Niccolò Machiavelli, le migliori frasi del celebre scrittore e politico

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Niccolò Machiavelli è stato un celebre scrittore, filosofo e politico italiano. Nato a Firenze nel 1469, Machiavelli fu secondo cancelliere della Repubblica fiorentina dal 1498 al 1512. L’autore, dall’intelligenza acuta e sottile, è considerato come il fondatore della scienza politica moderna.

La sua celebre opera del 1513, Il Principe, espone per la prima volta il principio della ragion di stato e della concezione ciclica della storia. Altre sue opere altrettanto famose sono La mandragola e Dell’arte della guerra.

Ecco di seguito le frasi più celebri tratte dalle opere di Niccolò Machiavelli.

Il fine giustifica i mezzi.
(Attribuita a Machiavelli, sebbene non è presente in nessuno dei suoi scritti)

Gli uomini offendono o per paura, o per odio.

La guerra non si leva, ma si differisce con vantaggio d’altri.

Quello che giova al nemico nuoce a te, e quel che giova a te nuoce al nemico.

Governare è far credere.

Può la disciplina nella guerra più che il furore.

Il ministro deve morire più ricco di buona fama e di benevolenza, che di tesoro.

Le donne si sogliono con le buone parole condurre dove altri vuole.

Pertanto ad un Principe è necessario saper ben usare la bestia e l’uomo.

Nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere.

La istoria è la maestra delle azioni nostre.

Nessuna cosa essere più vana e più incostante che la moltitudine.

Li buoni esempli nascano dalla buona educazione, la buona educazione, dalle buone leggi.

Coloro che vincono, in qualunque modo vincono, mai non ne riportono vergogna.

E’ comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta.

Chi dice che egli è dura cosa l’aspettare, dice el vero.

Tutti i profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorono.

Avvezza i tuoi soldati a spregiare il vivere delicato e il vestire lussurioso.

Niuno senza invenzione fu mai grande uomo nel mestiero suo.

Difficilmente è vinto colui che sa conoscere le forze sue e quelle del nemico.

Il ministro deve essere alieno dalle rapine pubbliche, e del bene comune aumentatore.

Deve stimarsi poco vivere in una città dove possano meno le leggi che gli uomini.

Le buone leggi fanno civili i popoli.

Il ministro deve amministrare il suo grado a util pubblico, e non a sua propria utilità.

Nelle condennagioni si deve usare umanità, discrezione e misericordia.

Le provincie, ove è denaro e ordine, sono il nervo dello stato.

Consigliati, delle cose che tu dèi fare, con molti; quello che dipoi vuoi fare conferisci con pochi.

Non fu mai savio partito fare disperare gli uomini, perché chi non spera il bene non teme il male.

Dicono el vero quelli che dicono che le cattive compagnie conducono li uomini alle forche.

Comincionsi le guerre quando altri vuole, ma non quando altri vuole si finiscono.

La natura degli uomini superbi e vili è, nelle prosperità esser insolenti e nelle avversità abietti e umili.

Fondamenti essenziali di tutti gli Stati sono le buone leggi e le buone armi, e non ci possono essere buone leggi dove non ci sono le buone armi.

Meglio è vincere il nemico con la fame che col ferro, nella vittoria del quale può molto più la fortuna che la virtù.

Sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessità presenti, che colui che inganna, troverà sempre chi si lascerà ingannare.

Sopra tutto astenersi dalla roba d’altri; perché li uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del patrimonio.

Gli uomini in universale giudicano più agli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ciascuno, a sentire a’ pochi.

Ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapera allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto.

Ognuno vede quel che tu pari; pochi sentono quel che tu sei. E quelli pochi non ardiscono opporsi alla opinione di molti.

La natura de’ popoli è varia, ed è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile fermargli in quella persuasione.

Sono solamente quelle guerre giuste che sono necessarie, e quelle armi sono pietose dove non è alcuna speranza fuora di quelle.

Dove manca il timore di Dio, conviene o che quel regno rovini, o che sia sostenuto dal timore d’uno principe che sopperisca a’ difetti della religione.

Gli uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere, perché si vendicano delle leggieri offese; delle gravi non possono: sicché l’offesa che si fa all’uomo, deve essere in modo, che ella non tema la vendetta.

Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che rispettivo, perché la fortuna è donna; et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla.

Li uomini mutano volentieri signore, credendo migliorare; e questa credenza gli fa pigliare l’arme contro a quello; di che s’ingannono, perché veggono poi per esperienzia avere peggiorato.

Non v’è nulla di più difficile da realizzare, né di più incerto esito, né più pericoloso da gestire, che iniziare un nuovo ordine di cose. Perché il riformatore ha nemici tra tutti quelli che traggono profitto dal vecchio ordine, e solo dei tiepidi difensori in tutti quelli che dovrebbero trarre profitto dal nuovo.