Rita Levi-Montalcini, le frasi famose della grande scienziata

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Rita Levi- Montalcini è stata una neurologa e accademica italiana. Nata a Torino nel 1909, la celebre scienziata ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 per le sue ricerche sul fattore di accrescimento della fibra nervosa. Rita Levi- Montalcini è stata anche la prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia della Scienze.

Nata in una famiglia ebraica, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, la scienziata subì le persecuzioni razziali e riuscì a scampare a l’Olocausto vivendo in clandestinità a Firenze.

In questa pagina troverete alcune delle più belle e celebri frasi di Rita Levi-Montalcini che ben ne rappresentano la personalità unica e le determinazione.

Bisogna dire ai giovani quanto sono stati fortunati a nascere in questo splendido Paese che è l’Italia.

Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.

Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.

Malgrado l’età io non vivo nel passato, ma nel futuro!

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.

La mia intelligenza? Più che mediocre. I miei unici meriti sono stati impegno e ottimismo.

Nel momento in cui smetti di lavorare, sei morto.

Sono atea: non so cosa si intende per credere in Dio.

Credo nelle donne, ma non credo nei movimenti femministi.

Sono stata, in tutto, una donna fortunata. Non ho rimpianti.

Ai miei genitori devo anche la tendenza a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza.

A me nella vita è riuscito tutto facile. Le difficoltà me le sono scrollate di dosso, come acqua sulle ali di un’anatra.

A rovinare l’uomo è il servilismo, il conformismo, l’ossequio, non l’aggressività che è nell’ambiente più che dentro di noi.

Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni.

Se la memoria non ha registrato in modo indelebile un evento, è inutile e superfluo tentare di farlo rivivere attraverso la documentazione scritta.

Non le fibre nervose, ma le idee germogliavano nel mio cervello, e in modo così tumultuoso da non lasciarmi il tempo di seguire altri pensieri.

Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore. Ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi.

Sono femminista nel senso di voler ridare alle donne la dignità umana, e la capacità di utilizzare il cervello. Ma non nel senso del motto “l’utero è mio e lo gestisco io”: quella è una stupida frase, che non ha senso. Io credo che l’utero sia sì della donna, ma che il suo frutto sia anche dell’uomo che sta con lei.