Rino Gattuso, il Ringhio del calcio italiano: 40 frasi del campione del mondo

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All’anagrafe di nome fa Gennaro Ivan, per tutti, nel mondo del calcio, è Rino Gattuso, detto Ringhio. Nato a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978, è un ex calciatore e allenatore italiano. Con indosso gli scarpini, ha avuto una carriera brillante, contraddistinta da grinta e alto temperamento. La sua storia sportiva si è legata ai colori rossoneri del Milan (1999-2012).
Con il Diavolo ha vinto una Coppa Italia, due campionati, due Supercoppe italiane, due Champions League, due Supercoppe UEFA e una Coppa del mondo per club FIFA. Nel 2006 è diventato campione del mondo con la nazionale azzurra. Dopo il ritiro ha intrapreso la carriera di allenatore.

Di seguito è stata stilata una lista di frasi di Rino Gattuso, il Ringhio del calcio italiano.

Io non vado al Mondiale per un infortunio? Piuttosto mi lego al pullman come Fantozzi.

La mia predisposizione alla fatica la considero quasi una malattia.

Se nasci quadrato, mica puoi morire tondo.

Io al Milan mi sentivo tifoso, capitano, presidente.

Io da grande volevo fare il pescatore.

Gli avversari mi odiano perché gioco con la fame addosso.

Conte sembra Al Pacino in Ogni maledetta domenica: le sue parole alla squadra hanno gasato anche me.

Kakà è un fenomeno al 100%. Se quest’anno non vince il Pallone d’oro glielo vado a comprare io.

Quando arrivai al Milan ero un mezzo scarpone, diciamo che qualcosa sono riuscito a fare.

Il Milan è patrimonio dell’Unesco, altro che Manchester City e Psg: loro sono senza storia.

Ma come so’ brutto, oh! [Ilarità generale] C’ho una moquette in faccia.

Ho finito una sola partita con la maglia asciutta. Nella Primavera del Perugia. Quel giorno avevo 38 di febbre.

Vorrei rinascere Gattuso. Se undici Gattuso giocano contro undici Montella, di sicuro non perdono.

Nedved? Lui ha un gran tiro, io una ciofeca. Io ho il vizio di gesticolare, lui di cascare.

Complimenti a Zanetti per come gioca. Io a 36 anni striscerò sui gomiti.

Mi hanno dato cinque giornate, ci mancava solo un mese di galera.

Mi dispiace, ma le donne nel calcio non le vedo molto bene. Io la penso così.

Certo che Totti, in questo momento, è il giocatore più forte del mondo.

Devo controllarmi di più. Nel derby non dovevo andare col pugno sotto la faccia di Ronaldo.

Se vinciamo il Mondiale, regalo l’intero premio della Federazione a una parrocchia.

Credo nel Signore, meno in una Chiesa che mostra troppo oro e magari c’è chi muore di fame.

Io diffidato prima della finale? Non è che mi devo mettere la fascia di Rambo e andare a beccarlo per forza, io me lo mangio il cartellino!

Dovrei essere io a pagare una società come il Milan, che mi permette di partecipare ai più grandi eventi, e non il contrario.

Io sono quello che la gente vede. Perché so bene che nella vita, come nel calcio, i palloni gonfiati fanno poca strada.

Mai chiesto autografi in vita mia. Lo avrei chiesto volentieri a Maradona, ma non ho mai avuto il piacere di incontrarlo.

A vent’anni mi sono fatto la barba in spogliatoio e non ho pulito il lavandino. Costacurta mi ha dato uno schiaffetto: “Non è casa tua, vai a pulire”. Noi nello spogliatoio facevamo rispettare le regole, manca questo ora al Milan.

Kakà mi ricorda il secchione della classe. Al primo allenamento vado per affrontarlo e mi pianta uno scatto tremendo. Penso: o ha un motore nascosto o è di un altro pianeta.

I primi mesi a Glasgow li ho trascorsi in camera, vedevo tutto il tempo Rai Uno. A 18 anni chiuso in una stanza d’albergo a guardare “Il mondo di Quark”.

Questo è il paradiso. Questo per me è un sogno che continua. (Conferenza stampa di presentazione da nuovo allenatore del Milan)

Fino a 13 anni ho giocato solo sulla spiaggia, non so tirare le punizioni e non so come si fa un assist, eppure ho vinto un Mondiale.

Come mando giù una sconfitta? Da solo, in cucina, mi preparo un panino e lo prendo a morsi come se fosse l’avversario che mi ha battuto.

Quando vedo giocare Pirlo, quando lo vedo col pallone tra i piedi, mi chiedo se io posso essere considerato davvero un calciatore.

Tutte le volte che giocavamo contro la Francia dovevo marcare Zidane. La notte prima della partita non dormivo e pregavo perché accadesse qualcosa di magico.

‎Non andrei mai alla Juventus e all’Inter: per l’amore che ho per il Milan, e per questi colori. Non mi vogliono loro e non ci andrei io.

Io so soltanto che prendo 10-15 pasticche al giorno, mia moglie mi ricorda di prendere le pasticche, solo perché amo il calcio. Prendo dei medicinali che mi fanno indurire tutti i muscoli. Non pensate male.

Sono arrivato al Milan e non si vinceva niente. Venivo dall’anno ai Rangers dove, dopo 9 scudetti consecutivi, avevamo perso il decimo all’ultima giornata. Ho pensato “Ecco qua, Crisantemo ha colpito ancora…”

Antonio Cassano? L’unica preoccupazione, semmai è a livello comportamentale… Però non mi va di parlare di queste cose, sembra che voglia portare sfiga… Non vorrei parlarne bene e poi magari tornare in albergo e scoprire che ha sfasciato tutto.

Quando la sera le barche tornavano in porto, mi intrufolavo tra gli scaricatori e li aiutavo. Da ogni secchio mi davano qualcosa, e per fine serata riuscivo a racimolare un gruzzolo di pesci e molluschi. Poi andavo a rivenderli in piazzetta, ai vecchi che giocavano a carte al bar. Il cliente più avaro era mio nonno.

Zamparini è un incompetente totale, mi chiamava in piena notte per rifare la formazione ed è ovvio che può farlo, come allenatore sono operativo 24 ore su 24. Il problema è la sua incompetenza. Non ci capisce niente, inoltre è ipocrita e cattivo.

Gli ultimi due o tre mesi ho notato cose mai viste in 13 anni di Milan. Quando c’era un allenamento alle 9,30, in molti arrivavano appena dieci minuti prima e nessuno diceva nulla.
Io arrivavo con tre quarti d’ora d’anticipo, magari per fare esercizi, massaggi o solo per prendere un caffè in tranquillità, secondo una cultura frutto di anni d’esperienza. Oppure quando c’era il pranzo all’una, certi arrivavano anche con 15 minuti di ritardo. Insomma c’era mancanza di rispetto delle regole.