Jean Baudrillard, 17 frasi del filosofo francese

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Jean Baudrillard è stato un sociologo, filosofo e saggista francese. Attraverso le sue opere e i suoi scritti ha condotto una lunga e attenta riflessione sul consumismo e il valore del ‘sistema degli oggetti’, definendo anche il concetto di ‘Simulacro’.

Il filosofo francese è stato così uno dei più importanti pensatori dell’era post moderna. Per Baudrillard il soggetto dei tempi moderni è vittima di alienazione, ridotto a mero consumatore ossessivo delle merci che il sistema produttivo riversa sul mercato.

In questa pagina è stata stilata una raccolta delle frasi più importanti e significative di Jean Baudrillard, per meglio conoscerne il pensiero.

Se Dio esiste, non c’è bisogno di crederci. Se ci si crede, vuole dire che l’evidenza del suo esistere è morta.

Un giudizio negativo vi soddisfa ancora più di un elogio, a patto che vi si senta la gelosia.

Le cose ci scoprono nello stesso tempo in cui noi scopriamo loro.

Il nostro sentimentalismo verso le bestie è il segno sicuro del disprezzo in cui le teniamo.

Una mobilità meravigliosa, incantevole, una vivacità aerea: il gatto.

La pena di morte e la violenza penale non solo possono sparire in questa società, ma anzi devono farlo.

Correre in macchina è una forma spettacolare di amnesia. Tutto da scoprire, tutto da cancellare.

La tecnologia sta diventando lo strumento ironico di un mondo che immaginiamo nostro solo per trasformarlo e dominarlo.

Il corpo è vezzeggiato nella perversa certezza della sua inutilità, nella totale certezza della sua non resurrezione.

Il reale non è soltanto ciò che può essere riprodotto, ma ciò che è sempre già riprodotto. Iperreale.

Ogni seduzione è felina. Come se le apparenze si mettessero a funzionare da sole e a concentrarsi senza fatica.

La seduzione non si basa sul desiderio o sull’attrazione: tutto questo è volgare meccanica e fisica carnale, nulla di interessante.

Per la seduzione, infatti, il desiderio non è un fine, ma un’ipotetica posta in gioco. Anzi, più precisamente, la posta in gioco è provocare e deludere il desiderio, la cui unica verità è brillare e restare deluso.

Ciecamente sogniamo di superare la morte attraverso l’immortalità anche se da sempre l’immortalità ha rappresentato la peggiore delle condanne, il destino più terrificante.

L’amore parla molto, è un discorso. Si dichiara, e spesso culmina in questa dichiarazione in cui finisce: atto linguistico altamente ambiguo, quasi indecente.

Se tutti gli enigmi sono risolti, le stelle si spengono. Se tutto il segreto è restituito al visibile, e più che al visibile, all’evidenza oscena, se ogni illusione è restituita alla trasparenza, allora il cielo diventa indifferente alla terra.

Non possediamo più obbiettivi in cui non credere. Perché è di vitale importanza, forse ancor più che vitale, avere cose in cui non credere.