Roberto Gervaso, le frasi dello scrittore italiano

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Roberto Gervaso è uno scrittore, giornalista e aforista italiano. Nato a Roma nel 1937, l’autore si è laureato in Lettere moderne con una tesi su Tommaso Campanella. Ha iniziato la carriera giornalistica a Milano nel 1960 presso il Corriere della Sera.

Insieme ad Indro Montanelli ha firmato i primi sei volumi della Storia d’Italia. Il successo dell’opera gli ha dato grande notorietà presso il grande pubblico. Oggi continua la sua carriera di giornalista ed opinionista presso diversi quotidiani.

Ecco di seguito alcune frasi e citazioni tratte dalle opere e gli scritti di Roberto Gervaso.

Donne: diavoli senza i quali la vita sarebbe un inferno.

È la routine che rende eroico il matrimonio.

L’uomo nasce cattivo, e la donna lo rende peggiore.

Le domande indiscrete sono le sole alle quali val la pena di rispondere.

Quanta gente sarebbe più seria se non si prendesse troppo sul serio.

Il sole ci dà il senso della vita; la luna, della sua precarietà.

L’ozio è il padre di quei vizi che ce lo fanno amare.

Il radical-chic è un reazionario che dà del reazionario a chi non sputa nel piatto in cui mangia.

Pluralismo: dire con parole diverse le stesse cose. Sbagliate.

Il parsimonioso si priva del superfluo; l’avaro, del necessario.

Mi fido solo dei medici che sottovalutano i miei sintomi.

La grande nemica della libertà di stampa è la consecutio temporum.

Aspettare che gli altri facciano il loro dovere è il miglior alibi per non far il nostro.

C’è chi fa debiti per necessità, chi per leggerezza, chi per vizio. Solo il primo, di solito, li paga.

Certe prediche mi fanno venir voglia di commettere i peccati che condannano.

Chi non dubita di nulla è capace di tutto.

“Chiodo scaccia chiodo”. Ma il chiodo resta.

Ci si finge modesti per farsi ancor più adulare.

Ci sono adulteri che giovano alla coppia più di qualunque fedeltà.

C’è chi piange sul latte versato, e chi si consola sorbendosi un tè.

Il Paradiso è pieno di santi che non hanno avuto abbastanza occasione di peccare.

Siamo un regime che non diventa dittatura perché corretto dall’anarchia di tutti.

Alla cintura di castità preferisco le bretelle.

Le stelle cadono senza far rumore per non svegliarci.

L’ozio non ci fa fare quelle cose che non avremmo comunque fatto.

Niente aiuta tanto a vivere quanto la paura di morire.

Si può vivere con gli altri, ma si sopravvive solo con se stessi.

C’è chi non ha mai fatto del male perché mai ne ha avuta l’occasione.

Chiediamo agli altri quelle cose che preferiremmo non fare se venissero chieste a noi.

In Italia, il modo più sicuro per conservare il proprio posto è minacciare le dimissioni.

Ci tengono compagnia più i dubbi che le certezze.

Il libertino è uno che non s’accontenta mai di se stesso.

Una coppia che si è appena innamorata è altrettanto goffa di una coppia che, non amandosi più, si rivede.

L’umorista fa il solletico alla vita per renderla meno arcigna.

Chi è sempre se stesso, o è un uomo di carattere o è un uomo senza fantasia.

Preferisco farmi domande che darmi risposte.

Chi non è padrone di sé finisce servo degli altri.

Il vento fa il solletico al cipresso, che, però, non ha alcuna voglia di ridere.

Checché se ne dica, oggi l’Italia ha più bisogno d’idraulici che di eroi, di netturbini che di santi.

D’indipendente, in Italia, c’è solo l’anarchia.

Il politico è come la donna frigida: per piacere deve fingere.

L’opinione pubblica non ha quasi mai opinioni.

L’ottimista ama la vita; il pessimista la conosce.

Più facciamo progetti, meno li realizziamo.

Il salice piange, e i miei sguardi gli asciugano le lacrime.

Il flirt sta alla passione come il fuoco d’artificio al rogo.

Ciò che mi trattiene dallo scrivere un capolavoro è il timore che me ne chiedano subito un altro.

Di tutte le forme d’orgoglio l’umiltà è la più calcolatrice.

È l’idea della pace eterna che ci toglie la pace.

Gli esami – dice Eduardo De Filippo – non finiscono mai. Ma non finiscono mai nemmeno le raccomandazioni.

I vent’anni sono più belli a quaranta che a venti.

Il coraggio è paura che ha avuto fortuna.

La malinconia è fatta di sogni che devono restare tali.

Il denaro è una maledizione quando non se ne ha abbastanza.

In politica, il tradimento è una forma d’aggiornamento.

Invidiamo gli altri più per quello che hanno che per quello che sono.

L’altruismo è un rimorso dell’egoismo.

La solitudine ci dà il piacere d’una grande compagnia: la nostra.

La timidezza è timore d’esser giudicato male.

La verginità, per fortuna, non è quasi mai una scelta.

L’altruista è uno che ha fatto male i propri conti.

Gli amici, come gli amori, non si cercano: si trovano.

L’illusione è speranza ormai svanita.

L’Italia sta in piedi perché non sa da che parte cadere.

L’uomo è un condannato a morte che ha la fortuna d’ignorare la data della propria esecuzione.

La diffidenza verso gli altri nasce anche dalla sfiducia in noi stessi.

Il plagio è un atto d’omaggio. Chi copia, ammira.

Il successo che più c’invidiano è quello che abbiamo meritato.

