Italo Calvino, le migliori frasi del grande scrittore

  • Commenti disabilitati su Italo Calvino, le migliori frasi del grande scrittore
  • Autori / Scrittori

Italo Calvino è stato un celebre scrittore italiano, vissuto tra il 1923 e il 1985. L’autore è stato uno degli intellettuale più importanti nel panorama culturale italiano del secondo Novecento. Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, Calvino aderì alla Resistenza italiana.

Tra le sue opere più celebri ci sono romanzi come Se una notte d’inverno un viaggiatore, Il sentiero dei nidi di ragno e Marcovaldo, solo per citare alcuni dei titoli più famosi. Nel corso della sua carriera ha firmato poesie, racconti e saggi, occupandosi dei temi più svariati sempre con grande competenza.

Ecco di seguito alcune tra le frasi più belle tratte dalle opere di Italo Calvino.

E poi non sapevo più cosa guardare e guardai il cielo.

La poesia è l’ arte di far entrare il mare in un bicchiere.

Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.

Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!

Si sa che i rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.

Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.

Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.

L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose.

La lettura è un atto necessariamente individuale, molto più dello scrivere.

Che pena. Sperare, intendo. È la pena di chi non sa rinunciare.

Cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà.

L’unico modo di fuggire alla condizione di prigioniero è capire com’è fatta la prigione.

Quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; e questo è comandare.

Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.

Anche per chi ha passato tutta la vita in mare c’è un’età in cui si sbarca.

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.

La lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due.

La fantasia è un posto dove ci piove dentro.

Nulla piace agli uomini quanto avere dei nemici e vedere se sono proprio come ci s’immagina.

I fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.

Matto forse non lo si può dire: è soltanto uno che c’è ma non sa d’esserci.

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.

Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.

Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.

Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo.

Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.

È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.

Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.

L’esperienza è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in te e che ti ha fatto diverso.

In gioventù ogni libro nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.

Contano due principî: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire.

La guerra la combatti bene soltanto dove tra le punte delle lance intravedi una bocca di donna, e tutto, le ferite il polverone l’odore dei cavalli, non ha sapore che di quel sorriso.

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.

Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile.

L’uomo porta dentro di sé le sue paure bambine per tutta la vita. Arrivare ad non avere più paura, questa è la meta ultima dell’uomo.

Quei due, così come sono, sono reciprocamente necessari. E pensò: ecco, questo modo d’essere è l’amore. E poi: l’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo.

Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.

La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme, non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un’architettura interna.