Lo chiamavano Il Signore degli Anelli. No, non è perché assomigliava al personaggio letterario di Tolkien. È perché gli anelli, quelli della ginnastica artistica, li dominava. Stiamo parlando di Jury Chechi (Prato, 11 ottobre 1969), l’atleta toscano che negli anni ’90 è stato ai vertici della ginnastica mondiale, conquistando la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta 1996, ben 32 anni dopo la vittoria di Menichelli nel corpo libero (Tokyo 1964).
Di seguito è stato stilato un elenco di frasi e dichiarazioni di Jury Chechi.
Per favore non dite che sono un superuomo: ho solo creduto in un sogno, quello di vincere.
Soddisfa di più una sconfitta pulita dove hai dato tutto, piuttosto che una vittoria ottenuta barando.
Parlare con me non è facile, perché vivo la spiritualità in modo esigente e riservato.
Ogni sogno è possibile se ci credi fino in fondo.
Da soli difficilmente ci si risolleva dalle situazioni critiche.
La voglia di arrivare e di coronare il mio sogno era talmente forte da riuscire a superare qualsiasi difficoltà.
Ho imparato con gli anni ad apprezzare l’opera dei sacerdoti. Una “scoperta” che ha seguito il mio percorso di fede.
I giudici che giudicano in mala fede sono uno schiaffo in faccia a chi si spezza tutti i giorni la schiena in palestra.
Senza l’impegno di molti preti diocesani nelle nostre città, senza i loro progetti di carità e il dono di se stessi agli altri, l’Italia sarebbe un Paese completamente diverso, e peggiore.
Mi sono avvicinato alla ginnastica per caso perché mia sorella più grande andava in palestra… Un giorno andai a prenderla con mia madre e vidi attrezzi, tappetini e gomma piuma… tutto il contesto mi colpì e dissi alla mamma che volevo provare. Il giorno dopo tornai in palestra e ci rimasi per circa 25 anni!