guerra. … Perché avviene? La risposta non è facile, perché la guerra è irrazionale, non c’è una ragione e, per quanto nei libri di storia ogni tanto si spieghino le ragioni delle guerre, non sono mai sufficienti. La verità è che nel mondo gli adulti sorgono delle barriere che non sono soltanto fisiche, sono anche mentali. Le barriere che nascono nella mente di alcune persone, dall’avversione verso altre, dai pregiudizi, dalla ostilità preconcetta nei confronti di altri, di altre persone, di altri popoli, di altre etnie sono una cosa priva di senso. Ma che avviene.