Giulio Andreotti: frasi, citazioni e dichiarazioni del Divo della politica italiana

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Giulio Andreotti è stato un politico tra i più importanti e influenti della storia italiana. Nato a Roma il 14 gennaio 1919, diventò lungo la sua carriera una personalità di spicco della Democrazia Cristiana. È stato il politico con il maggior numero di incarichi governativi nella storia della repubblica. Fu sette volte Presidente del Consiglio, ventisei volte Ministro e dal 1945 al 2013 fu sempre presente nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita (nominato dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga). Si è spento a Roma il 6 maggio 2013.

Di seguito è stato redatto un elenco di frasi famose di Giulio Andreotti, il Divo della politica italiana

Sono di media statura, ma non vedo giganti attorno a me.

Meglio tirare a campare che tirare le cuoia.

Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia.

Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due.

A parte le guerre puniche, mi viene attribuito veramente di tutto.

Essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali.

Posso avere compiuto degli errori, non dei peccati.

In fondo, io sono postumo di me stesso.

Non bisogna mai lasciare tracce.

Si fa bene a tenere un diario; ed è utile che tanta gente lo sappia.

Il potere logora chi non ce l’ha.

La cattiveria dei buoni è pericolosissima.

A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina.

Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente.

Un punto fermo è quello della non opportuna modificabilità della costituzione.

Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch’io un terrorista.

Se conservatore vuol dire mantener intatta la propria fede, sono conservatore.

La libertà vera ha un intrinseco contenuto di moralità, irrinunciabile.

Organizzandosi, il tempo lo si trova sempre.

Ai laziali io riconosco a malapena i diritti civili.

Clericalismo: la confusione abituale tra quel che è di Cesare e quel che è di Dio.

Di De Gasperi non è neppure il caso di parlare. È tutto nella storia.

I miei amici che facevano sport sono morti da tempo.

Considero il sopravvivere una grazia di Dio.

In politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti.

Nessuna regola è infallibile. Ci sono solo errori da non commettere.

Di feste in mio onore ne riparleremo quando compirò cent’anni.

Non ero presente ai funerali di Carlo Alberto dalla Chiesa? Preferisco andare ai battesimi.

Molti giovani universitari italiani sono come un fiume in perenne piena. Sono sempre fuori corso.

Giorgio Ambrosoli? Certo era una persona che in termini romaneschi, direi, se l’andava cercando.

Ho visto nascere la Prima Repubblica, e forse anche la Seconda. Mi auguro di vedere la Terza.

In politica, meglio veder lontano o vicino? Sia i miopi che i presbiti, in politica, sono pericolosissimi.

Aldo Moro aveva il senso del partito. Era intransigente, anche insofferente. Forse era meno duttile di me.

L’umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi.

A cosa credo, oltre che a Dio? Fra l’altro, al ruolo benefico della gente senza grinta ma capace di sorridere.

Chiudo un occhio sui peccati di gola purché non si consumino con troppi generi d’importazione danneggiando la bilancia commerciale.

Accanto alla falce e al martello, Berlinguer ha molti altri strumenti di lavoro, con una carica di realismo che mi sembra notevole.

Penso che Craxi abbia legittimamente nel suo zaino un’immagine di Mitterrand e di tanto in tanto la guardi con nostalgia e speranza.

La lealtà è molto importante, perché quando si sa che di uno ci si può fidare, allora si ha un legame straordinariamente fecondo.

I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato.

Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta, grazie a Dio. Tanti miei compagni di scuola non ci sono più. Io capisco e gli altri capiscono quello che io dico.

La morte Non sono pronto. Spero di morire il più tardi possibile. Ma se dovessi morire tra un minuto so che nell’aldilà non sarei chiamato a rispondere né di Pecorelli, né della mafia. Di altre cose sì. Ma su questo ho le carte in regola.

Cosa vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole delle epigrafi sono tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma scusate, se sono tutti buoni, dov’è il cimitero dei cattivi?

Sciopero della fame della senatrice Franca Rame contro l’allargamento della base militare di Vicenza? Assicuro la gentile collega che può contare sulla mia solidarietà: tra un pasto e l’altro non prenderò cibo.

Credo non vi sia stato né vi sia un altro italiano con una rete di relazioni personali come Gianni Agnelli in tutti i continenti e negli ambienti più diversi.

Dire no alla repubblica presidenziale in Italia non significa esprimere un giudizio svalutativo sul modo di reggersi degli Stati Uniti d’America o di altri paesi.

Io distinguerei i morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discutere non hanno poi il tempo di praticarla.

Io credo che bisogna star molto attenti sia nel considerare le persone dei santi, e questo lo vedremo nell’altro mondo, sia quando si cerca di dare ad un piccolo gruppo la coda dei diavoletti, senza mai vedere veramente se poi lo sono davvero.

Nella sua semplicità popolare il cittadino non sofisticato, passando dinanzi al parlamento o ai ministeri, è talora indotto a porre il dubbio se sia proprio lì che si governi l’Italia.

La stabilità è l’obiettivo naturale per ogni espressione di potere politico ed è una finalità indispensabile per una nazione che ha conosciuto cinquanta anni fa le conseguenze nefaste di un periodo di estrema debolezza governativa, crisaiola e poco concludente.