In amore chi più ama meno può.

La fedeltà è soprattutto mancanza di fantasia.

La fortuna è il nome che diamo al successo altrui.

La giustizia nell’aldilà rende superflua quella nell’aldiqua.

Scendere a compromessi è un modo come un altro per salire.

La pazienza è la virtù di chi ha tempo da perdere.

La ricchezza non è tutto, ma la povertà è ancora meno.

La vita è la più monotona delle avventure: finisce sempre allo stesso modo.

Le verità che tolgono la speranza è meglio tacerle.

L’uomo è buono finché gli conviene.

Mi fido solo dei medici che sbagliano le diagnosi infauste.

Nelle democrazie, i governanti raramente sono peggiori dei governati.

Chi fa l’elemosina ha sempre l’aria di vergognarsi più di chi la riceve.

Non diciamo mai la verità perché, in fondo, non la conosciamo.

Non fidarsi di nessuno è altrettanto stupido che fidarsi di tutti.

Quando una donna dice “Adesso, no” vuol dire o che siete in anticipo o che siete in ritardo.

Ricordiamo il bene che abbiamo fatto e il male che ci hanno fatto.

Se Dio è imperscrutabile nell’aldiqua perché non dovrebbe esserlo nell’aldilà?

Se il dolore fosse eterno non sarebbe più tale.

Si può fare a meno di tutto. Purché non si debba.

Spesso, la gelosia non è che un presentimento.

Tanto più rimpiangiamo la gioventù quanto più vago ne serbiamo il ricordo.

Un’amante cessa d’esser tale quando comincia a stirarci le camicie.

Una donna innamorata è capace di tutto. Esattamente come una che non lo è.

La vita è troppo bella per viverla in due.

Se il denaro non dà la felicità, neppure la toglie.

Alla giornata non si vive: si sopravvive.

Avendo poca memoria, è sempre d’accordo con l’ultimo con cui parla.

Che cattiva maestra la vita! Non c’insegna neppure a rinunciare a lei.

I teologi, non potendo spiegare Dio con la ragione, lo rendono incomprensibile con i dogmi.

Chi dice sempre la verità, non ha evidentemente altro da dire.

Chi si fida di tutti merita di esser ingannato.

L’amicizia, più che intimità, è rispetto.

L’uomo è nato per soffrire. E ci riesce benissimo.

Le coppie fedeli non sanno ciò che perdono.

La democrazia bisogna guadagnarsela; la dittatura la si merita.

La felicità è fatta di un niente che, nell’attimo in cui lo godiamo, ci sembra tutto.

La fortuna aiuta gli audaci. Fortuna permettendo.

La notte porta consiglio. A condizione che si dorma.

La tangente è la provvigione altrui.

Le nostre opinioni coincidono quasi sempre con i nostri interessi.

Si può rinunciare a tutto. Meno che al proprio egoismo.

Le promesse si possono anche fare purché, poi, si dimentichino.

Si muore bene solo per caso.

Talvolta, anche la morte può far sognare.

Non è vero che un amico si vede nel bisogno; un amico si vede sempre.

La solitudine, o ci fa ritrovare o ci fa perdere noi stessi.

Il nostro giornalismo è fatto di buoni principi e di cattivi esempi, di buone lezioni e di cattivi maestri.

Gli aggettivi: il guardaroba dei sostantivi.

Adulteri si nasce; cornuti si diventa.

L’indigenza è una povertà presentabile.

I salici mi fanno venire una gran voglia di piangere; i cipressi, di morire; i pioppi, di scrivere.

Il giornalismo che fa troppa morale è il giornalismo più immorale.

La guerra si combatte per la patria; la guerriglia, per un’altra patria.

In fondo, siamo vicini solo a noi stessi.

Tutti vogliono esser capiti, ma pochi sanno farsi capire.

Possono uccidere una democrazia più coloro che ne denunciano gli scandali che gli scandali stessi.

I morti tengono compagnia ai cipressi. O viceversa?

Il colmo per un’eminenza grigia? Essere bionda.

Far l’amore in silenzio è un modo come un altro per non farlo.

Ci sono verità che sembrano bugie, e bugie che sembrano verità.

Il pessimista sa quello che vuole; l’ottimista, neppure questo.

Ci adattiamo a tutto. Ma guai a saperlo prima!

Il paradosso è una verità controcorrente.

A me questo mondo non piace più. Se sapessi cosa mi aspetta, non esiterei a cambiare residenza.

La libertà deve essere libertà per tutti. Quando lo è solo per qualcuno non è più libertà: è tirannia.

Nessuna corda si tira all’infinito. Prima o poi si spezza e, quando la corda si spezza, lo sciacquone s’inceppa.

La verità è più facile dirla che conoscerla.

Il fascismo degli antifascisti non mi fa meno paura di quello dei fascisti.

Per amore si può anche morire. Specialmente nei brutti film e nei cattivi romanzi.

Niente mi fa perdere la pazienza più di chi ne ha troppa.

Il desiderio, qualunque desiderio, diventa una tortura quando non si è più in grado di soddisfarlo.

Libertà di pensiero? Il diritto di dire e di scrivere quello che penso e il diritto di ascoltare e di leggere quello che pensano gli altri.

La castità l’hanno praticata molti uomini illustri. Dalí, durante l’ultima intervista che fece nella sua lunga vita, mi disse che la più grande pace, la pace assoluta, era quella dei sensi.

Le caste sono sempre detestabili, ma la nostra ha due aggravanti, che esentano i cittadini non solo dal criticarla, ma anche dal rispettarla.