Pier Paolo Pasolini, le frasi celebri dell’intellettuale

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Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più importanti intellettuali e artisti italiani del XX secolo. Nato a Bologna nel 1922, Pasolini fu poeta, scrittore, regista, drammaturgo e ancora giornalista, saggista, sceneggiatore e pittore.

Grande osservatore e critico dei cambiamenti della società italiana, l’autore è stato spesso al centro di numerosi scandali anche per via della sua omosessualità. Pasolini è morto il 2 novembre del 1975, assassinato in circostanze mai del tutto chiarite fino in fondo.

In questa pagina è disponibile un ricco elenco con le frasi più belle tratte dalle opere di Pier Paolo Pasolini.

Solo l’amare, solo il conoscere | conta, non l’aver amato, | non l’aver conosciuto.

Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.

Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.

Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.

Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore.

I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri.

Ciò che resta originario nell’operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo. Il corpo: ecco una terra non ancora colonizzata dal potere.

Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.

La morte non è | nel non poter comunicare | ma nel non poter più essere compresi.

Tutto si integra nell’eterno ritorno: ciò lo sanno gli umoristi, i santi e gli innocenti.

Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.

È esperienza di ogni giorno: si richiede la santità agli altri, per tenere tranquilla la coscienza, nel momento in cui ci si accorge che non sono santi. Ma nel momento in cui ci si accorge che lo sono, li si consacra. La consacrazione li discrimina, li cataloga: li rende innocui, e anche un po’ ridicoli e ufficiali.

Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c’è niente di più bello.

Un atleta ha un solo modo per realizzare pienamente la propria libertà: lottare liberamente per vincere.

Non posso tener conto della minor preparazione o capacità a comprendere quello che una proiezione vuol dire, da parte dell’uomo medio, perché in tal caso compirei un’immoralità nei confronti della libertà espressiva, non solo nei miei confronti ma anche nei confronti dello spettatore.

Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.

Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.

La borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i “figli di papà” si rivoltano contro i “papà”. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri.

La vecchia borghesia paleoindustriale sta cedendo il posto a una borghesia nuova che comprende sempre di più e più profondamente anche le classi operaie, tendendo finalmente alla identificazione di borghesia con umanità.

L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia.

La libertà sessuale è necessaria alla creazione? Sì. No. O forse sì. No, no, certamente no. Però… sì. No è meglio no. O sì? Ah, incontinenza meravigliosa!

Non illuderti: la passione non ottiene mai perdono. | Non ti perdono neanch’io, che vivo di passione.

Odiamo il conformismo degli altri perché è questo che ci trattiene dall’interessarci al nostro.

Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.

Solo parlando, manifestiamo il sapere: nel silenzio non sentiamo che un’ingenua e vergognosa avidità.

La nostra esperienza vitale resta l’esperienza di chi si rivela attraverso l’umile acquisto.

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

Nei primi anni Sessanta, a causa dell’inquinamento sono cominciate a scomparire le lucciole. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta.

I vari casi di criminalità che riempiono apocalitticamente la cronaca dei giornali e la nostra coscienza abbastanza atterrita, non sono casi: sono, evidentemente, casi estremi di un modo di essere criminale diffuso e profondo: di massa.

Strano a dirsi: è vero che i potenti sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro potere clerico-fascista, ma anche gli uomini dell’opposizione sono stati lasciati indietro dalla realtà con addosso, come una ridicola maschera, il loro progressismo e la loro tolleranza.

Non appena un uomo rappresenta – con la propria fisicità – il proprio modo di guadagnarsi il pane, suscita pietà.

Ecco laggiù qualcosa di rosso, di molto rosso, un altarino di rose, come quelli che allestiscono mani fedeli di donne vecchie, nei diseredati paesi umbri o friulani o abruzzesi, vecchie come furono vecchie le loro vecchie, volonterose a ripetersi nei secoli.

La volgarità è il momento di pieno rigoglio del conformismo.

Ognuno di noi odia nell’altro come in un lager il proprio destino.

Ognuno di noi è fisicamente la figura di un acquirente, e le nostre inquietudini sono le inquietudini di questa figura.

Anche chi partecipa alla produzione avrà sempre i caratteri del consumatore. Ritornerà sempre alle sue prime inquietudini. Al suo non appartenersi. Non è suo lo sguardo che guarda chi è presente e si esprime acquistando le sue merci.

Far degenerare le ansie dell’acquisto e della produzione in qualcosa che è la loro purezza e la loro mancanza di funzione, è la parte del poeta.

Riduzione, spirito di riduzione, è mancanza di religione: questo è il grande peccato dell’epoca dell’odio. E infatti in nessun’altra parte dell’Inferno vedrai tanta gente. Le masse, amico mio! Le masse; che hanno eletto a religione il non voler averne – senza saperlo.

La Chiesa non può che essere reazionaria: non può che essere dalla parte del Potere; non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza.

L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, | ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.