Jean-Paul Sartre: frasi e citazioni del filosofo esistenzialista

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Jean-Paul Sartre è stato un celebre filosofo e scrittore francese. Nato a Parigi nel 1905, l’autore è considerato uno dei massimi esponenti dell’esistenzialismo. Secondo il pensiero del filosofo francese, ogni individuo è radicalmente libero e responsabile delle proprie scelte.

Sartre, che fu a lungo legato alla filosofa e scrittrice Simone de Beauvoir, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1964. Tra i suoi romanzi più famosi spicca La nausea, opera del 1938 che si pone come una sorta di ‘diario filosofico’.

In questa pagina sono state raccolte le frasi più belle tratte dagli scritti di Jean-Paul Sartre.

Il mondo è iniquità; se lo accetti sei complice, se lo cambi sei carnefice.

A che serve arrotare un coltello tutti i giorni se non lo si usa mai per tagliare?

Anche nel democratico più liberale si può nascondere una sfumatura di antisemitismo: egli è ostile all’ebreo nella misura in cui questi osa pensarsi, appunto, ebreo.

Ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere.

Il lavoro migliore non è quello che ti costerà di più, ma quello che ti riuscirà meglio.

Non facciamo quello che vogliamo e tuttavia siamo responsabili di quel che siamo.

Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire.

La mia testa è un sabba e tu ne sei tutte le streghe.

Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole.

Sono cieco, per caso, ma prima di perdere la vista, ho guardato più di mille volte le immagini che contemplerete.

L’uomo è condannato ad essere libero.

Non credo che la felicità esista; credo che esista soltanto la gioia.

L’odio mira a trovare una libertà senza limiti di fatto, cioè a sbarazzarsi del proprio impercettibile essere-oggetti-per-l’altro e abolire la propria dimensione di alienazione. Ciò equivale a proporsi di realizzare un mondo in cui l’altro non esiste.

L’uomo è una passione inutile.

La pace non è né democratica né nazista: è la pace.

Per ottenere una verità qualunque sul mio conto, bisogna che la ricavi tramite l’altro. L’altro è indispensabile alla mia esistenza, così come alla conoscenza che io ho di me.

Qualche ora o qualche anno di attesa [della morte] è lo stesso, quando si è perduta l’illusione di essere eterno.

Non voglio essere letto perché Nobel, ma solo se il mio lavoro lo merita.

Ogni esistente nasce senza ragione, si protrae per debolezza e muore per combinazione.

Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un’impresa. Bisogna avere un’energia, una generosità, un accecamento… C’è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai piú.

La vera natura del presente si svelava: era ciò che esiste, e tutto quel che non avevo presente, non esisteva. Il passato non esisteva. Affatto. Né nelle cose e nemmeno nel mio pensiero. Certo, avevo capito da un pezzo che il mio presente mi era sfuggito. Ma fino a quel momento credevo che si fosse soltanto ritirato fuori della mia portata.

Tutto è pieno, esistenza dappertutto, densa e pesante e dolce. Ma al di là di tutta questa dolcezza, inaccessibile, vicinissimo, e, ahimè, così lontano, giovane, spietato e sereno c’è… questo rigore.

Alle tre del pomeriggio è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.

Io non so approfittare dell’occasione: vado a caso, vuoto e calmo, sotto un cielo inutilizzato.

Un anticomunista è un cane, su questo sono irremovibile e lo sarò sempre.

La separazione tra teoria e pratica ebbe come risultato di trasformare questa in un empirismo senza principi e quella in un sapere puro e cristallizzato.

L’inferno sono gli altri.

Lungi dall’essere esaurito, il marxismo è ancora giovanissimo, quasi nell’infanzia: ha appena cominciato a svilupparsi. Esso rimane dunque la filosofia del nostro tempo: è insuperabile perché le circostanze che l’hanno generato non sono ancora superate.

La società rispettabile credeva in Dio per evitare di doverne parlare.

Ma i libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profonditi infinita, la varietà, l’imprevedibilità.