Jean Piaget, le frasi dello psicologo svizzero

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Jean Piaget è stato uno psicologo, biologo e filosofo svizzero. Nato nel 1896, lo studioso è considerato il fondatore dell’epistemologia genetica ovvero lo studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza durante lo sviluppo.

Con i suoi studi e le sue indagini, lo scienziato dimostrò che la capacità cognitiva è strettamente legata alla capacità di adattamento all’ambiente sociale e fisico.

Di seguito si riporta un elenco con alcune celebri frasi e citazioni tratte dalle opere e gli scritti di Jean Piaget.

Solo l’educazione è capace di salvare le nostre società da un possibile collasso, violento, oppure graduale.

Un aspetto colpisce nel pensiero del bambino piccolo: il soggetto afferma sempre, e non dimostra mai.

Il gioco è il lavoro dell’infanzia.

Se volete essere creativi, rimanete in parte bambini.

Sfortunatamente per la psicologia, tutti pensano di essere psicologi.

Impariamo di più quando dobbiamo inventare.

L’intelligenza non è ciò che si sa, ma ciò che si fa quando non lo si sa.

La conoscenza è sempre un’interpretazione o assimilazione.

L’esperienza precede la comprensione.

Uno può essere intelligente senza essere particolarmente logico.

Ciò che vedi cambia ciò che che conosci e ciò che conosci cambia ciò che vedi.

La conoscenza è un processo di costruzione continua.

Gli esseri umani sono creativi, inventori ed esploratori.

Equilibrio è sinonimo di attività.

La filosofia ha la sua ragione d’essere e bisogna anzi riconoscere che chi non è passato per la sua strada rimane incompleto per sempre.

L’obiettivo principale dell’educazione nelle scuole dovrebbe essere quello di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni hanno fatto.

I bambini capiscono benissimo che la prima bugia ha lo scopo di ottenere una ricompensa non meritata, mentre la seconda è una semplice esagerazione.

Non cercare scuse, evitare di accusare altre persone o circostanze è condizione necessaria per superare una mentalità infantile.

La prima morale del bambino è quella dell’obbedienza, e il primo criterio del bene è per molto tempo, per i più piccoli, la volontà dei genitori.

Ogni volta che si insegna prematuramente ad un bambino un concetto che avrebbe potuto scoprire da solo, gli si impedisce di comprenderlo a fondo.

Al momento dell’apparizione del linguaggio, il bambino si trova alle prese non più soltanto con l’universo fisico, come gli accadeva prima, ma con due nuovi mondi, d’altronde strettamente collegati tra loro: il mondo sociale e quello delle rappresentazioni interiori.