Samuel Beckett, nato a Dublino il 13 aprile 1906 e spentosi a Parigi il 22 dicembre 1989, è stato uno tra gli intellettuali più influenti del Secolo Breve. Scrittore, drammaturgo, traduttore e poeta ha rappresentato l’uomo del Novecento e le sue crisi d’identità e di valori in modo originale e personale. Catalogato tra gli esponenti del Teatro dell’assurdo (etichetta coniata dal critico Martin Esslin), ha firmato molti capolavori letterari e teatrali. Il più noto rimane l’intramontabile “Aspettando Godot”.
Di seguito è stata stilata una lista di frasi famose di Samuel Beckett, il genio di Dublino.
Nasciamo tutti matti. Qualcuno lo rimane.
Il più grande dei peccati è essere nato.
Prima balla, poi pensa. È l’ordine naturale.
L’arte è pura interrogazione.
Non c’è niente di più comico dell’infelicità.
L’uomo di buona memoria nulla ricorda, perché nulla dimentica.
Che cosa so del destino dell’uomo? Potrei dirvi di più a proposito dei ravanelli.
Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono.
Ecco gli uomini! Se la prendono con la scarpa quando la colpa è del piede.
L’abitudine è una grande sordina.
Al giorno d’oggi andare in giro è un suicidio. Ma stare a casa, che cos’è stare a casa? Una dissoluzione a fuoco lento.
Non so chi sia Godot. Soprattutto non so neanche se esiste. E non so neppure se quei due che l’aspettano ci credono o no.
Aspettando Godot.
Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!
Tutte le arti si assomigliano: un tentativo per riempire gli spazi vuoti.
Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò ancora. Fallirò meglio.
La sola maniera di parlare del nulla è di parlare come se ci fosse qualcosa, come la sola maniera di parlare di Dio è di parlarne come se fosse un uomo.
La donna fiuta un fallo eretto quando dista ancora dieci chilometri e si domanda: come avrà fatto a vedermi?
Quando mi viene chiesto da quanto sono io qui, io rispondo “Un secondo…” o “Un giorno…” o “Un secolo”. Tutto dipende da che cosa io intendo per “qui…” e “io…” e “sono”
Le lacrime del mondo sono una quantità costante. Da una parte uno comincia a piangere, da un’altra parte uno smette. Lo stesso vale per il riso.