Montesquieu, le frasi famose del filosofo francese

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Montesquieu è stato un filosofo e pensatore politico francese, vissuto tra il 1689 e il 1755. Apparteneva ad una famiglia di illustri giuristi e dopo aver studiato in un famoso collegio francese venne indirizzato agli studi giuridici.

Tra i maggiori esponenti dell’Illuminismo francese, l’autore si interessò anche di geografia, economia, botanica e fisica. Tra le sue opere più importanti si ricordino Lettere persiane e Lo spirito delle leggi Quest’ultimo lavoro è una vera e propria enciclopedia del sapere politico e giuridico del Settecento.

In questa pagina troverete le frasi più belle tratte dalle opere e gli scritti di Montesquieu.

Mi reputerei il più felice dei mortali se potessi far sì che gli uomini guarissero dei loro pregiudizi.

Giustizia ritardata è giustizia negata.

Ci sono molte persone che considerano necessario soltanto il superfluo.

L’amore della democrazia è quello dell’uguaglianza.

Le leggi inutili indeboliscono le leggi necessarie.

Di solito coloro che hanno un grande spirito l’hanno ingenuo.

È una disgrazia non essere amati, ma è un affronto non esserlo più.

Le leggi non devono essere meno relative al principio di ogni governo che alla sua natura.

La natura dell’onore è di richiedere preferenze e distinzioni.

Bisognerebbe convincere gli uomini della felicità ch’essi ignorano, anche quando ne godono.

È assai sorprendente che le ricchezze degli ecclesiastici abbiano tratto origine dal principio di povertà.

Ho sempre visto che, per riuscire al meglio nel mondo, bisognava avere un’aria stupida, ma esser saggi.

La guerra di Spartaco fu la più legittima che mai sia stata intrapresa.

Ho la malattia di scriver libri e di vergognarmene una volta che li ho scritti.

Una prova dell’incostanza degli uomini è stata la necessità d’istituire il matrimonio.

L’ignoranza è la madre delle tradizioni.

Lodiamo le persone in proporzione alla stima ch’esse hanno per noi.

Meno si ha da riflettere, più si parla.

Omero è stato teologo soltanto per essere poeta.

La libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono.

Il governo è come tutte le cose di questo mondo: per conservarlo, bisogna amarlo.

È stato detto benissimo che se i triangoli facessero un dio, gli attribuirebbero tre lati.

Ciò che manca agli oratori in profondità, ve lo dànno in lunghezza.

Un grande impero presuppone un’autorità dispotica in colui che governa.

È indubbio che l’amore abbia un carattere diverso dall’amicizia: quest’ultima non ha mai mandato nessuno in manicomio.

È proprio della natura di una repubblica di avere soltanto un piccolo territorio: senza di ciò essa non può mantenersi.

Una costituzione può esser tale che nessuno sia costretto a fare le cose alle quali la legge non lo obbliga, e a non fare quelle che la legge permette.

Non stupisce che si provi tanta antipatia per le persone che hanno troppa considerazione di sé: non c’è gran differenza fra lo stimar molto se stessi e il disprezzare molto gli altri.

L’amore vuol ricevere quanto dà: è il più personale di tutti gli interessi: si fanno confronti e conti; la vanità è diffidente e mai abbastanza sicura.

Lo studio è stato per me il rimedio sovrano contro i dispiaceri della vita, giacché non ho mai avuto un dolore tale che non mi sia passato con un’ora di lettura.

L’amicizia è un contratto con il quale c’impegniamo a rendere piccoli favori a qualcuno perché ce li contraccambi con favori grandi.

Il grande torto dei giornalisti è di parlare solo dei libri nuovi, come se la verità fosse mai nuova. A me sembra che fino a quando non si siano letti tutti i libri antichi, non ci sia alcuna ragione di preferire i nuovi.

Il papa è il capo dei cristiani. È un vecchio idolo, che viene incensato per abitudine. Una volta incuteva paura persino ai principi; li deponeva infatti così facilmente. Ma ora non lo si teme più.

Se sapessi una cosa utile alla mia nazione ma che fosse dannosa per un’altra, non la proporrei al mio principe, poiché sono un uomo prima di essere un francese o, meglio, perché io sono necessariamente un uomo, mentre sono francese solo per combinazione.

Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, quello di eseguire le decisioni pubbliche, e quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati.

Se toccasse a me di sostenere il diritto che abbiamo avuto di rendere schiavi i negri, ecco quello che direi:
I popoli dell’Europa, avendo sterminato quelli dell’America, hanno dovuto mettere in schiavitù quelli dell’Africa onde servirsene per coltivare tante terre.